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Pubblichiamo l’intervento di Renata Patria, Cittadina Cremonese Benemerita, pronunciato alla presentazione dell’Annuario degli ex alunni del liceo classico Daniele Manin del 2022.

Altro anno di incertezze, il 2022, ma anche di buone riprese, nel quale è stato di stimolo, tra i numerosi anniversari che lo hanno punteggiato, prendere spunti e ispirazione dai due che sono parsi particolarmente significativi anche ai giorni nostri per temi o per situazioni in qualche modo correlabili alla nostra città e alla sua storia: il 2240° anniversario della fondazione di Cremona e il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, uno tra i più importanti intellettuali del Novecento, attivo in più ambiti, dalla poesia alla narrativa, al cinema, la cui vita, che si è estesa dal 1922 al 1975, ha attraversato numerosi eventi storici e ha visto anche un periodo di permanenza nella nostra città, dove egli ha frequentato il Liceo-ginnasio “D. Manin”. 

Per questo l’Associazione ex alunni, con la collaborazione della delegazione cremonese dell’AICC (Associazione Italiana di Cultura Classica) e con il Liceo-ginnasio “D. Manin” ha elaborato per il periodo maggio/ottobre 2022 un progetto intitolato “Pasolini e dintorni. Un percorso tra eventi storici, creatività artistica e letteraria, indagine critica sullo sfondo di significativi anniversari”, dedicato, come detto, a Cremona nell’anniversario della sua fondazione e inserito nel programma di ‘Cultura Partecipata per la città 2022’ del Comune: ciò nella convinzione della importanza di una collaborazione – già ampiamente e felicemente sperimentata negli anni passati – tra pubblico e privato, particolarmente significativa in un’occasione così culturalmente importante.  Gli incontri, a cui riserviamo una sezione dedicata, si sono articolati attorno a un libro molto interessante recentemente uscito, P.P.P.- Le piccole Patrie di Pasolini, di cui è autore il cremonese Alessandro Gnocchi, dottore di ricerca in Letteratura e giornalista, che, come si legge nel risvolto di copertina, racconta Pasolini in modo nuovo, conducendo l’ascoltatore in un viaggio tra le sue “Piccole Patrie” e facendo luce su un passaggio poco noto della sua vita, l’adolescenza a Cremona, tra il 1932 e il 1935, che l’ha visto studente maniniano. Da qui il viaggio prosegue nelle altre sue “Piccole Patrie”, Bologna e Casarsa, per terminare nelle province della Bassa, tra Pavia, Lodi e Milano, alla ricerca delle tracce da lui lasciate in quei luoghi: l’incontro con grandi maestri, Roberto Longhi e Gianfranco Contini, la scoperta del friulano, la stagione della politica e dell’autonomismo, le prime opere poetiche, esaminate da Gnocchi con attenzione filologica.

Tutt’attorno si è dipanato un ricco programma che, se nella dedicazione all’anniversario della fondazione di Cremona ha voluto essere un richiamo alle nostre radici storiche, è proseguito poi aprendosi sul Novecento  – il tempo appunto di Pasolini – e sugli eventi che l’hanno caratterizzato, condensato acutamente dallo storico Gian Carlo Corada, mentre uno degli aspetti più singolari dell’opera pasoliniana, le presenze musicali nella sua filmografia, è stato analizzato in un ricco studio (che pubblichiamo) dal musicista e compositore Federico Mantovani,  lasciando poi a due noti studiosi, Claudio Vela e Giorgio Panizza, di concentrarsi sul Novecento letterario: il primo -Vela – partendo da un altro significativo anniversario, quello del critico Dante Isella, che ha offerto nuovi spunti all’indagine critica della letteratura novecentesca sottolineando, nello stesso tempo, l’impossibilità di dedicarvisi senza ripercorrere e riferirsi alle sue origini, e il secondo – Panizza – prendendo le mosse dalle posizioni azioniste di  un altro critico di grande spessore, Carlo Dionisotti.

  Proprio l’invito a non perder mai di vista le origini della nostra cultura e della nostra civiltà in una connessione ideale tra passato e presente – nella consapevolezza delle differenze ma anche di quanto costituisce continuità ed irrinunciabile eredità – si sposa con quanto abbiamo sempre sostenuto, ogni volta che abbiamo cercato di lasciare un messaggio ai giovani, e non solo a quelli di questa Scuola: e in questo punto fermo si iscrive anche la celebrazione della II Giornata Mondiale della Lingua latina, voluta da AICC e illustrata dal prezioso contributo di Francesca Scotti, che qui pubblichiamo. Contestualmente, abbiamo voluto porre attenzione a quello sguardo significativo che Pasolini rivolge alla nostra città, recuperata nella memoria come un luogo del cuore. Piccola città che, benché possa sembrare, o essere sembrata a qualcuno ‘addormentata’, in realtà non lo è affatto; è anzi viva nella sua presenza storica, nelle sue tradizioni, nei personaggi che l’hanno abitata e, in tempi turbolenti, sono stati concreto sostegno ed esempio con la loro opera di pace, come lo fu, nel Medioevo, Omobono Tucenghi, laico di grande fede e di attenta cura per le criticità della società del suo tempo: realtà che possono anche assumere una portata universale, al di là dello stretto connotato storico e dei suoi specifici contenuti. Come dire: la storia insegna sempre. Basta saperla ascoltare. E’, diceva Tucidide, Κκτήμα είς άιεi, un possesso per sempre. Insegna anche quella, lontana, della nostra città, dedotta come colonia latina insieme con Piacenza nel 218 a. C. come baluardo contro le incursioni che venivano d’Oltralpe nelle terre conquistate dai Romani nella loro propulsione espansiva. Colonia-baluardo, capace di far fronte alle resistenze incontrate sul territorio; fiorente, come Tacito e altre fonti ci raccontano,  grazie alla fertilità del terreno, alla vicinanza dei fiumi e alle parentele strette con i confinanti, divenuta tuttavia teatro della serrata lotta tra Vespasiano e Vitellio (che la città sosteneva e che uscì sconfitto dal conflitto) nel cosiddetto anno dei quattro imperatori, e, pur distrutta radicalmente, capace di quella che oggi sarebbe definita (con forse abusato termine) ‘resilienza’ grazie alla volontà di ripresa dei suoi abitanti,  con l’aiuto, certo, dei municipia romani e dello stesso Vespasiano. 

C’è da chiedersi: che di lì provengano le radici del carattere solido del ‘cremonese’, che si piega ma non si spezza, come le ‘canne al vento’ di Grazia Deledda?

Certo il percorso della città, nel tempo, è stato ricco, articolato, si è dipanato tra luci e ombre,  ma ha i suoi punti fermi attestati nelle strade che, nella toponomastica, portano i segni della sua passata produttività; nei mirabili monumenti, che stanno a testimoniar momenti cruciali della sua storia, racchiudendo in sé la bellezza dell’arte e la luce dell’intelletto, come questo antico edificio che ospitò i Gesuiti e fu nobile centro di studi, nella loro complessità e ricchezza: quella che ancora può essere stimolo e guida per i nostri giovani in tempi in cui tende a sdoganarsi un pericoloso pressapochismo. Perché il futuro è affidato alle nuove generazioni, alla loro preparazione, che dev’essere seria, alla loro onestà e anche al loro buon senso.

 

Renata Patria

 

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