Home

“Navigando fra storia fiume e sapori“, questo il titolo di un progetto di cui il Comune di  Cremona è tra i promotori. “Un percorso esperienziale in un territorio autentico della Lombardia.” Cosa s’intenda però per “autentico” è un bel mistero, ma se si riferisce a “originario”, dal punto di  vista strettamente botanico di veramente autentico, almeno in questa stagione, è rimasto ben poco.  Un progetto selezionato nell’ambito del bando “Lombardia style”, locuzione autenticamente  lombarda, e un pochino snob, come quelle di “testimonial”, “outdoor”, “bici e barca Po experience”,  Bergamo wine experience” e “showcooking”, usate nella presentazione del progetto. 

Sembrerebbe quindi che l’estensore dell’articolo le idee le abbia un pochino confuse, se non fosse  che, a sua insaputa, ha perfettamente adattato il linguaggio a quella che è stata l’evoluzione della  flora di riva del grande fiume, essendo l’acqua il filo conduttore dell’opera ed il Po la sua  espressione più rilevante. 

Pensavamo dunque noi europei di aver colonizzato le Americhe, con Cristoforo Colombo, invece dal punto di vista botanico è stato esattamente il contrario: le Americhe hanno colonizzato il nostro territorio. 

Quanto poi alla parola “sostenibilità”, ripetuta tre volte, basta, non la reggo più!  Sarà un mio  difetto, ma a me fa pensare a una moda linguistica, a un’omologazione ideologica che nulla di  buono apporta e chiarisce.  Cosa s’intende infatti per sostenibilità in natura? Il tempo che si riesce a sostenere una corsa in bici  sugli argini o, visto che ci sono anche eventi enogastronomici, il limite personale tollerato al consumo di vino e salame? 

E poi quel parlare di “esperienze immersive e multisensoriali”, di “creare ponti per un pubblico  attento..alla qualità “, di “avventure a tempo lento”, di “mobilità dolce”, di “prospettiva nuova,  quella del fiume”, istintivamente mi trasmette il vuoto cosmico; sproloqui di propaganda, “effetti  speciali” per suggestionare il lettore sprovveduto. Altro non mi pare. 

Se questi sono gli esempi di quel “linguaggio contemporaneo” a cui si allude enfaticamente come  a una grande innovazione, che vorrebbe aprirsi alla gente, la sensazione che mi suscita al contrario  è quella di un linguaggio sempre più ermetico, incomprensibile, grazie anche agli inglesismi citati;  un linguaggio involuto, ripiegato narcisisticamente su se stesso nella propria autoesaltazione.  

E questo non produce cultura, conoscenza. La manda allo sbando! 

Perciò sabato mattina 19 luglio scorso, mi sono recato al Pennello del Po a Cremona a  fotografare la flora spontanea delle sponde del fiume, per offrire un contributo più concreto, più  realistico al progetto. 

Non si sa mai che gli organizzatori a bordo della motonave decidano di fare una sosta proprio qui, e perlustrare la zona.  E allora potranno rendersi conto, valendosi anche del mio materiale, di quanto poco autentico sia  questo territorio rispetto a quello che potevano vedere gli antichi Celti e Romani; quanto sia stato  americanizzato, a partire dall’Amorpha fruticosa L., o Indaco bastardo (foto 1), che, arrivata dal Nuovo Mondo, ne è il vero dominatore incontrastato.  

Tappezza ampiamente le sponde del fiume e anche il sentiero. Un pescatore mi disse che l’aveva  scambiata per Robinia (pseudoacacia) L., anch’essa americana e fortemente invasiva, più che altro per la similarità delle foglie. Ma la Robinia è un albero di diversi metri di altezza, questa invece è  un arbusto che al massimo arriva a 3 metri e genera dei fiori stupendi, violetti in stretti racemi a  primavera. I fiori della robinia invece sono bianchi. 

L’Artemisia verlotiorum Lamotte (foto 2) , a fioritura settembrina, profuma grazie alle foglie in  maniera tipica le sponde del Po, pur essendo rintracciabile anche in aree urbane. Anch’essa non è  indigena, proviene dall’Asia orientale, ed è talmente potente come infestante che veniva usata anche contro il malocchio

L’Ambrosia artemisiifolia L., (foto 3) proviene invece dall’America del Nord, e la sua  pericolosità riguarda direttamente gli umani, perché possiede il polline più allergenico che si  conosca. Perciò la Regione Lombardia ha reso obbligatoria la sua rimozione periodica. 

L’ Oenothera suaveolens Pers, (foto 4 ) stupisce per la bellezza dei suo grandi fiori giallo limone  e, come dice il nome di specie, per il loro gradevole profumo. Anch’essa proviene dal Nordamerica. 

La Solidago gigantea Aiton (foto 5) crea delle spendide cascate di fiori dorati. Non stupisca se  anch’essa è originaria dell’America del nord, ma anche delle zone fredde dell’Europa e dell’Asia. 

