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Pubblicato su “Neurosurgical Review” lo studio di Carmine Donofrio – che ha coinvolto 23 pazienti dell’Ospedale di Cremona – apre la strada all’uso dei microRNA come biomarcatori nel glioblastoma. Grazie al sostegni della LILT Cremona.

Un importante studio condotto all’ASST di Cremona, a cura di Carmine Donofrio, neurochirurgo, su pazienti operati presso la Neurochirurgia diretta da Antonio Fioravanti, è stato pubblicato recentemente sulla rivista internazionale Neurosurgical Review, aprendo nuove prospettive per la cura del glioblastoma, il tumore cerebrale più aggressivo, caratterizzato da una crescita rapida e da un’elevata probabilità di recidiva.

La ricerca punta ad usare alcuni elementi presenti nel sangue (i micro RNA) come strumenti di diagnosi e di sorveglianza clinica. In questo modo è possibile monitorare l’evoluzione della malattia in modo tempestivo, senza dover ricorrere a procedure invasive.

UN LAVORO NATO CON I PAZIENTI OPERATI A CREMONA

«Questa ricerca è nata dalla collaborazione tra la Neurochirurgia e l’Oncologia Multidisciplinare, che tratta i tumori della regione testa-collo, proprio tra le corsie e le sale operatorie del nostro ospedale – racconta Donofrio – perché i 23 pazienti coinvolti nello studio sono stati operati qui, tra aprile e dicembre 2021. Dopo l’intervento, li abbiamo seguiti per un anno, insieme al team di Oncologia Multidisciplinare, diretta da Daniele Generali. La loro disponibilità e collaborazione sono state fondamentali per raccogliere dati preziosi e rendere possibile questo progetto».

Lo studio, durato quattro anni, è stato realizzato nell’ambito del dottorato di ricerca del dott. Donofrio presso l’Università di Brescia, sotto la supervisione della prof.ssa Giuseppina De Petro, e grazie al sostegno della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) di Cremona, presieduta da Carla Fiorentino, che ha finanziato il progetto.

CON LE “PICCOLE MOLECOLE”, GRANDI PROSPETTIVE

I protagonisti della ricerca sono i microRNA, minuscole molecole circolanti nel sangue che funzionano come veri e propri “biomarcatori”: segnali che riflettono la presenza e l’andamento di una malattia.

«Abbiamo dimostrato – continua Donofrio – che i microRNA miR-34a-5p e miR-21-5p possono fornire indicazioni importanti sulla prognosi e sul rischio di recidiva. Per la prima volta, in questo contesto, è stata utilizzata una tecnologia ad altissima sensibilità: la droplet digital PCR, che ci ha permesso di quantificare con estrema precisione la concentrazione di queste molecole con un semplice prelievo di sangue».

Il vantaggio per i pazienti è evidente: un monitoraggio meno invasivo, più rapido e personalizzato, capace di affiancare le terapie tradizionali e orientare le decisioni cliniche.

LA RICERCA, INVESTIMENTO DI QUALITÀ

«Questa pubblicazione è motivo di orgoglio per tutti noi – commenta Fioravanti – perché dimostra che a Cremona non solo si fa assistenza di qualità, ma si produce anche ricerca scientifica di alto livello». È stata il frutto di una collaborazione virtuosa tra ospedale, università e associazioni locali come la LILT. Un modello che guarda al futuro della sanità e della ricerca biomedica.

«Studi come questo dimostrano come l’investimento in ricerca di qualità nel territorio di Cremona possa tradursi in benefici significativi per la comunità, favorendo lo sviluppo di nuove terapie e migliorando l’assistenza sanitaria locale», conclude Fioravanti.

Nella foto centrale Carmine Donofrio e Antonio Fioravanti durante un intervento al cervello.

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