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Bisogna stare attenti quando si parla di democrazia; non tutto  ci è chiaro, anzi. Se è vero che siamo democratici per nascita, cioè siamo nati che la democrazia c’era già, è altrettanto vero che non sempre ne abbiamo coscienza. Ci comportiamo come bambini che ignorano i numerosi giochi che hanno a disposizione perché preferiscono divertirsi con qualsiasi  altro oggetto trovato per caso. 

La gente inneggia alla democrazia mentre diserta le urne. Ci caratterizza una dilagante immaturità politica e culturale – le due cose non sono mai disgiunte – , immaturità che ci rende sensibili alle solite proposte demagogiche la cui formula ricorre sempre uguale a sé stessa: soluzioni semplici a problemi inveterati e complessi. 

Alludo all’ultima “pensata” di Trump che per ingraziarsi l’elettorato, prospetta una sorta di deportazione di massa degli immigrati irregolari, cosa assai difficile da realizzare, ma ciò che è disarmante è il fatto che molti ci credono. No comment. 

Quando entriamo nel merito del concetto  della nostra democrazia, non possiamo ignorare che vi sono aspetti contraddittori: tracciamo una croce sulla scheda, il partito che riceve più croci è incaricato di formare una coalizione che, a sua volta, nomina i propri rappresentanti di governo… Ammesso che si riesca ad avvicinarsi ad uno di questi ultimi per le inevitabili lamentele, ti senti rispondere  senza esitazioni “Lei non sa chi sono io!” (Gaber, monologo sulla democrazia). 

Ad essere onesti bisogna riconoscere che anche i politici, pur nella loro vita esclusiva e privilegiata, hanno qualche problema: devono conciliare consenso elettorale e qualità delle decisioni da prendere; non è cosa da poco, ma loro hanno trovato un modo  efficace per riuscire nella difficile impresa; hanno capito che il sistema funziona come i vasi comunicanti: se si abbassa la qualità, si innalza il consenso. Continuando a citare Giorgio Gaber “abbassa un po’ oggi e abbassa un po’ domani, quando saremo tutti scemi la democrazia sarà perfetta.”

Il quadro poco esaltante appena descritto non deve, però, indurre a ipotizzare cambiamenti più o meno drastici dei meccanismi che regolano la democrazia: la “finezza”  delle teste che frequentano Monte Citorio e palazzo Madama, potrebbe facilmente aprire a derive poco compatibili con il concetto di libertà: quando sento parlare di snellire la Costituzione, mi vengono i brividi. 

Quello che noi cittadini dobbiamo capire è che il malcontento che ci pervade non è dovuto alla vetustà del sistema democratico,  bensì alla mancanza di autorevolezza (e quindi  di cultura e preparazione) dei personaggi preposti a far funzionare il sistema stesso, personaggi privi di spessore,  in cerca di un autore vero.

 

Giuseppe Pigoli

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