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Processo senza difensore quello a Gesù, come quelli di Socrate, Giordano Bruno e Galileo. L’unico con un vero giovane avvocato è stato quello di Luigi XVI, con una grande arringa finale ma che non salvò il re, anzi l’avvocato rischiò la testa perché troppo coinvolto.

Torniamo a Gesù. Tre i protagonisti: Gesù, Ponzio Pilato e il Sinedrio (massimo organo dei sacerdoti che officiavano nella sinagoga), periodo presumibile dal 33 al 37-38 D.C. Quell’anno capo del Sinedrio era Caifa e il suo secondo, suo genero Anna. Allora Caifa ordinò alle guardie giudee di prendere Gesù, legarlo e portarlo da Anna per la formulazione dei capi d’accusa.

Gesù viene riportato da Caifa come bestemmiatore, perchè si dice figlio di Dio e nemico di Cesare: merita la morte.

Gesù interrogato da Caifa, presente Erode,Antipa, Tetrarla, Scribi, Sadducei, Farisei e tutti i sacerdoti del Sinedrio, risponde senza rispondere dicendo: “Tu lo dici”. Vuole morire affinchè si avverino le profezie di Geremia e Isaia? Lo accontenteranno nel modo più crudele.

Vacilla la fede di Gesù quando sulla croce a gran voce grida “Eli,Eli,lamma sabactani”, cioè “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

Un passo indietro. Nell’interrogatorio di Caifa, Gesù risponde che aveva sempre predicato pubblicamente nel tempio e nella sinagoga, quindi perché Caifa lo interroga? Allora una guardia del Sinedrio lascia andare uno schiaffo a Gesù dicendo che non si risponde così al Sommo Sacerdote. Caifa ordina che Gesù venga portato da Ponzio Pilato, governatore romano della più rissosa e indomita delle province dell’Impero.

I giudei vogliono Gesù morto ma non possono ucciderlo perché dare la morte spetta solo ai Romani. Per non ucciderlo bastava, da parte del Sinedrio, mettere in giro la voce che si trattava solo di un uomo normale esaltato e matto che si diceva figlio di Dio. Bastava? Non credo, perché Gesù dotato di carisma super magnetico nei tre anni di predicazione, girando per la Galilea e la Giudea (forse anche in Samaria), aveva sconvolto troppi equilibri politici e sociali tra il Sinedrio e i padroni romani.

Torniamo a Ponzio Pilato che dopo aver chiesto ai Giudei che cosa ha fatto di male Gesù per volerlo morto, rientra nel pretorio (abitazione del governatore) e interroga Gesù. Ancora una volta Gesù risponde senza rispondere, ma alla fine nomina la parola “verità”.

Ponzio Pilato, affascinato da Gesù, quasi pronto come S.Paolo di Tarso a passare dalla sua parte, chiede che cosa sia la verità. Detto ciò, torna dai Giudei dicendo loro che in Gesù non trovava colpa alcuna. Ma Pilato, temendo che i Giudei riferissero a Roma che il governatore era diventato amico di Gesù, lo fece flagellare. Quindi portò fuori dal palazzo Gesù, sedette nel tribunale chiamato Litostroto e in aramaico Gabbata. L’aramaico era un dialetto palestinese, Gesù il più grande fiolosofo di tutti i tempi parlava solo aramaico, quindi era sostanzialmente arabo?

Era il giorno della parasceve (il nostro giovedi santo),Ponzio Pilato dovette consegnare Gesù ai Giudei e il Messia venne subito crocifisso. Quale la conclusione? Ponzio Pilato tentò in tutti i modi di salvare Gesù e pare non vero che se ne lavò le mani.

Caro Gesù, perché hai voluto morire?

Forse per redimere questa vaga umanità che sta distruggendo il bel pianeta blu,l’unico dove dovremo vivere. dato che Marte è un’utopia.

E poi redimere o riempire le scritture? Ne valeva la pena:? Non credo.

Fonti:Marco 14-Matteo 27-Luca 13-22-Giovanni 18-19.Bibbia

 

Pietro De Franchi 

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