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  • Report Da Ogni Fiume ad Ogni Mare

Eccomi qui a raccontare cosa è accaduto da domenica fino a ieri nel tardo pomeriggio sul lungo Po Europa a Cremona.

Tutto è iniziato da un invito sui social della @globalmovementtogazaitalia messo sulla pagina WhatsApp CESSATE IL FUOCO di Cremona domenica pomeriggio, ad aderire per il 4 settembre a una mobilitazione nazionale in sostegno alla Global Sumud Flotilla. Il luogo indicato era un qualsiasi specchio d’acqua, per simboleggiare la partenza in mare delle imbarcazioni che portano alimenti e beni di prima necessità a Gaza, e il titolo era proprio questo: “Da ogni fiume ad ogni mare”. Allora, perché non provare a farlo anche noi?
La risposta è venuta dalle 34 donne della chat: “Oh, sì dai, facciamo un flash mob sul nostro fiume”. La sera avevo già abbozzato un comunicato stampa, anche se eravamo consapevoli che era un po’ tardi per organizzare un evento in grande, non ci siamo fermate. L’importante era provarci.

Grazie all’esperienza accumulata in questi anni di attivismo, so che il primo passo è consultarsi con la Questura, e lunedì mattina, dopo aver chiesto un appuntamento, mi sono presentata alla Digos con la richiesta, trasformando, dietro loro stesso consiglio, un flash mob, che è di durata limitata, in una manifestazione con corteo di un paio d’ore.

Sarebbe stata bella la proposta arrivata da una di noi di fare una catena umana sul ponte sul Po, come unione simbolica. Purtroppo questa  idea aveva dei limiti di fattibilità a causa del traffico: sarebbero stati necessari troppi permessi, quindi abbiamo dovuto accantonarla.

Da qui ha preso corpo l’idea di percorrere il lungo fiume da un punto di partenza con un ampio parcheggio per chi veniva in auto, passando per il parco Po Europa, con una sosta all’anfiteatro (che per la nostra coalizione Cremona Cambia Musica e Movimento 5 Stelle Cremona ha un valore simbolico) per concludere sotto il ponte perché, come diceva il compianto papa Francesco, “fate ponti, non muri” e la simbologia del ponte la volevamo tenere.

È stato essenziale, per diffondere  l’idea e fare rete, cercando di coinvolgere chi ha le nostre stesse sensibilità, mettere per prima l’idea all’appartenenza. Ecco perché nel comunicato ci siamo definite in primis “donne cristiane, laiche e musulmane” e null’altro. Ecco perché ci siamo rivolti a chi ha da sempre dimostrato di creare unione, al coordinatore di Stati Generali Clima Ambiente e Salute, di cui fa parte anche la Tavola per la Pace di Cremona. Con Marco Pezzoni eravamo reduci dalla grande partecipazione di sabato scorso a Bozzolo con il tema “Gaza nostra Ostinazione” e infatti si è reso subito disponibile a darci una mano.

Il resto è stato un “benefico incendio” divampato nei nostri cuori.

Da lunedì in poi hanno continuato ad arrivare adesioni di gruppi, associazioni, realtà locali e di altre province, incluse liste politiche cittadine, sindacati ma soprattutto di cittadine/i che semplicemente si sentono empatici e vogliono restare “Umani”.

Confesso che prima di arrivare all’appuntamento di ieri alle 18 davanti alle Colonie padane avevo un po’ di incertezza. Mi sono chiesta se avevo fatto tutto il possibile per coinvolgere le persone. Le mail istituzionali, dalla Giunta alla Curia, le avevo mandate, gli appelli sui social li avevo fatti e questa volta erano usciti anche dei servizi sul giornale La Provincia e sulle tv locali. Ma poi, al dunque, spesso in passato ero rimasta delusa dalla poca partecipazione. Invece poco prima delle sei pomeridiane, oltre ai soliti visi noti ad ogni battaglia, ho visto che c’erano molte persone in più.

Presenti alla partenza anche delle pattuglie congiunte delle forze dell’ordine, alle quali mi sono presentata, ho confermato l’itinerario e li ho ringraziati alla fine per la loro preziosa assistenza.
Da quel momento in poi, ho solo lasciato fare alla spontaneità dell’essere insieme, famiglie con bambini, giovani, anziani, tante bandiere della Palestina, della pace, tanti kefiah, cartelloni, striscioni, cori pro Gaza, pro Palestina, ma anche messaggi e parole di chi ha voluto esprimere al megafono il motivo della presenza, ricordandoci che le oppressioni, le violenze e i soprusi non avvengono solo lì, non avvengono solo dal 7 ottobre 2023, ma da tanto tempo, in troppe parti del mondo, da tanti, troppi colonizzatori di tutte le epoche.

