Home

Nell’omologazione politica di Cremona, mancava un ordine del giorno che rafforzasse la vischiosità che caratterizza la città. 

Illustrato da Luciano Maverik Pizzetti, il 26 maggio, i consiglieri comunali hanno approvato all’unanimità   il Manifesto della comunicazione non ostile in politica. 

Una presa di posizione generata «dagli attacchi mossi ad alcuni amministratori comunali e legati al clima di disagio e insofferenza per i molteplici gravi episodi di aggressioni e vandalismo accaduti in città».  Fatti, si legge nell’ordine del giorno, che «hanno generato un clima d’odio sfociato in attacchi verbali e minacce violente, soprattutto sui social, verso le istituzioni cittadine, in particolare verso sindaco, assessori e consiglieri». Pertanto, continua il documento «il miglior modo per combattere e arginare la violenza a cui stiamo assistendo in questi giorni non può essere quello di alimentare un clima di contrapposizione, divisione e delegittimazione di chi ricopre ruoli amministrativi, ma al contrario è necessario promuovere, attraverso un’alleanza tra istituzioni e cittadini, un fronte comune ricostruendo un clima di fiducia, rispetto e collaborazione per dare più concretezza alle azioni messe in campo dalla politica, per quanto di sua competenza».

L’ordine «non vuole avere un valore simbolico ma rappresenta un’azione concreta contro ogni forma di violenza rispetto alla quale ciascuno può dare il suo contributo» (Vittorianozanolli.it, 27 maggio).

Il manifesto della comunicazione non ostile, risale al 2017 ed è figlio di Parole O_ Stili, associazione nata l’anno precedente per ridefinire lo stile con cui le persone stanno in Rete.  Mira a diffondere l’attitudine positiva a scegliere le parole con cura e la consapevolezza che le parole sono importanti.

L’ordine del giorno sulla comunicazione non ostile arriva dopo un precedente documento, approvato una ventina di giorni fa, con quattro astenuti e una consigliera uscita dall’aula al momento della conta. 

In quell’occasione il Consiglio comunale aveva chiesto al ministro competente di inviare in città militari per presidiare la stazione ferroviaria e quella dei bus. In soldoni i consiglieri avevano sollecitato la militarizzazione di una fetta della città, espressione invisa ai puristi della comunicazione non ostile, ma corrispondente alla realtà.

 Affermare che un pubblico amministratore è un fancazzista, che ha sbagliato mestiere è comunicazione ostile se l’affermazione è documentata?  Oppure è accettabile. E sostenendo che è indolente si è promossi o bocciati?  E questo è il primo indicatore della difficoltà ad applicare il concetto approvato con il documento del 26 maggio.

Queste sono le notizie e il contesto. Ora qualche riflessione e alcuni commenti rigorosamente non ostili, in base a un giudizio personale. Idem come sopra: chi stabilisce l’oggettiva non ostilità?

Subito i complimenti al consiglio comunale per avere sollevato la questione degli hater, dei leoni di tastiera. Di coloro che scambiano la Rete e i social per una cloaca nella quale scaricare paturnie e frustrazioni. Di coloro che intendono i social uno sfogatoio per veicolare notizie false. Oppure li utilizzano come alternativa alla Magnum 44 per regolare con pallottole digitali conti personali, soprattutto di natura politica. 

Poi applausi per l’invito agli internauti ad attenersi ad un codice deontologico, ma con un rilievo che non inficia il valore teorico dell’ordine del giorno. 

Si dice: piuttosto che niente, meglio piuttosto, per giustificare qualcosa di poco impattante sulla realtà, ma non negativo.

Se questo è vero, perché il lamento ufficiale del Consiglio comunale «con firma suggellata e bulla del pontefice in Gotico-Latino» (Francesco Guccini) non è stato formalizzato prima? Perché solo ora? 

I serial killer delle chat non sono infatti sbocciati in contemporanea con la grana della sicurezza cittadina. Non sono alieni giunti a Cremona in tandem e sottobraccio con l’incapacità del Comune di trovare soluzioni adeguate e uscire dal tunnel del disagio e dal malessere provocati da violenza e vandalismi.  Se esiste il diritto di critica, i serial killer delle chat non sono i numerosi cittadini esasperati che sbroccano anche in modo focoso, ma non offensivo, per l’inadeguatezza del Comune a garantire sicurezza. 

I serial killer dei social sono un problema ubiquitario consolidato da anni e Cremona non fa eccezione. Sono poveri di spirito e di argomentazione. Sono gli ignoranti e i rozzi che infamano stupidamente sindaco e assessori e se ne fottono dell’ordine del giorno ed è il secondo limite dell’ordine del giorno. 

Anche il Manifesto della comunicazione non ostile non è una primizia di stagione e, fino a pochi giorni fa, nessun Consiglio comunale si era preoccupato di chiamarlo in causa. E l’enfasi con la quale è stato portato alla ribalta cittadina è degna di questioni strategiche più importanti e di sostanza assai maggiore.

