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Chiude il “Fico”, locale storico, punto di ritrovo per moltissimi cremonesi e luogo di cultura. Ma il vulcanico Mario Feraboli è pronto per nuove sfide

La notizia è di quelle che fanno male e mi si perdonerà se ho deciso di farla uscire scrivendo in prima persona. Il fatto è che la notizia mi tocca da vicino e sono convinto che tocchi direttamente anche una buona fetta di Cremona. Mario Feraboli lascerà l’Antica Osteria del Fico, lo storico locale di via Guido Grandi che chiuderà a breve.

Per Mario, e indirettamente non solo per lui, si chiude un capitolo importante. La buona notizia è che Feraboli – e chi lo conosce non se ne stupirà – non si ferma. Ha in mente altro e si cimenterà in una nuova impresa, che confido ci comunichi quanto prima.

Ora, parlare del Fico e di Mario Feraboli è quasi pleonastico: in città è difficile trovare chi non conosca il locale e la persona. Ancor più difficile trovare chi non conosca almeno uno dei due, il locale o Mario stesso.

Il Fico è una sorta di istituzione, un locale che ha fatto la storia della città (esiste da secoli, e non per modo di dire) e che negli ultimi decenni, prima con la gestione di Max Contini poi con quella di Feraboli è diventato molto più di un semplice luogo dove bere un aperitivo o mangiare qualcosa. Il Fico è stato punto di ritrovo, ambiente di cultura, un locale che ha offerto una quantità enorme di eventi di grande rilievo, dalle presentazioni di libri con gli autori agli incontri letterari (la rassegna ‘Leggere è Fico’, ad esempio), dai concerti dal vivo alle serate musicali e a quelle tematiche.

Luogo di svago ma anche d’arte, letteratura, confronto, dibattito e cultura, insomma.

E a far battere il cuore del locale, da diversi anni ormai, è stato Mario Feraboli. Un “agitatore culturale” mi piace chiamarlo, forse con non troppa fantasia da parte mia. Ma Mario è una persona vivace, schietta e buona; acuta e dalla battuta pronta. Uomo di cultura e “libraio dentro” (per anni ha gestito la libreria del Convegno), tra i fondatori e i promotori del PAF, appassionato di arte, musica, letteratura.

Ti basta guardarlo una volta per capire che Mario non è una persona che scorderai facilmente. Se ci parli, poi, ne hai la certezza. Gli occhi vispi e profondi, la barba talvolta lunga e incolta, talvolta corta, talvolta ridotta al baffo sbarazzino. Ma soprattutto il sorriso. Mai una volta che mi sia capitato di vederlo senza quel sorriso contagioso e sincero.

Non sono stato assiduo frequentatore del locale negli ultimi anni, ma tutte le volte che sono stato al Fico ho avuto sempre netta l’impressione di trovarmi a casa. In un luogo rilassato e rilassante, dove ognuno può essere realmente se stesso. Merito dell’atmosfera che Mario ha saputo creare e nutrire con la sua debordante (ma mai invasiva) personalità.

Da Mario ho presentato il mio primo libro e, insieme ad altri autori, un’antologia di racconti e ogni volta è stato un divertimento. Sì, un divertimento anche per me, che trovo arduo parlare in pubblico, trovarmi al centro dell’attenzione. Eppure, da Mario non ho percepito nemmeno un alito di ansia. Perché è stato come essere a casa sua, insieme ad amici a chiacchierare di libri.

E questo vuole dire tanto. Vuole dire che Mario sa metterti a tuo agio con la grazia e la gentilezza che è propria delle persone profonde, che non hanno niente da dimostrare e che quello che fanno lo fanno con il cuore.

Anche per questo auguro a Mario tutto il bene possibile. Gli auguro di “spostare” la sua casa e tenerla aperta. Perché a fare una casa non sono i muri o le suppellettili, ma le persone. E Mario, come dicono gli americani, è “larger than life”.

E lo farà, lo farà bene. Ne sono certo.

 

Federico Centenari

cremonalibera.it

Nella foto centrale Mario Feraboli e l’Antica Osteria del Fico

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