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In Italia, la provincia di Cremona è al secondo posto per l’usura e all’undicesimo per  lo sfruttamento della prostituzione e pornografia minorile.  I numeri sono della Banca dati interforze del dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, elaborati dal Sole24ore, pubblicati il 16 settembre scorso e proposti, lo stesso giorno, anche da Cremonaoggi

Si presume che, almeno i politici e i pubblici amministratori, siano informati di questa situazione.

In modo sbrigativo e superficiale si potrebbe sostenere che oltre ad essere il territorio dei violini, del torrone e della cosmesi, il nostro sia anche quella degli strozzini, dei puttanieri, dei magnaccia e dei pedofili. 

Usura, prostituzione e pornografia minorile non godono di grande visibilità mediatica. Le notizie che riguardano questi argomenti hanno vita breve.  Vengono puntualmente pubblicate, in alcuni casi anche con rilievo, ma poche volte sono riprese nei giorni e nelle settimane successive. Raramente sono analizzate e approfondite. Quasi mai diventano materia di discussione politica e sociale. Mai sono motivo d’inchieste giornalistiche.  

L’usura non infiamma il dibattito. Le stesse vittime hanno difficoltà a denunciarla. Il numero dei  casi  potrebbe essere superiore al dato ufficiale. Devastante per l’usurato e la propria famiglia, il reato non viene percepito altrettanto distruttivo per le conseguenze sociali che innesca.  

L’usura intacca il patrimonio delle vittime, influisce sul loro comportamento, incide sul funzionamento delle attività svolte. 

L’usura è Vite strozzate e mai titolo di un film fu tanto azzeccato. 

L’usura è riciclo di denaro, ricatto, estorsione, schiavizzazione di ludopatici. Molto altro. Crimine dalle tante sfaccettature, difficile da inquadrare, non è reato esclusivo di delinquenti incalliti e organizzati.  Praticano l’usura anche qualche stimato e inappuntabile professionista. Qualche gentile e insospettabile commerciante. Qualche affabile ed educato conoscente.  Qualche timoroso di Dio e il baciapile seriale.  Non manca L’amico di famiglia, usuraio raccontato da Paolo Sorrentino nella pellicola omonima.  

Pochi invece i cravattari tra gli immigrati regolari e clandestini. E, forse, è per questo motivo che l’usura non risulta nella top five dei cavalli di battaglia durante le arringhe politiche in piazza e nei pallosi talk show televisivi.

L’usura è un segnale di distopia del sistema. Meno eclatante delle aggressioni e dei pestaggi. Dei vandalismi e delle barbarie metropolitane. 

L’usura è subdola.  E’ fiume carsico che si vede quando emerge dal sottosuolo, per poi scomparire quando ritorna nelle viscere della terra. L’usura è vergogna. E’ abuso delle difficoltà altrui.

L’usura è terreno minato.  Può riservare sorprese poco gradite alla città, alla politica. All’immagine del territorio.

Viene più semplice, utile e indolore rimuoverla dai media e dai social dal confronto pubblico.  E così succede. 

Cremona e provincia sono al secondo posto in Italia per questo reato. Pochi lo immaginavano e se qualcuno lo sapeva non l’ha riferito.  Pensare che nel territorio abbondino i sepolcri imbiancati non è fuori luogo. Tinteggiati a regola d’arte, sono trompe-l’œil che distorcono la realtà. 

In provincia in generale, e in quella di Cremona in particolare, vale sempre l’avvertimento di lasciare stare il can che dorme e l’usura è molto di più di un mastino sonnacchioso.

 Sono passati oltre due mesi dagli articoli del Sole 24 ore e di Cremonaoggi. L’usura è già ritornata nel sottosuolo. Cenerentola nel sottoscala. 

Per sfruttamento della prostituzione, quasi sempre s’intende quella femminile, difficilmente quella maschile. E anche le statistiche non distinguono le mignotte dai mignotti. La parità di genere va a farsi fottere, ma non è uno scandalo se si considera il tema trattato. E comunque oggi è entrato nell’uso comune identificare chi esercita questa professione come escort. Politicamente corretto, il termine non migliora la situazione delle donne sfruttate e non attenua le colpe di coloro che le sfruttano. 

E non è sufficiente la favola patinata di Pretty woman e la simpatia di Julia Roberts  e il figo di mezza età buono e bono di Richard Gere per riscattare qualcosa che non può essere riscattato. 

E’ allarmante e non da sottovalutare la presenza della provincia di Cremona tra le peggiori  per lo sfruttamento della prostituzione. Reato che ne genera altri.  

Una statistica sulla qualità della vita pubblicata da Italia oggi il 18 novembre scorso e realizzata con la collaborazione dell’università Sapienza di Roma, è impietosa. Per questo reato Cremona e provincia risultano al 93esimo posto sulle 107  province testate, con una aumento significativo, rispetto all’anno precedente, di reati legati alla prostituzione stessa. Questi numeri non sono un buon viatico per tutti coloro che credono e si battono contro la violenza sulle donne. Dati che impongono una riflessione approfondita sulle azioni da intraprendere per arginare una deriva che in tanti si erano illusi fosse stata rallentata. 

Il  25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è un’occasione – non l’unica –  per riflettere su questa situazione.

Le manifestazioni per celebrare questa ricorrenza sono molte e il trend delle vittime che si rivolgono ai centri antiviolenza è in crescita.  

«A Cremona sono 88 le donne che, nei primi 10 mesi dell’anno, si sono rivolte all’associazione Aida (Associazione Incontro Donne Antiviolenza) per chiedere aiuto, a fronte di situazioni drammatiche di violenza fisica, psicologica, economica. Numeri in forte aumento: basti pensare che erano state 89 in tutto il 2023». (Cremonaoggi 23 novembre).

«A Crema– riferisce Emanuela Nichetti, assessore alle pari opportunità del Comune di Crema –quest’anno un centinaio di donne hanno chiamato l’Associazione donne contro la violenza.  Non tutte poi sono state prese in carico. Attualmente sono 94 quelle che seguono percorso indicato dall’associazione. Il trend è in crescita. La sensibilizzazione a denunciare gli abusi e le violenze  funziona».

Qualcosa si muove, ma non basta per spostare la montagna.

Sulla pornografia con il coinvolgimento dei minori sono lacrime e dolore. 

La classifica del Sole24 ore non lascia spazio all’ottimismo. Come per l’usura i numeri potrebbero essere inferiori alla realtà. Aggiungere qualcosa e commentare sarebbe pleonastico. Mentre non è mai abbastanza ricordare che spesso l’insidia si trova tra le persone gratificate con il diploma di spiccata moralità. Non è mai abbastanza ricordare che spesso l’insidia si nasconde anche tra gli educatori. Tra gli unti del Signore.

Non è mai abbastanza ricordare la vicenda del prete cremasco che tutti credevano seduto alla destra del Padre e finito in carcere per reati attinenti alla pedofilia.

Queste statistiche non giovano all’immagine del nostro territorio, ma un lato positivo lo contengono. Possono fungere da stimolo per risalire le posizioni negative. Per  diventare solamente la provincia  dei violini, del torrone, della cosmesi.   

Strozzini, magnaccia, puttanieri e pedofili non si possono azzerare, ma cercare di contrastarli non è impossibile. E provarci non è disdicevole. E la politica può aiutare nell’impresa.

 

Antonio Grassi

  

 

 

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