Esso appare un atto di autodifesa di chi affonda nelle sabbie mobili e non trova il modo per uscirne. E’ il terzo punto debole, molto debole.

Induce il cattivo pensiero che sia l’estremo tentativo dello sventurato viaggiatore disperso e confuso nel deserto che titilla le corde sfilacciate dell’etica per salvarsi. Dello sprovveduto ignaro che in politica l’etica conta quanto il due di coppe quando la briscola è bastoni. Lo sa molto bene Pizzetti che l’aveva esplicitamente evocata (La Provincia, 11 aprile 2024), con scarso successo, per il rinvio della nomina dell’attuale consiglio di amministrazione di Padania Acque.

L’ordine del giorno approvato è, di fatto, moralistico.  Ma se si sale in cattedra per impartire lezioni di deontologia, il requisito per pontificare è la coerenza, che in politica – sempre lei – non è virtù, ma zavorra.  E questo è il quarto punto critico.

Con cinico pragmatismo viene da chiedere: quanti tra i votanti l’ordine del giorno per la comunicazione non ostile l’hanno sempre praticata in passato non solo sui social, ma anche sui media locali e negli interventi in pubblico? Tutti?  Dieci, come i giusti proposti da Abramo per salvare Sodoma? 

Quanti di loro possono, senza timore di smentite, impartire lezioni di coerenza? Quanti sono maestri di opportunismo? Quanti gli specialisti di alleanze spurie e innaturali?

Se a tutto questo si aggiunge la sensazione di un accenno al vittimismo, si arriva al quinto punto problematico.

Povero assessore, povero sindaco, osservazione probabilmente vera, ma in contrasto con l’immaginario popolare che considera politici e amministratori pubblici dei privilegiati e tutt’altro che vittime. Se questo aspetto del documento è sfuggito o peggio è calcolato, allora l’ordine del giorno è fuffa funzionale a pararsi i fondoschiena. Fuffa confezionata bene e impreziosita con nastro rosso. Foglia di fico per coprirsi le pudenda. 

I consiglieri comunali chiedono dialogo e confronto, ma cosa fanno per non essere contestati? Quale buon esempio danno?  Si scannano per spartirsi le poltrone, compresa quella per la presidenza del club per la salvaguardia della formica rufa. Considerano rompicoglioni i tapini che chiedono delucidazioni sul loro operato. Dovrebbero battersi per il bene comune e,invece l’hanno rottamato.

Non sono importanti le risposte, ma già porre le domande dimostra la precarietà del documento. E questo è il sesto ostacolo.

Ma il vero dubbio, il sospetto che rode è la possibilità che l’ordine del giorno sia una forma velata di censura del dissenso. È la dinamite che lo fa crollare, il settimo sigillo, l’ultimo dell’Apocalisse. Per i cinefili quello del film di Ingmar Bergman

Quali sono i criteri, i parametri che stabiliscono l’ostilità o meno di un’espressione? Chi sono i censori che decidono quelle da inserire nell’Indice delle frasi da evitare. Gli stessi soggetti destinatari del pelo e contropelo?

Tutte le critiche sono, di fatto, ostili per i bersagli dei rilievi.  Una critica dura e motivata è ostile? Una critica al rosolio è passabile?

La presunta neutralità della comunicazione non ostile non considera l’asimmetria informativa. Chi governa la città ha per alleato i media di regime che tacciono o ammortizzano le osservazioni all’establishment.  Che rendono automaticamente ostile ogni comunicazione fuori dal coro.  Che discriminano gli underdog. Un risultato eccellente per i rappresentanti delle minoranze. 

Il caos per l’appalto Saap è una cazzata dell’amministrazione comunale? Oppure questa valutazione è una comunicazione ostile?

Certo l’ordine del giorno spinge a riflettere sul significato, sul potere, sull’etica e sull’uso più meditato delle parole. Ma è anche modo raffinato di pararsi preventivamente il culo. E chissenefrega se questa illazione è una comunicazione ostile. 

 

Antonio Grassi 

L'Editoriale

In Breve

Ospite

Gruppi di Cammino, Afm Crema e Ats Valpadana

L’Amministrazione comunale di Crema, con la collaborazione dell’Ats Valpadana e dell’Azienda Farmaceutica Municipale (AFM), organizza un incontro pubblico di promozione dei ‘Gruppi di Cammino’. L’appuntamento

Leggi Tutto »

La spia rossa della Fulvia 2C

Domenica 21 luglio 1963, il papa Paolo VI, all’Angelus, disse tra l’altro: “…Vi sono dei sintomi che lasciano vedere l’orizzonte del mondo con qualche maggiore

Leggi Tutto »

Contatti

Per contattarci puoi scrivere una email all’indirizzo qui sopra riportato. Oppure compila il modulo qui a fianco.