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In questi giorni campeggia sui giornali locali la notizia che A2A ha progettato il primo data center per restituire calore alla rete urbana del teleriscaldamento. «Un asset per la decarbonizzazione urbana, con il teleriscaldamento 4.0, le reti diventano sistemi intelligenti, capaci di accelerare l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. In quest’ottica Brescia si conferma un modello, non solo nazionale». Così l’amministratore delegato di A2A.

Negli stessi giorni un’altra notizia, molto più importante, non veniva riportata con la stessa enfasi.
In un arido comunicato del 3 giugno scorso A2A annuncia di aver avviato un programma di acquisto di azioni proprie di 313 milioni pari al 10% del capitale sociale. La durata di questo programma (buyback) sarà di 18 mesi. Lo scopo di questo acquisto sarebbe per la società quello di dare attuazione ad un piano di azionariato diffuso denominato A2A life sharing e perseguire i progetti industriali coerenti con le linee strategiche che la società intende perseguire.

Successivamente A2A ha reso noto di aver avviato l’acquisto di 1 milione di azioni proprie al prezzo di 2,3 euro l’una per un controvalore di 2.342.000 euro. Perché utilizzare queste risorse per comprare azioni della tua medesima azienda? Perché fare come Enel, TotalEnergies, BNP Paribas e Unilever in Europa? Apple o Microsoft in Usa? avanposti della finanziarizzazione dell’economia?

Quando una società acquista azioni proprie e destina una parte della liquidità aziendale per ricomprarsele dal mercato mostra certamente salute (tradizionalmente intesa), ma sottrae risorse agli investimenti (ambiente ed occupazione) dirottandole verso la finanza. Così si dimostra un utilizzo inefficiente del capitale per la crescita e l’innovazione.

Perché sottrarre investimenti allo sviluppo sostenibile che crea inoltre occupazione e sviluppo? A2A che ha raddoppiato il proprio valore grazie alla crisi del gas vuole continuare sulla strada della rendita di posizione monopolista? Sembra di sì purtroppo.

 

Dario Balotta

Europa Verde

 

L'Editoriale

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