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  • Permesso? La disturbo un minuto per chiederle se per caso ha visto passare la sinistra. Da che parte è andata, lo sa?
  • No, mi spiace, si dice che sia da queste parti, ma nessuno sa indicare con precisione dove.
  • Peccato! Mi ero illuso di poterla trovare, guidato dal forte eco della sua indignazione e dei toni apodittici con cui si rivolge agli avversari…
  • Eh, caro, l’eco rimbomba, ma poi si disperde velocemente nell’aria, lascia tracce fugaci.
  • Sono d’accordo; per questo volevo rintracciarla, volevo parlarle…
  • Nel caso la trovasse cosa vorrebbe dirle?
  • Mah, le cose che vorrei dire sono tante, forse troppe, per questo da giorni  cerco di mettere ordine nei miei pensieri. Sa com’è, no? Troppi pensieri, magari detti alla rinfusa, rischiano di non avere l’effetto sperato, anzi, rischiano di indisporre. 
  • Cominci a dirmi il pensiero che le sembra più importante, più urgente…
  • Comincerei col dire che in una democrazia vera è fondamentale la presenza di una sinistra di tutto rispetto, non è importante che sia al governo o all’opposizione, purché ci sia.
  • Perché?
  • Perché ci vuole qualcuno che si prenda cura dei più deboli, degli emarginati e che abbia un’idea concreta della qualità di vita delle periferie e poi per contrastare l’arroganza dei potenti.
  • E le sembra che la Sinistra faccia questo?
  • No, in effetti, al di là di una demagogia scontata e prevedibile con cui si riempie la bocca, mi sembra che le fasce deboli siano sempre più deboli e che quello che un tempo veniva chiamato sottoproletariato stia acquistando dimensioni allarmanti. Per quanto riguarda  i potenti, lasciamo perdere, va…
  • Direbbe anche che i ricchi sono sempre meno numerosi e sempre più ricchi?
  • Sì, gli oligarchi non sono solo in Russia, sono anche qui da noi; ma mentre in Russia sono assoggettati alla politica, da noi avviene l’inverso, cioè condizionano la politica. Direi anche che hanno provato a cancellare il ceto medio, impedendo alla gente di sognare o, meglio, di darsi da fare per migliorare il proprio stato. In questo senso le destre l’hanno capita; alleggeriscono le tasse proprio al ceto medio.
  • Pensa che funzionerà?
  • Da un punto di vista elettorale senz’altro, in pratica si tratta di una specie di elemosina che non cambierà la qualità di vita.
  • Cos’altro direbbe a questa sinistra che pensa che basti gridare?
  • Mah, dovendo scegliere, direi che nel decennio in cui ha governato, eletta dal Quirinale e non dal popolo, non ha combinato granché e che, con questi precedenti, la cronica indignazione con cui si rivolge a chi non è in linea col suo pensiero la rende, a dir poco, improbabile; prova ne sia che insigni intellettuali che un tempo militavano nelle sue fila, come Cacciari e Rampini, ormai   parlano solo per criticarla. Nei loro giudizi sprezzanti, però, c’è tanta amarezza.
  • Beh, mi sembra che lei cominci a mettere ordine nei suoi pensieri. A questo punto le faccio io una domanda: perché la sinistra ha abbandonato le fasce sociali cui era storicamente legata?
  • Sospetto che abbia trovato più conveniente prosternarsi davanti all’establishment. 
  • Sospetto condiviso. Allora, che intenzioni ha? Vuole continuare a cercarla? Pensa che ne valga la pena?
  • Sì, senza dubbio. Non vedo alternative per il  futuro della democrazia.
  • Allora segua l’eco degli asserti indignati e inconfutabili, prima o poi la troverà, ma sarà così bravo da farsi ascoltare?  

Giuseppe Pigoli

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