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Cremona ancora sul podio. È prima città d’Italia per inquinamento dell’aria da polveri sottili e terza in Europa. Ma, niente paura, nel suo cielo brilla la via lattea delle vacche, Walk of fame. Oh yes! Per conquistare il titolo di capitale italiana di aria arricchita di veleno, Cremona ha battuto una concorrenza numerosa e agguerrita. Oh yes!

«I dati sono stati raccolti da più di 500 stazioni di monitoraggio in località urbane nei Paesi membri dell’EEA (European Environment Agency ndr) negli ultimi due anni solari, 2022 e 2023» (Vittorianozanolli.it, 3 settembre). 

Numeri recenti confermano quelli del passato e non sono più notizia. Dovrebbero fare incazzare, ma pochi fiatano. Oh, yes!

Il report, pubblicato nei primi giorni di settembre dal citato Vittorianozanolli.it e da Cremonasera, è calato sulla Repubblica del Marubino nell’indifferenza quasi totale di partiti, politici e cittadini. Manco un plissé. Silenzio cosmico. Freddezza siderale.  Qualche mugugno d’ordinanza. Niente di più. Oh, yes!

Acqua corrente sulla roccia, il dossier europeo ha attraversato la città il tempo di un battito di ciglia per atterrare nel dimenticatoio come un aliante, senza fare rumore. Oh, yes!

Impegnati nell’azione per convincere il mondo tutto che alle elezioni provinciali del 29 settembre la lista unica rappresentava la ricetta migliore per affrontare i problemi del territorio, i partiti non si sono scomposti per la medaglia scatologica conquistata dalla città. Oh yes!

Quasi tutti allineati con le associazioni di categoria, main sponsor del minestrone unitario, i politici non si sono curati di questo record da brivido. L’hanno – forse – sbirciato e, dantescamente, sono passati oltre. Oh, yes!

Autoconvinti del potere taumaturgico dell’ammucchiata, non hanno trovato né il tempo, né la voglia di affrontare la questione dell’aria difettosa. Assuefatti allo sforamento delle polveri sottili, i politici hanno trasformato la fregatura in un evento endemico irrisolvibile. Vi convivono. Rassegnati e impotenti. 

«Quelli che son dentro nella merda fino qui, oh yes!».

Qualche sussulto contestatore non annulla il cartellino rosso che si meritano.  Un’aspirina non guarisce una polmonite.

«Quelli che con una bella dormita passa tutto, anche il cancro, oh yes!».

Alla seduzione del mito-maledizione della lista unica non è sfuggito il senatore Renato Ancorotti, apprezzato politico del nostro territorio.  Dopo l’affondamento dell’arca di Noè e l’impossibilità di riportarla a galla, ha rilasciato una dichiarazione per sostenerla. Chissenefrega. Cui prodest

Perché il pragmatico senatore di Fratelli d’Italia, silente al tempo delle polemiche, è diventato loquace a esequie avvenute?  

Ha dimenticato che lo stop al tutti insieme appassionatamente è stato imposto dal centrodestra, incazzato per la pretesa del Pd d’imporre un presidente con la propria maglia? Per un po’ di visibilità? Per smarcarsi da Forza Italia e Lega e compiacere qualche elettore?  Per rassicurare le associazioni di categoria e gli stakeholder che hanno elevato la lista unica a dogma e smaccato e insopportabile mantra?

«Avremmo potuto dimostrare – ha dichiarato Ancorotti – un’unità d’intenti che portasse la Provincia un po’ fuori dai propri confini, con un programma condiviso. Dobbiamo avere qualcuno che va in Regione a reclamare le nostre istanze: se ci vai senza una omogeneità d’intenti è più difficile ottenere risultati» (Cremonaoggi, 14 settembre).