L’Erigeron annuus (foto 6), che assomiglia ai fiori della camomilla, dorati al centro e bianco  ligulati in periferia, all’apice di rami erbacei divisi, anch’esso guarda caso deriva dal Nord America,  ed è ampiamente diffuso non solo lungo le sponde. 

Il Pioppo nero, indigeno, si è ampiamente ibridato con specie di provenienza americana, di non  facile distinzione. Questo (foto 7), per le foglie apparentemente cordate, dovrebbe essere il x  canadensis Moench, il cui stato cadente sovrastante l’Amorpha, ahimè è molto diffuso in  quell’area, vuoi anche per la sempre maggiore siccità. Segno di grave degrado arboreo della sponda. 

Anche tra le Graminacee troviamo specie esotiche che poi si sono diffuse spontaneamente negli  ambienti naturali, come il Sorghum halepense (L) Pers., (foto 8) che, stando al nome di specie,  deriva da Aleppo in Siria, quindi dal Mediterraneo orientale, o come l’Echinochloa crus-galli (L.)  P. Beauv., (foto 9 ) che origina dall’ Eurasia e dal Mediterraneo. 

L’Euphorbia maculata (foto 10), così chiamata per quella macchia scura centrale all’interno delle  piccole foglie verdi, non ci crederete ma anch’essa deriva dal Nord America e staziona  tranquillamente tra i sassi del pennello, presso il fiume. 

A dispetto del nome di Xanthium italicum Moretti (foto 11) , questa specie in foglie è ritenuta di origine sudeuropea per cui il suo nome è stato declassificato a sottospecie Xanthium orientale L.  Subsp. Italicum (Moretti) Greuter. E tuttavia Pignatti, uno dei più famosi botanici italiani, la ritiene derivata da piante, indovinate un po’, ebbene di origine americana. 

Sull’origine della Phytolacca, (foto 12) che produce queste splendide infiorescenze giallo verdi,  non ci sono dubbi, visto che di specie si chiama proprio americana L., e in particolare, guarda  caso, anch’essa derivante dall’America del Nord. 

Con l’ultima foto, però, voglio presentarvi una pianta assolutamente speciale. Speciale sì perché mi  verrebbe da dire, erroneamente, più unica che rara in quanto, prestate bene attenzione, con la  Cicoria, scientificamente Cichorium intybus L., ( foto 13 ) , ci troviamo di fronte, finalmente, a una pianta tipicamente italica, indigena, quindi padana. Da quando, non si sa. Si perde nella notte dei tempi.  Ammirevoli quei suoi fiori azzurri dentati all’apice, anzi direi più propriamente pettinati, come se  fossero appunto i denti di un pettine. 

Molte altre le specie viste quel giorno, tra cui ancora delle americane come il Sicyos angulatus L.,  una delle più pericolose infestanti e che ho già descritto in un precedente articolo. Quindi le  Amaranthaceae, l’Acer negundo L., detto proprio Acero americano e il platanoides di origine  euroasiatica.  

Fortuna che sono riuscito a trovare qualche altra specie indigena, ma il quadro complessivo rende  bene l’idea che ci troviamo di fronte a un ambiente tutt’altro che autentico rispetto alle origini,  come gli ideatori del progetto si illludevano forse di trovare. 

Analogo discorso vale per la fauna. A partire da quella di fiume. Tra siluri e gamberetti americani nel Po, è un vero spasso!…….Se poi arrivano anche i piranha, siamo a posto! 

 

Stefano Araldi

L'Editoriale

Edoardo Raspelli

Gratis online il nuovo numero del ‘Raspelli Magazine’

PER LEGGERE DIRETTAMENTE IL NUOVO NUMERO DEL MENSILE DIGITALE GRATUITO RASPELLIMAGAZINE: SFOGLIAMI SFOGLIAMI SFOGLIAMI: https://www.sfogliami.it/fl/286863/jxub1g5u48hbjdhbbc8kkdxs1pybe ————————————————————————————————————————————————————————————————— È ON LINE IL NUOVO NUMERO DEL RASPELLIMAGAZINE Nel

Leggi Tutto »

In Breve

Facciamo una foto

Al cominciare dei ‘favolosi’ anni Sessanta, nel Cremonese, ma anche in altri territori della Lombardia e dell’Emilia, non era infrequente incrociare, lungo le strade statali

Leggi Tutto »

Ortrugo

Settembre 1944. L’uomo è seduto, unico cliente, ad un tavolo d’angolo nella vecchia osteria. Si è fermato a Ceci – una frazione di una manciata

Leggi Tutto »

L’incorruttibile

La vita era stata benevola con Giordano. Nato in una famiglia di contadini piemontesi, era stato subito benvoluto dalla moglie del padrone della cascina in

Leggi Tutto »

Contatti

Per contattarci puoi scrivere una email all’indirizzo qui sopra riportato. Oppure compila il modulo qui a fianco.