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25 novembre ‘25, Giornata contro la violenza sulle donne, un atto voluto dall’alto che sa di forzato e di falso, mancando all’appello i fondamentali. E che manchino i fondamentali lo dimostrano la cronaca nera e la cronaca politica che hanno sporcato questo giorno azzerandone il significato con azioni e scelte di segno contrario, le prime agite dal basso e le seconde col sigillo alto della politica.

Il 25 novembre scorso ha registrato l’ennesimo stupro che il branco ha ‘confezionato’ con accortezza per pagarne alla giustizia il prezzo più basso. Ma è pure il giorno in cui il Governo ha fatto dietrofront sul provvedimento antistupro ’Consenso libero e attuale’, passato all’unanimità alla Camera e poi bloccato dalla destra in Senato. Ora i casi sono due. O le leggi sono fatte da chi non sa farle e votate da chi non le legge (come assolvere un Parlamento così?) o si è toccato un nervo scoperto, un sistema e un assetto sociale costruiti a misura di maschio (“sul suo inconscio e sul suo DNA atavico”, così parla il ministro della Giustizia Carlo Nordio), che dividono l’umanità in cacciatori e prede e, è certo, la caccia non prevede il consenso della preda. Chi ci governa ritiene che l’umanità sia ferma a una primitività bestiale che l’educazione e la cultura non hanno corretto perché non correggibile. Lo pensa  pure la ministra Roccella che contro ogni evidenza dichiara “L’educazione affettivo-sessuale non riduce stupri e femminicidi”. E, per restare all’oggi, c’è anche chi, come il senatore D’Anna (Forza Italia), si concede di scrivere in capo a una donna bruciata dal marito “A qualcuno la moglie piace cruda, ad altri cotta”. Prodursi in dichiarazioni siffatte tradisce un concept dell’umanità e della società e un senso delle istituzioni che spaventano.

Io segnalo una cosa semplice. Si entra in casa altrui solo dopo aver bussato. Se questo vale per le porte di legno che segnano confini precisi, certo vale pure per porte ancor più  private, da trattarsi con la massima delicatezza che implica quel consenso esplicito e libero, frutto di sintonia, complicità, intesa profonda, che non c’è inconscio o DNA atavico che non possa riconoscere come tale. Per questo riconoscimento non servono firme e, se c’è, non ci sono rischi. I problemi nascono quando manca la presa d’atto del ‘no’ (che è presa d’atto della parità uomo-donna) non solo da parte del singolo maschio,‘vittima’ suo malgrado (?) di un DNA ancestrale, ma da parte di una società intera che non ha fatto pace col femminile, a partire dalla Chiesa che se raccoglie a parole in un’unica genitorialità divina uomini e donne poi di fatto da sempre esclude dal sacro il femminile, indegno di rappresentare Dio in Terra. Ma tagliare fuori dalla sacralità la donna è condannarla a una minorità che ha in Eva il suo archetipo. Ne risulta che tutte le donne in quanto figlie sue ne assumono lo stesso destino di tentatrici al servizio delle ragioni della specie e dei bisogni di DNA atavici ma ancora attualissimi nelle menti sia di chi oggi governa corpi e anime sia di chi dal basso non si scandalizza perché condivide questa concezione oscena dell’umanità che ha le sue squallide bandiere nella pornografia e nella prostituzione.

Il 25 novembre non può salvare le donne dalla violenza se mancano i fondamentali. È solo un insulto in senso etimologico e quindi un’ ulteriore violenza alle donne. In questo caso, alla loro intelligenza. Che poi nello stesso giorno si sia confermato l’ergastolo ai rei di femminicidio è cosa che conforta le donne tanto quanto ripaga arrivare a chiudere la porta quando la stalla è già vuota.

 

Rosella Vacchelli

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