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Gentile Direttore, come Pediatra/Neonatologo le chiedo ospitalità per sostenere le motivazioni avanzate da molti ex ambasciatori della Repubblica, a sostegno di provvedimenti da adottare nei confronti del Governo di Israele, accusato di violare i diritti umani.
Per quanto ne sappiamo gli abitanti della Striscia di Gaza ammonterebbero a 2,6 milioni (Ufficio Affari Umanitari delle Nazioni Unite). Il tasso di natalità rispetto all’Italia è quattro volte di più e in media ogni donna ha quattro figli. Ciò significa che nella Striscia nascerebbero circa 60.000 bambini all’anno ( 5.500 al mese: sono in un solo mese cinque volte di più dei nati in un intero anno presso l’Azienda Ospedaliera di Cremona).
La percentuale di prematurità in Italia è del 10%: possiamo stimare che nella Striscia in assenza di una qualsiasi forma di assistenza sanitaria sia superiore al 20%.
È presto detto: si tratta di 12.000 nati prima del termine di gravidanza in un posto dove negli ospedali (?) mancano macchine in grado di aiutare a far respirare, corrente elettrica, monitors, latte normale, figuriamoci quello speciale formulato per i prematuri, mancano antibiotici, sacche di alimentazione parenterale totale ma anche le semplici bocce di soluzione glucosata.
I neonati prematuri o sottopeso hanno pochissime o nessuna probabilità di sopravvivere.
Queste considerazioni mi inducono a sostenere convintamente la lettera che segue firmata da oltre 40 ex ambasciatori compresi quattro ambasciatori italiani rappresentanti presso la U.E.
Signora Presidente del Consiglio,ci sono momenti nella storia in cui non sono più possibili ambiguità né collocazioni intermedie. Questo momento è giunto per Gaza.  Ormai da molti mesi non ci sono più giustificazioni possibili o argomentazioni convincenti sulla condotta delle operazioni militari israeliane a Gaza. Gli esecrabili attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 non hanno più alcuna relazione, né quantitativa né qualitativa, con l’orrore perpetrato nella Striscia da Israele nei confronti della stragrande maggioranza di civili inermi, che non ha nulla a che vedere con il diritto di Israele all’autodifesa e che non è affatto improprio qualificare in termini di pulizia etnica, mentre la Corte Internazionale di Giustizia esamina gli estremi del genocidio.

Le flagranti violazioni dei diritti umani e della dignità delle persone, che non risparmiano bambini, donne, anziani, ammalati, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra, la costante inosservanza della legalità internazionale e del diritto umanitario – di cui il governo israeliano, come avviene per tutti i governi, dovrà rispondere – minano le stesse fondamenta della comunità internazionale e cancellano conquiste etiche maturate in decenni di consuetudini internazionali.

Le inaccettabili restrizioni per l’accesso umanitario a Gaza, la riduzione a livelli minimi inaccettabili, senza reali alternative, delle attività delle organizzazioni internazionali a favore di una sedicente fondazione umanitaria, stanno provocando migliaia di nuove vittime innocenti, che si aggiungono alle decine di migliaia già provocate dai massicci e indiscriminati bombardamenti israeliani in tutta la Striscia. In questi mesi abbiamo assistito a incessanti spostamenti forzati di popolazione da una parte all’altra della Striscia senza che ci fossero delle reali zone di protezione internazionale. Tutto ciò è avvenuto mentre tutte le infrastrutture di Gaza, necessarie anche solo alla sopravvivenza della popolazione, sono state sistematicamente distrutte, a cominciare dagli ospedali, per continuare con le scuole, le università, gli stessi campi profughi.

Dinanzi a tutto ciò, non servono più le dichiarazioni, pur necessarie, come quella firmata da 30 ministri degli Esteri (ed una commissaria UE) lo scorso 21 luglio, a cui l’Italia meritoriamente si è unita. Servono gesti politico-diplomatici concreti ed efficaci.

Dinanzi al ripetersi di eccidi e massacri di civili, chiediamo al Governo di adottare comportamenti conseguenti, in particolare i seguenti:

1. sospendere ogni rapporto e cooperazione, di qualunque natura, nel settore militare e della difesa con Israele;
2. sostenere in sede UE ogni iniziativa che preveda sanzioni individuali (restrizioni agli spostamenti internazionali e congelamento delle attività economico-finanziare e dei patrimoni) nei confronti dei ministri israeliani – come Smotrich e Ben G’vir – che incoraggiano e appoggiano il moltiplicarsi degli insediamenti illegali e le violenze dei coloni in Cisgiordania;
3. unirsi al consenso europeo per la sospensione temporanea dell’Accordo di associazione tra Israele e l’Unione Europea.

L’iniziativa da assumere con urgenza, di altissimo significato politico e tutt’altro che meramente simbolica, è l’immediato riconoscimento nazionale dello Stato di Palestina, in vista della Conferenza internazionale sull’attuazione della soluzione e due Stati. Chiediamo al governo di ripensarci. Questa decisione confermerebbe che da parte italiana la prospettiva di “due popoli, due Stati” non è solo uno slogan privo di senso compiuto e di qualunque credibilità, ma che si tratta di un percorso negoziale da riprendere immediatamente. Le relazioni con Israele devono essere strettamente condizionate a questa prospettiva. L’eventuale annessione in tutto o in parte dei territori palestinesi, ad esempio, dovrebbe comportare la radicale revisione delle relazioni diplomatiche con Israele.

Signora Presidente del Consiglio, i lunghi anni spesi nel servizio diplomatico, tenendo fede alla causa della pace e del dialogo, nello spirito dell’articolo 11 della Costituzione repubblicana, ci hanno spinto a rivolgerle questo appello, non potendo rimanere in silenzio e inerti dinanzi alla sistematica negazione in atto da parte del governo israeliano di tutto quello in cui abbiamo creduto e per cui abbiamo svolto la professione diplomatica.

Seguono firme degli ex Ambasciatori.

 

Carlo Poggiani

già direttore Terapia Intensiva Neonatale Azienda Ospedaliera di Cremona

L'Editoriale

Ospite

Valerio Ranieri responsabile Chirurgia generale a S.Camillo

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