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La discesa della politica agli inferi è avvilente. E forse inarrestabile.  Il logoramento della democrazia rappresentativa, ridimensionata dalla partecipazione diretta, frutto della rivoluzione digitale, è palese. E preoccupante.

«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli» (Umberto Eco).

La marginalizzazione dei partiti, sciolti nell’acido della società liquida è innegabile. E sconfortante. 

Resta immutata l’ossessione-necessità delle segreterie politiche di nominare consigli di amministrazione delle partecipate. Ma anche di presidenze di enti, fondazioni e associazioni pubbliche, comprese gli Amici della lippa, il Gruppo per la rinaturalizzazione delle zone umide e quello per la protezione del mignattino piombato

È lo ius primae noctis   del feudatario, che si appropria di un diritto altrui. È l’arroganza dei partiti che espropria i sindaci-soci della facoltà di indicare i nomi dei candidati ai vertici delle società per azioni di proprietà dei Comuni. È la sfrontatezza di imporre scelte decise dalle proprie segreterie politiche, senza fornire agli azionisti alternative o margini di modifica. 

È la scarsa considerazione verso i sindaci, che diventa indifferenza per quelli civici, zombi privi di patria, tessera di partito e passaporto e nessuna voce in capitolo.

Non tutte le sedie hanno lo stesso valore per chi le propone e chi le occupa.  Non tutte le nomine sono da criticare. Non tutti i presidenti e i consiglieri sono seduti sullo scranno per essere risarciti di una trombatura elettorale inaspettata. 

Non per tutti, una poltrona pubblica è l’alternativa alla disoccupazione, dopo 25 anni di onorevole attività di galoppino e megafono acritico del partito. Non per tutti è il saldo di una cambiale politica presentata per l’incasso. Non per tutti è il favore per la parentela di un pezzo da novanta della nomenklatura del territorio. Non per tutti è il riconoscimento per il mantra signorsì al segretario di partito e ai suoi giannizzeri.

Non per tutti è il refugium peccatorum.  Per molti è un impegno gravoso, onorato con professionalità e dedizione, tali da non fare rimpiangere la scelta prevaricatrice dei partiti sui soci, i quali – ipocrita negarlo – non sono esenti da colpe. Tra queste, la più amara è l’incapacità o la non volontà di ribellarsi alla prepotenza istituzionalizzata. Sopruso che nella nostra provincia è ancora più umiliante per gli improvvisati Metternich che lo confezionano. 

Incapaci di accordarsi sulla spartizione dei pani e dei pesci, per la quadratura del cerchio coinvolgono un soggetto terzo, privo di iscrizione a un partito, battitore libero. Caterpillar. 

Ottimo giocatore di poker, è un contoterzista della politica, specializzato a procurare il consenso necessario per raggiungere l’obiettivo. Per questo servizio chiede un obolo politico, che puntualmente gli viene accordato e pagato alla scadenza stabilita.

Tra le società pubbliche provinciali, il controllo del consiglio di amministrazione di Padania Acque è l’obiettivo più ambito dai partiti. È la Magnifica preda, la mitica Marilyn Monroe, che centrodestra e centrosinistra si contendono senza esclusione di colpi, compreso l’utilizzo del fuoco amico. 

Padania Acque non è scosciata, non è sinuosa, non porta calze nere a rete e corpetto rosso della Magnifica preda, ma si fa notare.  Padania Acque non imbraccia la chitarra. Non intona One Silver dollar con ammiccanti sorrisi. Padania Acque, rigorosa, canta la ballata dei fatturati milionari, che fanno un baffo a un dollaro d’argento. 

Padania Acque non ha le poppe gonfie e generose di Marilyn, ma il suo business è altrettanto florido e abbondante.

Padania Acque non è seducente.  È molto di più. Irradia il fascino irresistibile del potere. E un detto popolare avverte di quanto sia meglio comandare piuttosto che fottere. E pazienza, se la Magnifica preda rischia di essere maschilista, ma l’interprete del film è Marilyn Monroe. Si potrebbe sostituire con Brad Pitt, ma servirebbe un remake e non è detto che la preda risulterebbe altrettanto magnifica.

Pochi mesi fa, per il rinnovo del consiglio di amministrazione della società c’è stata una rappresentazione in cinemascope di quanto descritto, con l’aggravante che all’appuntamento i due schieramenti centrodestra-centrosinistra si sono presentati impreparati. Non granitici. Friabili. Con ide confuse e divisioni interne. 

È stata una guerra tra fazioni. Per bande. Uno spettacolo per la suburra, non per un consesso di sindaci. Non uno spot di buona politica. Non una flebo di fiducia per i cittadini verso i partiti, ma una spinta per accelerare la loro corsa verso l’Inferno. 

Al termine del deprimente spettacolo, il presidente Cristian Chizzoli e l’amministratore delegato Alessandro Lanfranchi in scadenza erano stati confermati ai vertici di Padania. Al termine della disfida, gli sconfitti, i sostenitori di un rinvio alla nomina avevano ammesso che il rinnovo del consiglio di amministrazione era legittimo e puntualizzato che «non sempre ciò che è lecito risulta etico».  Un modo per dire che l’ascia di guerra non è stata sepolta, ma solo messa in stand by. In attesa di essere ripresa. 

Il controllo del consiglio di amministrazione di Padania Acque è la Magnifica preda, la più ambita. La più prestigiosa. La più mediatica delle nomine pubbliche locali.  È la punta dell’iceberg.  La boa che segnala la presenza di situazioni analoghe. Meno importanti. Sciocchezzuole. Ma l’insieme di piccole tessere forma un mosaico. 

Recentemente è stato nominato nel consiglio di amministrazione della Fondazione San Domenico, un rappresentante di Consorzio.it. Nomina che gli spetta perché socio fondatore della stessa fondazione.

Quanti sindaci sanno di questa partecipazione? Quanti conoscono i criteri di scelta del rappresentante di Consorzio.it. Quanti sono informati dei 12 mila e 900 euro annui (Crema News, 20 dicembre 2024), che la società paga per questo cameo nel mondo della cultura? Anche se tutte le risposte fossero negative non sarebbe una tragedia.  Nessuno meriterebbe la crocifissione e sarebbe fuori luogo stracciarsi le vesti e accusare il Consorzio di poca trasparenza. Sarebbe un peccato veniale di difficile attribuzione: al Consorzio per scarsa comunicazione o ai sindaci per poca attenzione?

Rimane il fatto che delle decine di nomine pubbliche non si sa molto. E amministratori e cittadini paiono poco interessati alla questione.  Un retaggio delle abitudini dei tempi andati.

«Mamma mia diceva sempre: devi gettare il passato dietro di te se devi andare avanti» (Forrest Gump). In caso contrario gli imbecilli di Umberto Eco governeranno il territorio.

Cambiare, un buon obiettivo per il 2025 appena iniziato.

 

Antonio Grassi

 

 

 

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