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Il 2 giugno 1946, 25 milioni di italiani, pari all’89 per cento dei votanti si recarono ai seggi. Con un referendum cambiarono la storia d’Italia. Quel giorno venne rottamata la monarchia e nacque la repubblica. Votarono 12.998.131 donne e 11.949.056 di uomini.

Sabato pomeriggio e domenica prossima gli elettori saranno chiamati alle urne per due consultazioni. Una europea e l’altra locale.

Per l’Europa, Giorgia Meloni auspica che la consultazione si trasformi in un referendum, tale da diventare storia. Il comizio di piazza del Popolo a Roma (1 giugno), nel ruolo di leader di Fratelli d’Italia, non lascia spazi interpretativi.  

«Un referendum – ha detto – fra due visioni opposte. Da una parte un’Europa ideologica, centralista, nichilista, sempre più tecnocratica. Dall’altra la nostra Europa, coraggiosa, fiera, che non dimentica le sue radici perché definiscono chi siamo, ci aiutano a orientarci nel buio della paura» (Il Messaggero.it, 1 giugno).   

«Qui – ha sottolineato la Meloni – si fa la storia e la storia possiamo essere noi». 

Ricorda una canzone di Francesco De Gregori, anche se Fratelli d’Italia preferisce il Cielo è più blu di Rino Gaetano.

La contaminazione non sorprende. Il melting pot culturale, politico e di altro genere è oggi normalità assoluta. Stupisce, invece, la corrispondenza di vedute – non ancora di amorosi sensi – sulla nomina del consiglio di amministrazione di Padania Acque tra il coordinatore provinciale e consigliere regionale meloniano Marcello Ventura e il top gun piddino Luciano Maverick Pizzetti. Con il resto della coalizione di centrodestra e Lega in netto dissenso con il lupo solitario di Fratelli d’Italia.  Fratelli coltelli.

Corrispondenza mirata, ça va sans dire, al rispetto dell’etica e finalizzata alla correttezza verso i sindaci in carica dopo il 10 giugno. 

Corrispondenza, che Ventura e Pd hanno palesato anche pochi giorni dopo sulla nomina del consiglio di amministrazione di Centro Padane.  In questo caso, etica e correttezza non erano in discussione e i motivi erano altri.

L’ottimismo della Meloni ha galvanizzato i presenti in piazza del Popolo, ma la sua richiesta risulta ingombrante. Eccessiva. Preoccupante.  E i più diffidenti potrebbero adombrare il rischio di una deriva autoritaria.  

L’affluenza degli italiani alle urne europee è in costante calo: 66,47; 57,22; 54,5 per cento nei tre ultimi appuntamenti. Non un buon segnale per un referendum da fare la storia.

La conoscenza degli elettori sulla consultazione è scarsa.  Quanti cittadini sanno in quale la circoscrizione (Italia Nord-occidentale) è inserita Cremona? Non tantissimi.  Quanti ricordano i nomi dei candidati in gara?  Non tantissimi. Quanti sono informati sui programmi? Non tantissimi.

Se questo è vero, l’appuntamento di sabato e domenica si trasforma in un atto di fede nei confronti dei partiti. Fors’anche in un gioco d’azzardo, che spinge a non recarsi alle urne coloro che non amano il rischio. Oppure favorisce i meno incazzati e i più educati a scegliere la scheda bianca.

Nella nostra provincia il candidato più noto è Massimiliano Salini, europarlamentare uscente di Forza Italia. Per gli elettori, è il Cristo risorto, incontrato e non riconosciuto da due discepoli sulla via di Emmaus (Luca 24:13-53). E non desterebbe clamore se anche lui avvertisse: «Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete» (Giovanni 16,16-20).  Dopo essere stato rieletto nel 2019 è quasi scomparso dal territorio. È ricomparso in questi mesi per ricordare agli elettori che esiste. Se riconfermato per la terza volta probabilmente sparirà di nuovo.  Ma è giustificato.  A Strasburgo è stato impegnatissimo a relazionare l’europarlamento sul programma spaziale dell’Europa.  Ancora maggiore il suo sforzo per convincere i colleghi a non esagerare con le norme restrittive sulla qualità dell’aria.  Per spiegare che le giuste ambizioni di salvaguardia ambientale devono essere calibrate con le esigenze delle aziende per evitare la loro chiusura.  Il ragionamento non fa una grinza. Resta un dubbio. 

Ma con norme più blande i cittadini non corrono il rischio di chiudere in anticipo la propria baracca per trasferirsi nei pascoli del cielo? Lassù l’aria è sicuramente migliore, ma tutti vogliono arrivarci i il più tardi possibile.  

Epocale la sua battaglia per evitare al rum cubano il riconoscimento IG.

Salini per contare, recita lo slogan elettorale del nostro eurodeputato.  Chi deve contare? Le imprese o i cittadini?

Per le elezioni comunali di Cremona nessun pericolo di referendum e cassata ogni pretesa di fare la storia. Sono in corsa sei candidati. Due étoile e quattro ballerine di seconda fila.  Non scartine. Comprimari. Per uno scossone alla città dovrebbe vincere uno di loro. Uno dei Quattro dell’Ave Maria. Arrivavano sempre al tramonto e sistemavano i torti. Ma è solo un film western  Per Cremona il loro approdo in consiglio comunale sarebbe un segnale di svolta. Un voto al primo turno ai comprimari potrebbe essere un modo per raggiunge l’obiettivo.

Fastidiose zanzare disturberebbero il tran tran del Circolo Pickwick che da anni governa la città.  Un circolo al quale sono iscritti centrodestra e centrosinistra.  Un circolo dove non mancano il dissenso e lo scontro, ma passata la fiammata i membri trovano l’accordo per procedere nel solco della tradizione. Vogliamoci bene, brindiamo alla pace. Un prosecco. Cin cin. Avanti tutta.

È necessario un terremoto, non sono sufficienti una promessa di soluzioni, un avete ragione. Un vedremo. Un ologramma di discontinuità con il passato. 

Serve una svolta reale sull’ambiente e sulla prevenzione.  È indispensabile la volontà e la capacità di dire qualche no alle proposte di A2A, se giudicate inidonee per il territorio. E’ necessaria la fermezza per bloccare il nuovo ospedale, se si ritiene spreco di risorse pubbliche. 

Punto irrinunciabile è la riappropriazione delle scelte politiche da parte del Comune e della politica.  Se è buona prassi ascoltare stakeholder, altri soggetti e qualsiasi vattelapesca, non è accettabile delegare a costoro le scelte pubbliche. In soldoni occorre stabilire un rapporto almeno paritetico con i potentati cittadini.

«Un uomo ha bisogno di nuove esperienze. Senza cambiamenti qualcosa si addormenta dentro di noi e raramente si sveglia. Il dormiente deve svegliarsi» avverte il duca Leto Atreides. 

Per Cremona questo momento potrebbe coincidere con le elezioni di sabato e domenica. Superfluo un referendum in stile meloniano.  Pleonastico fare la storia. 

Per ridare energia alla città e al territorio basta un po’ di coraggio.  Basta non tapparsi il naso. Basta una croce sulla scheda elettorale agli esclusi dal Circolo Pickwick.  Perbacco, qui siamo leoni. Almeno una volta si può provare.

 

Antonio Grassi

 

  

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