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La mobilitazione straordinaria del territorio cremasco, lodigiano e cremonese nei confronti del canale navigabile, oggi   relegata nei libri di storia, ha rappresentato, di fatto, la vittoria di Davide contro Golia! 

Iniziata dal piccolo Comune di Moscazzano, con a capo il sindaco Bertesago e il vice Bellandi, la mobilitazione ha coinvolto una quindicina di Comuni, il Parco del Serio, il Parco dell’Adda, la Provincia di Cremona, associazioni ambientaliste, la Libera Associazione Agricoltori Cremonesi e, dopo mesi di iniziative, dibattiti, confronti sulla stampa,   l’allora ministro dell’Ambiente Ronchi che ha confermato le ragioni del no al prolungamento del canale navigabile.

Oggi, forse ricordarla, non è un semplice ricordo, ma questa rivisitazione ha anche insegnato che la mobilitazione popolare contro una grandissima speculazione politica, economica, infrastrutturale e ambientale, promossa dalla Regione Lombardia, può sempre rappresentare un’arma vincente.

Era trascorso quasi un secolo da quando la Regione  decise di risuscitare il progetto che vide la luce nel 1902 anno nel quale  erano stati elaborati alcuni progetti per un collegamento tra l’area milanese e  il Po.

La legge 1044 del 24 agosto 1941 aveva istituito il Consorzio del canale Milano-Cremona -Po ma nel corso dei decenni sono stati realizzati 14 chilometri da Cremona a Pizzighettone, dei 65 previsti.

In buona sostanza, un’opera concepita nella fase preindustriale, con un territorio non ancora  antropizzato e una fertile pianura coltivata  è stato riproposto quasi un secolo dopo in una realtà fortemente antropizzata, con terra fertile che sarebbe stata distrutta nell’illusione di poter continuare la realizzazione senza mai precisare la tipologia dei materiali trasportati.

 Ignorando il fatto che la navigazione sul fiume Po sarebbe dovuta essere calcolata per circa 150 giorni annui il che rappresentava un  parodosso  per qualsiasi business plan progettuale.

Alcuni dati progettuali…assurdi:

-il nuovo progetto prevedeva la costruzione di 7 conche d’acqua  per superare i dislivelli tra il Comune di Pizzighettone e il Comune di Trucazzano punto terminale del canale;

 Ottanta  metri circa il dislivello. L’acqua da sempre  non va in  salita: servivano delle grandi conche per superare il dislivello. Assurdo!!!!;

-il canale avrebbe interessato e distrutto, in modo irreversibile e per sempre, zone a valenza ambientale del parco del Serio e dell’Adda;

-realizzazione di ponti canali sul fiume Serio e Adda con la previsione di utilizzo del trasporto di navi lunghe 110 metri e larghe 11; il canale navigabile, con una profondità di 30 metri avrebbe distrutto il sistema irriguo  delle province di Cremona e Milano con danni enormi e irreversibili per le produzioni agricole oltre che all’ambiente naturale interessato;

-la navigazione sul fiume Po, mai evidenziata dai tecnici del Consorzio navigabile, a quei tempi era stimata da esperti in 150 giorni annui, successivamente anche diminuiti. I progettisti ipotizzarono un trasporto su acqua senza nessuna certezza di continuità nel corso dell’anno. Aspetto strategico per qualsiasi impresa; 

-non abbiamo mai capito quali fossero le realtà economiche interessate al trasporto su acqua vista anche l’incertezza della navigabilità del fiume;

-nell’anno 2020 ci furono cedimenti strutturali nella parte del canale gia costruita con importanti allagamenti di terreni. Se fosse passata una nave nel frattempoi ci sarebbe stato un disastro ambientale ed economico oltre che infrastrutturale:

-il costo della  progettazione previsto era di 2 miliardi di lire. Grandi appetiti progettuali…

Le ragioni dell’opposizione  a questa struttura, che ha coinvolto positivamente molte comunità locali, hanno portato  nell’anno 2000 il ministero del Tesoro alla scelta di sciogliere la struttura burocratica del Consorzio canale navigabile che avrebbe dovuto  sovraintendere al mega cantiere mettendo una pietra sul progetto. 

Ma……….

Il progetto potrebbe ripartire grazieall’Unione Europea che nel 2016 lo ha finanziato con 9.282.800 euro  all ’Aipo  che nel 2000 ha sostituito il disciolto Consorzio del canale che l’ha rivisto sempre nell’ottica del prolungamento Milano-Cremona-Po.

A questo punto sorge spontanea una domanda?

Nonostante la carenza oramai consolidata di acqua nel fiume Po, qualcuno ha ancora il coraggio di parlare di rilancio del canale? Siamo fuori dal mondo.

Per non parlare oggi del grave dissesto idrogeologico con la contestuale cementificazione e antropizzazione della pianura padana e tutte le gravi conseguenze sociali ed economiche del caso.

Solo riparlarne oggi è pura pazzia.

 

Aldo Bellandi

sindaco di Moscazzano

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