Home

Per risolvere il disagio urbano e la microcriminalità gli amministratori comunali di Cremona scelgono l’opzione militare e indossano la mimetica. Il 12 maggio, il Consiglio ha votato un ordine del giorno per chiedere al ministero della Difesa — tramite il ministero dell’Interno e la Prefettura — l’invio di militari delle Forze Armate per presidiare la stazione ferroviaria e degli autobus. Ora la città aspetta fiduciosa l’arrivo della missione Strade Sicure.

 La proposta, firmata da Matteo Carotti (Fratelli d’Italia), emendata da Andrea Segalini (Cremona Sei Tu), è passata con 24 voti favorevoli. Nessuno contrario. Quattro gli astenuti e una consigliera uscita dall’aula al momento della conta. Persone timide, prive del coraggio per pronunciare un convinto sì o un deciso no. Pseudo verginelle, timorose di perdere – almeno per alcuni – l’illibatezza ideologica se si fossero o allineate alla maggioranza, oppure opposte. Quindi tutti d’accordo. Tutti al fronte. Tutti in mimetica.

Strade sicure è misura straordinaria approvata 17 anni fa, prorogata più volte, ulteriormente prolungata dalla legge di bilancio 2025 fino al 2027. Una missione sulla quale gli stessi vertici militari hanno sollevato perplessità. 

A marzo, il capo di Stato Maggiore della Difesa Luciano Portolano, in audizione davanti alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, aveva spiegato: «Strade sicure è un’operazione voluta in un momento di crisi, per fronteggiare un’emergenza e c’è da chiedersi se questa emergenza c’è ancora» (Corriere della Sera, edizione Roma, 25 marzo). 

Prima di lui, il generale Carmine Masiello, capo di Stato Maggiore dell’Esercito, in audizione alla Camera in Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, aveva avvertito: «È all’esame, in accordo con il ministro della Difesa, la sostenibilità dell’attuale impegno nell’operazione» (Ansa, 24 luglio 2024). 

Attualmente nella missione Strade Sicure sono impiegati circa 6.600 militari in attività di sorveglianza di obiettivi sensibili. Per la perlustrazione e la vigilanza di centri di accoglienza. Per la prevenzione e repressione di reati ambientali e terrorismo. Per rafforzare i dispositivi di controllo e sicurezza delle principali infrastrutture ferroviarie in particolare 20 stazioni nelle città di Genova, Milano, Torino, Bologna, Venezia, Verona, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Palermo (www.esercito.difesa.it/comunicazione/Pagine/16-anni-di-Strade-Sicure- 4 agosto 2024). 

Viene difficile – per fortuna – inserire Cremona in questo elenco. Senza dimenticare che «l’Italia è l’unica democrazia al mondo a usare l’Esercito contro i piccoli delinquenti». (Gian Luca Di Feo, La Repubblica, 23 settembre 2023). 

Questo non significa negare o sminuire il problema della sicurezza in città e dell’aumento esponenziale della microcriminalità e dei vandalismi. 

Fin qui i fatti e il contesto. Ora qualche riflessione sulla richiesta di militarizzare una porzione di territorio comunale. Richiesta ridimensionata rispetto a quella originale che prevedeva le mimetiche per le vie di tutta la città. 

Sgomberiamo subito il campo da equivoci. Militarizzazione può infastidire, ma usare termini meno impattanti e più rassicuranti è ridicolo e infantile. 

 Se i soldati presidiano un luogo, piaccia o no, quel posto è militarizzato e un escamotage semantico non cambia la sostanza. Così è, con buona pace di Luciano Maverick Pizzetti, presidente del Consiglio comunale, magister clarissimo nel gioco delle parole. Funambolo e prestigiatore lessicale, abilissimo a girare la frittata a suo favore.  La militarizzazione? Nient’affatto. «Un’opportunità funzionale – spiega – non un’iperbole allarmistica» (La Provincia, 16 maggio). Boh! 

Funzionale a chi? All’incapacità del Comune di affrontare, prevenire e incapace a risolvere o, almeno, mitigare il problema? 

Iperbole? Suvvia, molto meno: semplice e incontestabile dato di realtà. 

Soldati in città? Bazzecole, quisquilie, pinzillacchere. «I militari italiani operano in molti contesti nazionali a tutela della legalità e della democrazia. Associare la loro presenza all’opposto di ciò è davvero il retaggio di un passato che nulla ha a che fare con la moderna vita repubblicana» (La Provincia, 16 maggio). 

Quindi la moderna vita repubblicana prevede una normalità militare. Sarà, ma non è certo migliore di quella a cui aspirava il vecchio Pci. Il partito che, nel 1990, ruppe con Giorgio Morales, sindaco socialista di Firenze, per l’appoggio alla militarizzazione della città decisa a Roma.

E attenzione a lanciarsi in giudizi critici sul possibile utilizzo di Strade Sicure. Si rischia di calpestare una cacca, quella che la politica cittadina cerca di evitare per non sporcarsi le scarpe. 

«Il consiglio – ha spiegato Pizzetti – ha assunto una piena responsabilità, in netta alternativa alla propaganda populista e oscurantista di diversa origine e latitudine».

Probabilmente, il giocoliere semantico ha confuso il significato delle parole.

