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Perché siamo a Sesto Cremonese questa sera? Oggi ci troviamo di fronte a una crisi ambientale e sociale che non possiamo più ignorare. Gli allevamenti intensivi e le colture intensive sono pratiche che non solo danneggiano il nostro ecosistema, ma anche la nostra salute e il benessere degli animali. Questi sistemi produttivi, pensati per massimizzare i profitti, scaricano enormi quantità di rifiuti nelle nostre terre e acque, contribuendo all’inquinamento e al degrado del suolo. Da qui la creazione sul territorio padano, specialmente nella provincia di Cremona, di quasi 200 impianti di biogas/biometano.
In molte aree, come quelle colpite dall’ex raffineria Tamoil, le falde acquifere sono compromesse, il che rende l’acqua potabile un bene sempre più raro, così come gli sversamenti industriali o zootecnici nei fossi e nelle rogge, insieme ai fanghi e gessi di defecazione.

La presenza a Cremona in zona San Rocco di un inceneritore obsoleto con annesso impianto di biomasse legnose rappresenta un ulteriore rischio, poiché emettono sostanze tossiche che inquinano l’aria che respiriamo e aumentano la percentuale di anidride carbonica che danneggia l’ozono.

È fondamentale riconoscere che queste situazioni non sono inevitabili, ma frutto di scelte politiche ed economiche sbagliate.
Dobbiamo prenderne coscienza e stimolare la gente a ribellarsi, e questo è un compito che richiede consapevolezza e informazione. Dobbiamo educare le persone sui danni causati da queste pratiche e sulle alternative sostenibili disponibili. La mobilitazione può avvenire tramite campagne di sensibilizzazione, eventi pubblici e collaborazioni con organizzazioni ambientaliste. Ma dovrebbero tutelarci anche i nostri amministratori comunali, gli enti preposti come ARPA e ATS, con appropriati studi epidemiologici.

È importante far capire che ogni voce conta e che il cambiamento è possibile solo se ci uniamo per rivendicare i nostri diritti e il nostro futuro.

Insieme, possiamo costruire un comitato che non solo si opponga a queste ingiustizie, ma che proponga anche soluzioni pratiche e sostenibili. Dobbiamo incoraggiare l’agricoltura biologica, il rispetto per gli animali e la tutela delle risorse naturali. La nostra salute e quella del pianeta dipendono dalle scelte che facciamo oggi. È tempo di agire, di ribellarci contro un sistema che ci sta avvelenando e di lottare per un futuro migliore, soprattutto qui in pianura Padana, soprattutto nella nostra provincia di Cremona.

Il neo comitato di Casanova ha dato la parola al ‘mitico’ Luigi Lipara che ha raccontato in modo completo ma sintetico tutto l’anno di battaglia del comitato BiometaNo di cui lui è il presidente. Lipara ha anche rimarcato l’importanza di avere accanto ai cittadini i sindaci del loro territorio. Apprezzata, quindi, in sala la presenza del sindaco di Sesto Carlo Vezzini, il quale ha dato parere sfavorevole alla richiesta di ampliamento dell’impianto di biogas di Casanova del Morbasco che Agripower vorrebbe ingrandire e trasformare in impianto di biometano.

A spiegare meglio la situazione da un punto di vista legislativo (dopo 15 anni gli impianti vanno dismessi, e guarda caso, quello in questione è proprio del 2010…), ma soprattutto dell’impatto sulla nostra salute, è stata la preparatissima Maria Grazia Bonfante, ex sindaca di Vescovato, ma soprattutto collante prezioso, grazie alla sua competenza, di tutti i comitati contro ogni nuova possibilità di incrementare la nostra già drammatica situazione ambientale. Basta andare a guardare la pagina facebook di Salviamo il Paesaggio Cremonese, Cremasco, Casalasco

Infine hanno preso la parola Stefano Carlino, del comitato di Picenengo che si sta opponendo alla realizzazione di un gigantesco polo logistico e commerciale, Giovanna Bonetti, presidente del Comitato di Quartiere Cavatigozzi, che vivono in una zona inglobata dal polo siderurgico, che ha solo recentemente visto lo svuotamento del parco rottami di via Acquaviva (spostato in un’area vicina, ma più distante dalle abitazioni) con una situazione di grande disagio per chi viene costretto a svendere casa per cercare di vivere in un luogo meno inquinato.

Anche Legambiente, rappresentata da Giovanna Perrotta, si è espressa. Fondamentalmente non contraria agli impianti di biogas, finalmente ha ammesso che la nostra provincia ne è già satura e ha dato parere sfavorevole come ha già fatto su richiesta del Comitato BiometaNO di Gerre de’ Caprioli (addirittura 7 impianti nell’area limitrofa a Sesto ed Uniti).

L’invito finale è stato rivolto a tutti: fare rete, unirsi, non avere paura di essere semplici cittadini che si mettono contro gigantesche multiutility come A2A, per poter ottenere il giusto risultato, cioè il diritto di vivere in un ambiente meno inquinato.

È giusto dialogare con qualsiasi forza politica, (presente all’assemblea, oltre un nutrito gruppo della nostra coalizione anche il consigliere di minoranza di Cremona Matteo Carotti di FdI) con il sindaco, provincia, ATS e ARPS anche perché l’inquinamento non si vede, a volte si sente con l’olfatto o con l’udito, ma di sicuro ci avvelena tutti, a prescindere dall’appartenenza politica. E i più fragili sono gli anziani e i nostri figli.

 

Paola Tacchini

L'Editoriale

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