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Sorretto da una volontà di ferro, Giorgio Pini, medico anestesista dell’ospedale maggiore di Cremona, sposato e padre di un figlio, ha resisto trent’anni in un letto. Era perfettamente cosciente, ma poteva muovere solo gli occhi e con quelli comunicava. Era stato ridotto in quello stato da un incidente stradale. Un sabato pomeriggio di primavera a metà degli anni novanta, mentre era in sella della sua bicicletta da corsa, si era schiantato contro una Fiat Panda parcheggiata lungo una strada della Bassa Padana. Aveva urtato violentemente il capo sul lato inferiore del portellone aperto dell’utilitaria e il casco che indossava sempre durante i suoi intensi allenamenti non era bastato a proteggerlo. In un attimo la sua esistenza era cambiata radicalmente: da professionista affermato e motivato, amante dello sport e della vita all’aria aperta, si era svegliato in un letto senza la possibilità di muovere un muscolo, tranne gli occhi appunto. Il suo caso rientrava nella casistica dei ‘locked in’, che annovera casi disperati perché i danni neurologici provocati da incidenti simili a quelli di Giorgio sono a tutt’oggi irreparabili.

Giorgio Pini era stato un ottimo canoista. Le sue prime pagaiate risalgono all’inizio degli anni ’70 alla canottieri Bissolati, la società alla quale era iscritto. Il suo tempo libero dalla scuola e dallo studio – frequentò prima il ginnasio, poi il liceo classico Manin – era completamente dedicato agli allenamenti. E i risultati non tardavano ad arrivare. Roberto Magarini, suo compagno di classe e di banco, lo convinse nel 1972 a passare alla Baldesio, dove fece gruppo con atleti del calibro di Danio Merli, Giorgio Sbruzzi, Massimo Tisi e dello stesso Magarini.

Terminato il liceo e lasciata l’attività agonistica, si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell’Università di Brescia, dove si laureò a pieni voti. Specialista in Anestesia, intraprese subito la carriera ospedaliera. Appassionato motociclista, decise di vendere la sua Bmw, ritenendo che fosse troppo pericolosa. Uno scrupolo comprensibile, dato che da poco era diventato padre. Non la moto, ma la bicicletta gli ha riservato un destino crudele.

Dopo l’incidente, amici, compagni di scuola e di canoa andavano spesso a visitarlo nella sua stanza a casa, dove i giorni trascorrevano inteminabili. Ma ogni incontro si traduceva per lui in rimpianti e sofferenza. Col tempo quelle visite si diradarono e Giorgio continuò la sua vita circondato realmente dall’amore e dal sostegno fisico, morale e psicologico dei suoi cari.

Giorgio Pini, profondamente credente, ha lasciato questo mondo all’ospedale maggiore, nella speranza di una vita dopo la vita. La camera ardente sarà aperta nel pomeriggio di martedì 12 marzo all’obitorio del nosocomio. Le esequie funebri saranno celebrate il giorno successivo, 13 marzo alle 10,15 alla chiesa parrocchiale di San Sebastiano.

 

Vittoriano Zanolli

Nella foto centrale il K4 giunto terzo ai campionati italiani seniores del 1973 a Massaciuccoli: Giorgio Pini capovoga seguito da Massimo Tisi, Giuliano Pinoni e Roberto Magarini.

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