Non è una novità. Non è intuizione rivoluzionaria. È ricicciare il passato prossimo e remoto.  È  pedissequa ripetizione della richiesta di un assessore regionale cremonese, ciclicamente avanzata dalle associazioni di categoria ai politici locali, i quali, altrettanto ciclicamente, la fanno propria. 

«Quelli che non hanno una missione da compiere, oh yes!»

È l’ossessione cremonese.  Sostenuta, sbandierata ai quattro venti. Pompata e veicolata da testimonial provenienti da fuori e di alto lignaggio politico.  Invitati in riva al Po iniettano una flebo di promesse. Beverone di illusioni con parecchi se e alcuni ma. Gioco delle tre carte. Cremona sempre con quella sbagliata.

«Quelli che perdono la guerra … per un pelo, oh yes! Oh yes!».

 È successo anche l’anno scorso durante la campagna per le elezioni regionali. Un bilico di rassicurazioni su Cremona in giunta regionale, poi la fregatura.  L’agognato assessore è finito su per un orifizio particolare. Scomparso.

«Non è stata raggiunta la quadra per avere un assessore cremonese, ma vi garantisco che avrò sempre l’occhio attento nei confronti del vostro territorio» (Cremonaoggi, 11 marzo 2023), aveva spiegato Attilio Fontana un mese dopo la riconferma a presidente della Regione.  Occhio miope e presa per il culo. Grandissimo Attilio. Meglio di Mandrake. Cremonesi fottuti.

«Quelli che hanno un sistema per perdere alla roulette, oh yes».

Sarebbe stato più impegnativo, ma più apprezzabile e più utile per il territorio se Ancorotti avesse indicato le istanze meritevoli di essere unitarie. Se avesse fornito suggerimenti sulle scelte per l’ambiente, settore di competenza della Provincia. Se avesse speso una parola sulle maledette polveri sottili.  Sulle future richieste di impianti di biometano. Sulle possibili discariche. Sull’inceneritore. Su eventuali centri logistici. Sull’autostrada Cremona-Mantova.  Sarebbe stato più coraggioso e meno banale se avesse commentato il memento dell’EEA.

«Il Piano d’azione Zero Pollution del Green Deal europeo fissa l’obiettivo per il 2030 di ridurre le morti premature causate dalle polveri sottili di almeno il 55% rispetto ai livelli del 2005 e un obiettivo a lungo termine di non avere alcun impatto significativo sulla salute entro il 2050» (Vittorianozanolli.it, 3 settembre 2024).

Missione quasi impossibile per Cremona, se l’unica soluzione per raggiungere questi risulti è la proposta  suggerita dal parlamentare europeo Massimiliano Salini.  Il 13 settembre dello scorso anno, a conclusione di un intervento in aula a Strasburgo, su una normativa più restrittiva in tema di inquinamento atmosferico, aveva sottolineato: «In Lombardia e in Emilia Romagna abbiamo alcune delle realtà produttive più sostenibili e innovative al mondo: ma per rispettare i limiti posti dalla direttiva bisognerebbe abbattere le Alpi! E non è esattamente semplice». 

Non sarà semplice, ma se permette alle aziende si sopravvivere perché non provarci? Senza dimenticare il business stratosferico dell’operazione.

«Quelli che dicono che i soldi non sono tutto nella vita, oh yes».

Nell’attesa di scendere dal podio della vergogna, di un assessore cremonese in Regione, di politici non eterodiretti da associazioni di categoria e stakeholder. Nell’attesa di senatori che intervengano prima delle esequie e non dopo. Nell’attesa di un territorio che scelga la dialettica e il confronto per la sua crescita e non cerchi unità fittizie e di convenienza. Nell’attesa di non finire come quelli di Enzo Jannacci. In attesa di tutto questo  non resta che la speranza di non continuare ad essere «Quelli che alla mattina alle sei freschi come una rosa si svegliano per vedere l’alba che è già passata». 

Di sognare che anche la nostra Provincia si alzi per tempo e veda sorgere il sole. Oh yes!

 

Antonio Grassi

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