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Ricordo che tra la fine degli anni 90 e l’inizio degli anni 2000 ci fu un periodo d’inferno per i tanti pendolari che dal Cremasco raggiungevano, o tentavano di farlo, ogni giorno Milano. Io da studente universitario ricordo delle alzate a volte alle 5.30 del mattino per poter arrivare in università alle 8.30. Ricordo i pullman che addirittura sceglievano di raggiungere Lodi e prendere l’autostrada piuttosto che affrontare la invivibile Paullese.

Erano i tempi dei cantieri dei primi cavalcavia, cui sono poi seguiti i cantieri dei raddoppi delle corsie che sono tutt’ora in corso e che ancora creano disagi mentre il raddoppio definitivo e completo non ha ancora una data certa. 

Si tratta di 35 chilometri in pianura, senza montagne, colline, gallerie da scavare o tratti di mare da scavalcare. Eppure siamo in ballo da oltre 30 anni. Praticamente più di un anno al chilometro. Quando nei weekend raggiungo i miei familiari nel Cremasco ancora sono costretto ad assurde code e grottesche gincane attraverso questo infinito cantiere, di cui peraltro non si ravvisa la minima traccia alla altezza di Zelo Buon Persico e lungo il fiume Adda a ridosso di Spino.

È la nostra tristissima Salerno – Reggio Calabria la Paullese, solo che siamo nella efficientissima Lombardia e in una pianura piatta come un tavolo e morbida come il burro. Eppure ci siamo talmente abituati all’inaccettabile che ogni piccolo miglioramento ci pare un sollievo e un progresso.

Ho letto recentemente che la Provincia di Cremona vorrebbe addirittura installare dei multavelox proprio alla altezza di quel ponte di Spino che se tutto va bene vedrà il raddoppio quando io forse andrò in pensione, tra vent’anni, sempre ammesso che io vada in pensione e che il ponte raddoppi. Spero si tratti di una fake news o di una provocazione per sollecitare gli automobilisti alla prudenza, perché diversamente non si comprenderebbe il senso delle istituzioni, che dovrebbe essere quello di dare servizi efficaci in tempi ragionevoli. E quando questo non accada, avere almeno la sensibilità di rendere il servizio il meno insopportabile possibile per i cittadini, invece di multarli oltre a farli arrivare perennemente in ritardo, secondo l’italico rassegnato e malsano vecchio principio del cornuti e pure mazziati.

Il tutto nella attesa  che si compia la beata speranza, come dice perfino Sal Paolo nelle sue lettere…

 

Francesco Martelli

sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

docente di Archivistica all’Università degli studi di Milano

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