C’è stato poi un momento, quando mi sono fermata alla prima tappa presso il piccolo anfiteatro del parco di Po in cui ho preso la parola, mi sono voltata verso la fiumana di gente che stava sopraggiungendo, e non vedendone la fine, ho ripensato alle parole pronunciate a Bozzolo (non ricordo da chi) che ci incitavano a essere una “piena” di “pace” e mi si è formato un nodo in gola, mi pungevano gli occhi, perché era proprio un fiume in piena di persone quelle che vedevo. Ho voluto essere breve per dare spazio a chi sta contribuendo in modi diversi ma concreti a fare arrivare aiuto e sostegno a questo popolo.

Per me è stato importantissimo l’appello delle docenti, educatrici ed educatori per il rispetto dei diritti umani in Palestina che con un invito nato da una maestre di Brescia, guardando ai suoi bambini e immaginando quelli di Gaza, ha detto basta al silenzio, che anche la scuola prenda posizione e in meno di 48 ore, oltre 12.000 persone hanno aderito. Perché bisogna insegnare da subito alle nuove generazioni quanto siano essenziali il rispetto e la tutela dei diritti di ogni bambino, da qualsiasi parte del mondo provenga, il diritto ad avere una famiglia, una casa, la possibilità di una esistenza dignitosa.

Ma anche la voce di chi porta avanti il progetto Ghena A melody for Gaza, con un team che organizza mostre fotografiche di un giovane artista palestinese, Shadi con le struggenti foto della sua nipotina Ghena una bambina alla quale è stata negata l’infanzia.

Manifestare, ma anche “informarsi, informare e boicottare” come ci ha suggerito la rappresentante delle comunità islamiche, perché ognuno di noi può essere motore di cambiamento anche quando si fa la spesa (ci sono diverse app che segnalano i prodotti da evitare per non sostenere l’economia di uno Stato genocida).

Quanti volti che non vedevo da tempo, compagni dei miei figli adulti, amiche passate e presenti, e anche la presenza di chi come me ha sempre combattuto tante battaglie e ora ci sostiene con il suo forte ricordo.

Avrei voluto abbracciare tutti, perché se anche ci sono persone che ci dicono che non serve a nulla quello che facciamo. Io sono convinta che invece non sia così. Il primo giugno, ad un appello nazionale di solidarietà per la Palestina eravamo in tre, sedute su un lenzuolo bianco con la bandiera palestinese e delle candele accese, e poi la voglia di opporsi si è estesa, in modo esponenziale, e sicuramente ieri eravamo più di 700 persone, accorse per esprimere il loro forte dissenso, ma anche per far arrivare un gesto di solidarietà, insieme ai tanti altri che continuano ad arrivare.

Importante anche la presenza di parte della Giunta della nostra città, insieme alla rappresentanza della Camera del Lavoro con la CGIL provinciale, al rappresentante di USB che ha condiviso il messaggio di boicottaggio dei porti italiani se dovessero attaccare le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, alcuni rappresentanti dei partiti progressisti e di sinistra, M5S, AVS, PRC, PSI, i giovani dell’ARCI di Persichello, e molte delle associazioni legate al coordinamento di Stati Generali Clima Ambiente e Salute e della Tavola della Pace Cremona e Oglio Po, ancora una volta unite.

Vorrei raccontarvi ancora dei tanti splendidi messaggi che sono arrivati ancora oggi, perché in un mondo che spesso sembra andare alla deriva di un oscurantismo egoistico, colonialista dove comandano i prepotenti, vedere spiragli di luce come la mobilitazione di ieri, riaccende un po’ di speranza in chi vuole ancora provare a fare la differenza nel cercare di migliorare come può ogni angolo di mondo.

Concludo solo con uno: “Ieri a Cremona un evento ben riuscito, spontaneo e partecipato” e in attesa della loro partenza tra due giorni da tutti i portatori sani di umanità: “SUMUD … Buon Vento Flotilla!”

 

Paola Tacchini

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