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Le epoche cambiano, mutano i valori, la società insegue nuovi ideali. Stiamo attraversando una nuova gerarchia valoriale comune in cui conta soltanto la tecnica. La cultura è un’inutile sconosciuta e, dato che non serve, è come se non esistesse, al punto che si ignora una delle risorse principali del sapere, cioè che la conoscenza delle vicende di ieri permette di dare giudizi imparziali su quanto avviene oggi. 

La cultura che insegna il valore della giustizia, che difende i diritti di tutti, che obbliga a rispettare il prossimo, non interessa più: oggi i valori che contano, insieme alla tecnica, sono la potenza, la forza e la ricchezza. Donald Trump  (foto centrale) ne è un esempio. Decide la fine della guerra in Ucraina, vuole trasformare Gaza in località di vacanze deportando i palestinesi, vuole annettere agli USA il Canada e la Groenlandia, convinto che tutto ciò sia legittimo. Decisioni che non provocano critiche e giudizi negativi, come avverrebbe se si conoscesse l’esistenza dei valori etici.  

Tra le tante dimostrazioni del valore della cultura, un esempio viene da un episodio della guerra del Peloponneso, che oppose Atene e Sparta come città egemoni. Nel 416 a.C. gli ateniesi, forti della loro potenza militare, diedero un ultimatum agli abitanti dell’isola di Melo, nelle Cicladi: o allearsi ad Atene o venire uccisi. Il rifiuto dei melii diede luogo a una punizione terribile: la distruzione della città, l’uccisione di tutti gli uomini e la deportazione come schiavi di donne e bambini. Lo racconta Tucidide (460-396 a. C.) in un passo in cui spiega che la difesa dei melii del loro diritto a restare neutrali si fondava su criteri di giustizia, mentre gli ateniesi opponevano invece ragioni strategiche, ma soprattutto negavano il valore di qualunque regola o patto che non tenesse conto della disparità di forze. Prevalse l’affermazione del diritto del più forte su qualunque criterio di giustizia e di equità. 

Le scelte di Trump verrebbero giudicate diversamente se si conoscesse l’importanza dei valori etici che stanno alla base dei rapporti tra popoli. Ma oggi non si conoscono e ci si sottomette alla razionalità tecnica, tacitando anche le dimensioni che sono poi quelle per cui un uomo è un uomo, perché “l’uomo, oltre alla razionalità, possiede anche una dimensione irrazionale, perché irrazionale è il dolore, irrazionale è l’amore, l’immaginazione, l’ideazione, la fantasia e il sogno” (Umberto Galimberti, “L’etica del viandante”). 

 

Sperangelo Bandera

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