Oscurantista? Da sempre, per la sinistra, gli oscurantisti per antonomasia sono i conservatori di destra. Ora l’ordine del giorno per l’invio dell’esercito è stato presentato da Fratelli d’Italia. In senso lato e da qualsiasi angolazione la si esamini è una scelta repressiva. Di certo non progressista. Il Pd l’ha approvata e sostenuta con la foga di un pasdaran. 

Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? si chiedeva Giorgio Gaber nel 1994. Rispondeva: «La pisciata in compagnia è di sinistra, il cesso è sempre in fondo a destra». 

Oggi la distinzione non è necessaria. Almeno a Cremona. 

Travolti da un insolito destino, destra e sinistra sono intercambiabili. Entrambi fanno pipì indifferentemente e indistintamente in compagnia o da soli. Ed è ininfluente l’ubicazione del cesso. Già, marciare divisi per pisciare uniti.

Un tempo c’erano i compagni e i camerati. Era tutto più definito e intellegibile. Anche se più conflittuale. Oggi, in provincia, non ci sono né gli uni né gli altri. C’è un magma in movimento che si muove secondo convenienza. Oggi c’è una nuova specie politica.  Ci sono i Fratelli Piddini, entità aliena, frutto di un matrimonio morganatico tra Fratelli d’Italia e Pd, dove è difficile discernere chi dei due contraenti possegga un quarto di nobiltà, anche se l’ex proletario Pd lo rivendica. Evoluzione darviniana della politica mutuata dal film Tutti insieme appassionatamente, non ha migliorato la specie dei partiti. 

Populisti chi? Pizzetti li cita con tono schifato, ma scorda che in Italia e a Cremona, più affini alla divisione manichea buoni-cattivi e alle soluzioni drastiche sono i simpatizzanti di destra. Dimentica che la Lega di Matteo Salvini è la maglia rosa del populismo nazionale, la prima del gruppo della politica securitaria. La più intransigente nel richiedere fermezza e misure anche estreme per raggiungere l’obiettivo.

Evocare i fantasmi dell’oscurantismo e del populismo è il pallone calciato in tribuna, arma spuntata della vecchia politica.  Probabilmente per Pizzetti oscurantisti e populisti sono tutti coloro che non condividono le sue scelte o, più banalmente quelli che non la pensano come lui.  E non gli basta scrivere (Cremonaoggi, 13 maggio) in tandem con il segretario provinciale del Pd, Michele Bellini, un pippone su Le riforme che cambiano l’equilibrio della repubblica per acquisire un’aurea da illuminato progressista. Da maître à penser, autorizzato ad assegnare etichette di oscurantisti e populisti a destra e manca.  Tuttalpiù la firma congiunta fa sorgere il dubbio che sia un modo per aiutare il segretario a uscire dall’anonimato in cui è immerso. Ma non importa. Però è originale. Poche volte si è visto un segretario di partito firmare un editoriale in condominio con il presidente del Consiglio comunale.  

Impiegare i soldati per combattere la microcriminalità  comunica debolezza e impotenza. È l’ultima spiaggia. Un segnale sinistro sulla capacità-incapacità dell’Amministrazione comunale di affrontare la questione.  Così, nel solco dell’insegnamento dei film western, si rivolge al Settimo Cavalleria specialista a mettere una pezza quando gli indiani sono in vantaggio.  Segnale sinistro giustappunto e l’aggettivo non casuale. L’Amministrazione è di centrosinistra. È il declino di una politica che ha perso la capacità di creare comunità e invoca ordine.  E chiama l’esercito. E nell’attesa multa 16 locali del centro con 454 euro per non avere legato sedie e tavoli disposti sul plateatico con il rischio che vengano usati per usi impropri da vandali e balordi.

Tutto è compiuto.  Tutti con il cuore in pace: chi ha scritto l’ordine del giorno, chi l’ha emendato, chi ha votato, chi ha filosofeggiato, chi si è astenuto o è uscito dall’aula. Tutti felici per avere agito per il bene della città. Se arriveranno i militari, Cremona sarà forse più sicura. Ma la mimetica non può colmare il vuoto di una politica inadeguata. Inesistente. Che si arrende prima di combattere. Strade sicure. Politica confusa.

 

Antonio Grassi

L'Editoriale

Edoardo Raspelli

Gratis online il nuovo numero del ‘Raspelli Magazine’

PER LEGGERE DIRETTAMENTE IL NUOVO NUMERO DEL MENSILE DIGITALE GRATUITO RASPELLIMAGAZINE: SFOGLIAMI SFOGLIAMI SFOGLIAMI: https://www.sfogliami.it/fl/286863/jxub1g5u48hbjdhbbc8kkdxs1pybe ————————————————————————————————————————————————————————————————— È ON LINE IL NUOVO NUMERO DEL RASPELLIMAGAZINE Nel

Leggi Tutto »

In Breve

L’AutoRadioRaduno di Primavera

Era il 1967 e ovunque brillava la primavera. L’ACI in collaborazione con la RAI, che all’epoca deteneva il monopolio dell’informazione, ispirandosi alla diffusione in atto

Leggi Tutto »

Contatti

Per contattarci puoi scrivere una email all’indirizzo qui sopra riportato. Oppure compila il modulo qui a fianco.