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Io e mia moglie Maura abbiamo vissuto con Anna periodi di intenso lavoro per centrare alcuni obiettivi e siamo sempre stati gratificati. Annamaria Piatti, coniugata Cavalcabò, era una donna molto tenace. Classe 1933 vedova dall’87 del marchese Giovanni, dal quale ha avuto i figli Agostino e Guglielmo, amministrava personalmente i suoi beni. Dopo la morte del marito aveva fatto un corso per potersi destreggiare negli affari di famiglia. Quando l’ho conosciuta tramite l’allora sindaco Alfeo Garini, si stava dedicando con particolare impegno al comitato femminile della Croce Rossa Italiana di cui è stata presidente fino al 2005. Abbiamo fondato assieme a Carlo Maria Grillo l’associazione per la tutela della salute materno infantile di cui io sono stato presidente e lei vice. Ci siamo adoperati soprattutto per sensibilizzare le persone e gli addetti ai lavori ad argomenti che all’inizio degli anni 90 non si trattavano ancora. Grazie alla sensibilità del sindaco Garini, abbiamo esordito nel ’91 nel Salone dei quadri in Comune con un congresso nazionale con la partecipazione di molti esperti (quale l’onorevole Carlo Casini) che hanno contribuito al successo.
Donna di fede, Anna organizzava ritiri di preghiera con la direzione spirituale di padre Matteo fino alla sua morte, poi con altri frati Cappuccini. Era devota a Sant’Agostino.
L’avventura della missione che insieme abbiamo svolto a Tuva, repubblica siberiana della Federazione Russa, che ho potuto organizzare grazie alla mia organizzazione aziendale a Mosca, come gliel’ ho proposta, è stata da lei e da padre Matteo subito accolta favorevolmente, non solo perché avremmo fatto una donazione utilissima per salvare dei neonati, ma anche perché avremmo conosciuto una realtà molto diversa da quelle che conosciamo. Gli incontri col rappresentante della chiesa ortodossa, con lo sciamano e altri, oltre a quelli con le  autorità civili, hanno contribuito a fare di quel viaggio un’esperienza indimenticabile.
Negli ultimi  mesi, non potendo muovermi liberanente, la sentivo per telefono. In questi ultimi giorni sperava solo di tornare a casa dalla clinica. Non ce l’ha fatta. E’ spirata nella notte.
Giacomo Bertocchi

L'Editoriale

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