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E’ probabile che nella palazzina ospedaliera della Direzione Generale nessuno abbia letto il divertente e tragico articolo di Octopus sui tempi di attesa per prestazioni sanitarie nel nostro territorio. Peccato, magari qualcuno avrebbe potuto illustrarci in che direzione sta andando la Sanità pubblica (non solo quella ospedaliera) e magari spiegarci i motivi per i quali ci stiamo dirigendo a tutta forza verso la Sanità privata, ovviamente per chi se lo può permettere. In effetti, dopo decenni di de-finanziamento e di “aziendalizzazione” della Sanità pubblica, la china scivolosa alla quale alcuni (e tra loro la maggior parte degli operatori sanitari) hanno tentato vanamente di opporsi è ormai diventata ripidissima e porta ad una sola conclusione: se hai i soldi ti potremo curare, se non li hai arrangiati.  Anche perchè il finanziamento proposto dall’attuale Governo per sopperire alle grandi difficoltà del SSN (2-3 miliardi di euro nella prossima Legge di Bilancio) appare del tutto insufficiente a invertire la rotta e difficilmente si potrà ottenere di più, vista anche la congiuntura attuale e un debito pubblico inarrestabile.

Solo per spiegare meglio il momento che la nostra Sanità sta vivendo, vale la pena di segnalare che la spesa sanitaria italiana pro capite  è meno della metà di quella della Germania. Certo non è solo una questione di soldi e il riferimento alla “aziendalizzazione” non è casuale, visto che questo termine sta semplicemente a significare il potere assoluto sulle scelte sanitarie da parte dei vertici delle politiche regionali e quindi la loro responsabilità diretta nei confronti del difficile presente che stiamo vivendo e del futuro che saremo costretti a subire.

Appare quindi conseguente con le scelte passate la decisione di demolire un ospedale perfettamente funzionante per costruirne un altro appena di fianco, per una spesa teorica (ma si sa come vanno le cose qui da noi, alla fine) di almeno mezzo miliardo. Da un lato un ministero della Salute che sta faticando non poco a trovare 2 miliardi per tenere a galla un Sistema Sanitario Nazionale con l’acqua alla gola, dall’altro ci permettiamo di impiegare mezzo miliardo (un quarto della somma disponibile per la Sanità a livello nazionale) per distruggere una struttura che funziona e per avere un ospedale “più bello e più superbo che pria” come ha appena dichiarato l’attuale Direzione Generale.

Sembra veramente di vedere Nerone che suona la lira vedendo Roma bruciare. Con la differenza che l’Impero Romano i soldi li aveva, a noi tra poco non resteranno neppure i fazzoletti per asciugare le lacrime. E poi Nerone ci mise la faccia, i nostri ci mettono i soldi delle nostre tasse che, detto sommessamente, qualcuno non sa proprio di cosa si tratta. Magari anche quelli che sostengono lo spreco di pubblico denaro per la costruzione di un inutile ospedale.

 

Pietro Cavalli

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