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Egregio Direttore,

chiedo ospitalità per dire la mia sulla famosa ipotesi di Cremona capitale della cultura italiana 2028. E premetto che non avrò la moderazione del recente intervento di Ada Ferrari. Esprimerò dunque qualche considerazione in quanto reduce da una mattinata di ordinario degrado che, dovendo recarmi in stazione, mi ha dato realistica misura di quel che un turista, intenzionato a conoscere le nostre bellezze, sarebbe in realtà costretto a vedere e subire.

Piazza delle tranvie con le risse e i ferimenti ormai quotidiani, che hanno per protagonisti per lo più stranieri e baby gang, è di fatto fra i settori più malfamati e pericolosi della città. Chissà che ne pensano le famiglie degli studenti che hanno proprio partenza e capolinea dei pullman scolastici in un luogo altamente ‘educativo’ circa l’ uso di tirapugni e coltelli a serramanico.

Nei giardini davanti alla stazione, dove un tempo portavamo i bambini a giocare, non si contano gli alberi via via decapitati, forse per far posto al dormitorio e bivacco di irregolari e sbandati che hanno eletto stabile domicilio sulle aiole. Nei brevi momenti di veglia tracannano birra sulle panchine, lesti a soddisfare le conseguenti urgenze fisiologiche contro la statua, eroicamente impassibile, di Garibaldi.

Entrando in stazione, lascio alla mia sinistra un tale palesemente ‘strafatto’ che serenamente vomita incurante dei passanti. Alla biglietteria non ho il tempo di tirar fuori il portafoglio che una giovane rom, parcheggiato nei pressi il passeggino, mi si attacca più insistente e bramosa di un testimone di Geova.

Fatto il biglietto, mi affretto a uscire e prender aria ma mi accorgo che, forse per la pavimentazione sbriciolata e instabile di piazzale e vialetti del giardino, ho di fronte un rebus di transenne.

Ma finalmente ecco una buona notizia: piazza Risorgimento, passaggio obbligato per il turista ferroviario, è diventata, per immeritato prodigio della natura, civettuola zona collinare grazie alle montagnole di materiali di scarto ammassati a lato.

Vogliamo consentire che il volonteroso turista che approderà da noi dopo aver superato crescenti difficoltà, tipo arrivare in treno in una capitale della cultura che, vedi caso, è anche capitale dell’isolamento ferroviario, portarsi il bagaglio a mano scoprendo che gli ascensori della stazione sono lì per finta, e in fine avere addirittura trovato un tetto per la notte, resti esposto a nuove delusioni? Non sia mai.

E allora non resta che il vecchio, collaudato sistema sovietico. Appena arrivano, li carichiamo sui bus a vetri oscurati e direttamente li scarichiamo sotto il Torrazzo, nelle poche centinaia di metri sempre tirati a lucido per ammaliare le allodole stanziali e di passaggio. Buona idea, no?

 

Lettera firmata

Cremona

Nella foto centrale rifiuti accatastati

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