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E’ un 8 marzo mesto. Si sono guadagnate in questi mesi la ribalta donne che non ci rappresentano o almeno non me. Mi ha molto ferita come donna il discorso alla Camera di Daniela Santanchè. La circostanza è nota. La Ministra del Turismo doveva discutere la mozione di sfiducia, proposta dalle varie sinistre, dopo i fatti opachi riscontrati nelle sue società. Già il nome è fake. Si chiama Daniela Garnero. Santanchè è il nome dell’ex marito che evidentemente le faceva comodo tenere. Fa curriculum. A proposito di curriculum, professionale, politico e sentimentale, è un intreccio di montagne russe. Lo potete leggere online. Vi verrà il mal di testa. E’ laureata in scienze politiche, ha sicuramente capacità pirotecniche; prende, fa, disfa, compra, vende. Maneggia un sacco di soldi. In politica ha girovagato nei campi del Tennessee di tutte le destre, dopo An (i maschi non la volevano, si dice in giro) ha trovato asilo stabile in Forza Italia, dopo soste in partiti minori, per approdare infine a Fratelli d’italia. Le manca solo la Lega. Basterebbe ricordare una cosa fatta. Niente. A memoria, su due piedi, non viene in mente nulla di concreto per i cittadini, tranne la costosissima pubblicità all’Italia “Open to Meraviglia”, con la contestatissima Venere di Botticelli in versione influencer! Come se l’Italia avesse bisogno di marketing turistico. In alcune città bisognerebbe fare demarketing.

Ora le si contesta che abbia manipolato incautamente denaro del covid e altre debolezze con l’Inps, a discapito dei suoi dipendenti. La Premier le ha girato il cerino. Lei non si è dimessa e le dimissioni in aula sono state respinte. Vedremo che cosa stabilirà la giustizia. 

Dopo tutto questa laboriosa arrampicata, dopo tutto questo vagare, direbbe Vasco, ti devi sentire almeno un po’ male. Niente di questo. Sally si presenta in tutto il suo splendore e fa un discorso offensivo verso le donne, sbattendo loro in faccia  la sua sfrontatezza. Non una parola sui guai gestionali. Nulla. Santanchè ha fatto un intervento usando male il corpo e l’immagine delle donne. Mi sono sentita offesa, a nome di tutte le donne che amano la bellezza femminile, compresa la sua. “Io sono – ha detto – l’emblema di tutto ciò che detestate, lo rappresento plasticamente… sono una donna libera, porto i tacchi da 12 centimetri, tengo al mio fisico, amo vestirmi bene”. Ha poi aggiunto: “Sono anche quella del Twiga e del Billionaire, che voi tanto criticate”. 

La ricordo vent’anni fa quando cercava voti a Cremona, al mercato, con il cappello e gli stivaletti texani, portando in una città di provincia, un po’ suoresca, un approccio alla politica più adeguato a Forte dei Marmi, con tutto il glamour che si respirava nei suoi locali. Portava colore. Era bellissima. Ma non venne eletta. Noi cremonesi abbiamo invece avuto il privilegio di eleggerla alle elezioni politiche del 2022. Stanotte prima di addormentarci facciamoci un esame di coscienza. Che cosa sta facendo per noi? L’avete più vista? Ma che legame ha con la città? Potete citare la comparsata in Fiera due giorni fa, ma abbiate pietà: non vale. E’ nata a Cuneo. Segue le sue mirabolanti imprese. E’ cintura nera di assenteismo a Roma. 

Dopo il suo discorso non la trovo più neanche bella. Ha 63 anni e la faccia segnata dai lifting e dalla chirurgia. Ha i capelli lunghi che le oscurano gli occhi, gli outfit sempre grintosi mi sono sembrati brutti. Con il denaro si può comprare tutto tranne l’eleganza, il saper fare. Il decoro scaturisce dalla classe, che è innata, dalla nobiltà d’animo, dal cuore. Nasce dalla capacità di essere empatici, rispettosi e davvero innamorati di tutte le donne. 

Ho trovato il suo discorso autoreferenziale: io sono io e voi non siete niente. Un discorso sprezzante, odioso e violento.

Le donne che conosco non portano il tacco 12, ma scarpe comode per correre su e giù dalle scale, inseguendo degli adolescenti.

Le donne che conosco fanno fatica ad arrivare a fine mese.

Le donne che conosco hanno preso il reddito di cittadinanza, una mano invisibile che le ha aiutate in un momento di difficoltà.

Le donne che conosco fanno tre lavori insieme per sopravvivere.

Le donne che conosco e amo sono umili, lavorano con la testa china, si tengono. Adoro vedere una donna che si tiene, ma a volte hanno le unghie sbeccate, i capelli arruffati, il rossetto sbavato.

Le donne che mi piacciono sono quelle che hanno attraversato le tempeste, senza scorciatoie, con studio, fatica e coraggio.

Le donne che conosco hanno la Luis Vuitton presa a rate, perché volevano una borsa solida. Hanno solo quella e la usano 12 mesi all’anno, per tutte le occasioni da almeno dieci anni. Hanno dei vezzi, certo. Alcune hanno uomini accanto meravigliosi. Altre no. Soprattutto sono belle.

Le donne che conosco sono tutte belle, perché nei loro occhi brilla una luce intelligente. Sono ironiche, leali, simpatiche, generose.

Le donne che conosco sanno aiutare gli altri, senza farlo pesare. Sono tante, un caleidoscopio di fantasia. Conosco anche donne facoltose, ma non se la tirano. 

Lo spin doctor di Santanchè è da licenziare se le ha consigliato un discorso simile. Solo un uomo che odia le donne può aver scritto cose simili. La libertà è altro. 

Mi diede fastidio anche il discorso di qualche anno fa dello stile Ladylike di Alessandra Moretti, spinta forse dal desiderio di comunicarci che non era Nilde Jotti (!!!!). Mi ha irritato anche la vicenda dell’armocromista di Elly Schlein. Trovo urticante la degenerazione dei discorsi legati all’aspetto esteriore o con l’ostentazione delle proprie qualità fisiche o legate all’immagine. Una donna non ha bisogno di promuovere la propria avvenenza, o insistere sull’aspetto. La bellezza è un dono, nel caso di Ladylike è innegabile. Tenersi è un dovere, nel caso della Schlein. Ma molte non possono permetterselo. Si rischia di umiliare le altre donne, quelle che vanno dal parrucchiere due volte all’anno, quelle che si vestono con le prime cose pulite che trovano alla mattina, perché fanno mille cose. Sono le stesse che si fanno la ceretta con la lametta un secondo prima di andare in piscina, altro che estetista. Non c’è tempo.  

In questi giorni è emersa anche la faccenda delle Hermès taroccate che la nostra Santa avrebbe regalato anni fa all’allora compagna di Silvio Berlusconi. Ho sentito l’intervista a Francesca Pascale. Si è rotta una borsetta e l’ha portata in negozio per farla sostituire. Il negoziante imbarazzato le ha spiegato che era taroccata. Già, è da coatti regalare due borse (una Kelly basica costa 6 mila euro) alla donna di un uomo che si poteva comprare tutta la casa di moda di Hermès e in più gliele regali non originali… Questo episodio la dice lunga per profilare la nostra Santa. Sarà stata mal consigliata anche in quella situazione? Mah.

Discorsi, regali, posture, tacchi 12, atteggiamenti: è tutta farina del suo sacco. 

Buon 8 marzo! A tutte le donne, quelle belle davvero!

 

Francesca Codazzi

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