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Di Matteo Piloni, che batte il chiodo sul blog in tema di sanità pubblica con due uscite in data 7 e 9 ottobre, possiamo dire che non ha certo dalla sua quella saggezza popolare espressa nel proverbio che da una prospettiva vetero maschile ammoniva ‘non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca’.

Come è risultato dall’incontro dell’11 settembre col Comitato che rappresentiamo, Piloni è di quelli che pensano che si possa avere l’una e l’altra cosa, si può avere una sanità pubblica di qualità ben finanziata e insieme buttare soldi per demolire e ricostruire l’ospedale di Cremona, un ospedale nuovo nell’impianto, di soli 50 anni, la cui ri-qualificazione costerebbe enormemente meno come è stato dimostrato conti alla mano e come si sta facendo con grandi nosocomi lombardi, quelli sì vecchi. Lo scoglio non è però solo il Piloni-pensiero ma anche quello della consigliera Maria Carmela Rozza che nell’incontro dell’11 ha motivato il suo appoggio al nuovo ospedale così: “Gli ospedali vecchi sono ricettacoli di virus”. E non ha fatto meglio il consigliere Carlo Borghetti responsabile della sanità per il Pd regionale per il quale, senza conoscere il progetto, è buona cosa che a Cremona si butti giù e ricostruisca il Maggiore dal momento che esperti attestano che un ospedale non possa vivere più di 20-30 anni.                                                                                       

Ma, poiché il problema non tocca solo Cremona, il Comitato che rappresentiamo ha dato vita il mese scorso a un Coordinamento di Comitati Lombardi in cui sono confluiti ben cinque Comitati impegnati sugli stessi nostri fronti.                                                            

Noi ripetiamo il concetto: mentre il PD si crogiola nella raccolta firme e nel patrocinio di leggi di iniziativa popolare di là da venire, il territorio è già stato colonizzato dal privato e, come è palese, ci sono andate senza ritorno in questo ambito. A Piloni ripetiamo: c’è la propaganda e questa si chiama raccolta firme e promesse futuribili e ci sono i dati di fatto, un SSN al palo, liste d’attesa inevase e soprattutto un territorio già ‘occupato’ dal privato cui il cittadino non può che rivolgersi stante il disarmo del sistema pubblico. La domanda che resta è: cui prodest tutto questo? chi sono i veri portatori di interesse per il Pd e per Piloni? A chi serve un ospedale nuovo se mancano i soldi per non far morire il SSN? Se la Regione ha una responsabilità indubbia circa la gestione della sanità lombarda, dov’è la vera opposizione del Pd a questa dissennata politica? Cosa fa il Pd al governo (da quanto?) di una città prima in Europa per morti precoci da inquinanento?

Intanto che il PD fa lo struzzo noi facciamo opposizione dal basso e diamo notizia che il Comitato che rappresentiamo, insieme ai Comitati del Coordinamento, partecipa sabato 12 ottobre a una prima grande azione collettiva a Desenzano (nella foto centrale l’ospedale) in difesa del diritto dei cittadini ad una sanità pubblica di qualità, a un SSN efficiente e insieme contro il progetto di abbattimento e ricostruzione di un nosocomio che ha tutti i numeri per essere riqualificato non diversamente da come si sostiene per il Maggiore di Cremona.             

La manifestazione di sabato vede protagonista il Comitato che rappresentiamo con l’obiettivo di denunciare il deserto sanitario-assistenziale del territorio cremonese e insieme il caso dell’ospedale di Cremona per il quale si chiede una riqualificazione che ne faccia il punto di riferimento affidabile per l’utenza locale oggi costretta a un 28% di fuga verso altri nosocomi a titolo di mobilità passiva.

L’appuntamento di Desenzano è il primo passo dell’appena costituito ‘Coordinamento di Comitati per la difesa della sanità pubblica e degli ospedali Lombardi’.                                                                 

A Piloni diciamo che la propaganda non risolve il problema delle liste di attesa, la rarefazione dei servizi, lo spreco di denaro pubblico e che il compito di un partito che si dice democratico è quello di rispondere ai bisogni dei territori che si incrociano se c’è l’onesta volontà di leggerli e la dovuta disponibilità all’ascolto di chi dal basso lancia appelli ad oggi senza risposta. Noi continueremo a bussare a porte che sinora non si sono aperte e a chiedere che non si faccia propaganda strumentalmente su quei bisogni di sanità e assistenza che la Costituzione dichiara fondamentali.

Ora il re è nudo. Il privato è già padrone. Si corra ai ripari e si ammaini la bandiera della propaganda.

 

Gianluca Franzoni

Rosella Vacchelli     

Comitato per la difesa della sanità pubblica e dell’ospedale di Cremona

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