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La sera di sabato primo febbraio un ventottenne viene accoltellato a Cremona in via dei Mille. Era accorso in difesa di una coppia di fidanzati che era stata accerchiata da un gruppo di ragazzi, tutti di età apparentemente compresa tra i 16 e i 17 anni. I due invocavano aiuto e il giovane cremonese non s’è fatto pregare. Una volta intervenuto è stato a sua volta accerchiato e colpito alle spalle,  ma è riuscito a divincolarsi. Sabato scorso 22 febbraio,  la banda, presumibilmente la stessa, ferisce un dipendente del locale La Ciocco, in Galleria XXV Aprile. L’uomo perderà un occhio.

”A distanza di tre settimane dall’accoltellamento di mio figlio, non abbiamo avuto alcun riscontro. Il lunedì successivo al ferimento – racconta G.R., professionista cremonese – abbiamo sporto denuncia in questura. Ci era stato detto che saremmo stati chiamati non appena gli aggressori fossero stati identificati, invece nulla. Qualche giorno dopo il ferimento, mio figlio ha riconosciuto in centro due dei componenti della banda. Ha telefonato in questura, ma sul posto non ha visto nessuno e non ha avuto notizie in merito. Credo che il gruppo sia noto alle forze dell’ordine. Sabato scorso la gang era di nuovo in azione e le conseguenze sono state ben più gravi. Mio figlio è rimasto ferito in modo lieve perché è stato protetto dal giubbotto e la lama del coltello era corta: uno dei due colpi ha raggiunto la scapola, l’altro è stato sferrato all’altezza del rene. Al barista è andata molto peggio. Chi è preposto alla sicurezza che cosa fa? Aspettiamo che ci sia il morto per agire? Penso che torneranno a colpire. E’ questo timore e la consapevolezza della gravità della situazione che mi spinge a parlare. Non si è mai visto niente del genere a Cremona”.

G.R. ritiene che la gang sia nota alle forze dell’ordine. Si tratta probabilmente di italiani di seconda generazione, ma non può  affermare con certezza che se si tratti di magrebini. ”Il modus operandi dell’episodio avvenuto sabato scorso è identico a quello di tre settimane prima – precisa – per questo riteniamo che si tratti della medesima banda che agisce impunemente, forte della minore età dei componenti. Anche in quest’ultimo caso hanno causato deliberatamente l’aggressione. Provocano per suscitare una reazione che giustifichi la violenza. Quando il barista è uscito dal locale in soccorso agli aggrediti, è stato circondato e picchiato selvaggiamente. Hanno fatto lo stesso con mio figlio che però è ben piazzato e non ha avuto timore ad affrontarli. Ma è stato accoltellato”.

 

Vittoriano Zanolli

L'Editoriale

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