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Molti la ricordano come fosse ieri e rileggendola sorge il sospetto che sia ancora qui fra noi: antipatica, furiosa,  indipendente e pronta a mostrare intuizioni straordinarie. Quest’ultima sua caratteristica ha sempre fatto arrabbiare i benpensanti di sinistra (anche quelli dall’intelligenza geniale come Dario Fo) che vorrebbero che l’umanità intera fosse un immenso coro di catechizzati che cantano una sola canzone. 

Ci voleva una forza della natura come lei per dare delle stronze alle femministe, di rimando agli insulti che le inviavano  perché dissentiva con parte del loro pensiero. 

Ci voleva un coraggio come il suo per manifestare aperta  antipatia nei confronti dei potenti della terra che stava intervistando, arrivando a togliersi il velo davanti all’ayatollah Khomeini o ad avere un contrasto aperto  con Kissinger e Gheddafi

Perché  una persona come quella dava così fastidio agli intellettuali? 

Perché, in contrasto con il pensiero comune, diceva che la rivoluzione non è sempre bella; è un cambiamento, è vero, ma in quanto tale non necessariamente foriero di fruttuose novità. 

Voleva cioè farci capire che il positivismo di ottocentesca memoria , a cui nemmeno oggi non sappiamo rinunciare, ci ha portato ad accettare come normale il fatto che un capo rivoluzionario diventi un dittatore e che questi non sia sempre un individuo dalle grandi qualità come intelligenza, cultura, interesse per la comunità e cose del genere; va ancora bene se sa giocare d’ astuzia  che molte anime semplici, purtoppo, scambiano per acume politico. 

Quando, parlando con i simpatizzanti del PD, indignati per la vittoria elettorale delle destre, rispondevo che  la Meloni non aveva vinto, ma che erano  le sinistre ad aver perso, venivo ricambiato con un  mutismo  risentito.

 Allora mi  tornava  in mente Oriana Fallaci, come avviene anche in questi giorni in cui si fa un gran parlare della flottiglia, pronta a salpare per portare aiuti ai palestinesi. L’iniziativa è indubbiamente lodevole e coraggiosa, ma manca qualcosa che viene puntualmente ignorato: un pensiero o un gesto o un’azione che consideri anche  gli ostaggi israeliani morti o ridotti a larve umane. Cioè  ritengo che manchi quel doveroso distacco che pone super partes e che distingue una iniziativa umanitaria vera da un’altra di stampo meramente politico. Mi rendo perfettamente conto che portare aiuti a quei disgraziati nel sotterranei di Gaza sia da sognatori velleitari, d’altro canto ignorare le sofferenze di individui in quelle condizioni non ci rende certamente migliori, nemmeno se portiamo aiuti a bambini denutriti. Quindi da un lato esiste il sacrosanto diritto di scegliere da che parte stare, dall’altro dobbiamo ottemperare ad un’onestà intellettuale che impone il rispetto per tutte le vittime delle angherie. Solo in questo  modo potremo definirci civili nei pensieri e nelle opere.

Si può giustamente obiettare che la destra estrema sta avanzando su tutti i fronti in modo massiccio e che ciò che preoccupa  non è solo il fatto che i suoi rappresentanti non abbiano idee, ma che non accettino coloro che di idee ne hanno. Giusto! Però dobbiamo accettare il concetto che i limiti degli altri non bastano ad assolverci dai nostri; se non siamo convinti di questo,  il nostro pensiero si è arenato fra “certezze” pericolose.

L’ottusa inanità del centro-sinistra (anche quello europeo) rasenta la pusillanimità che ha permesso il dilagare di questi  nuovi barbari che porteranno ad un inevitabile regressione sociale; perciò  non stupiamoci se alla ribalta salgono  potenti dall’aspetto sinistro: Trump bolso e incoerente, Putin diaccio e crudo e Xi amimico e inquietante. Dalla fine della guerra non si sono mai visti personaggi più opachi e ignoranti che giocano  a risiKo con il pianeta come fosse una semplice cartina geografica e chi perde paga da bere.

E qui cito ancora la Fallaci di cui, devo essere sincero, non condividevo tutto quello che diceva, ma che ammiravo per la coraggiosa indipendenza di giudizio; diceva – e mi trovava d’accordo – che i potenti non sono migliori di noi, causando la dissoluzione dell’alone mitico che li avvolgeva.

Vista la situazione si può dire che ieri come oggi aveva ragione. 

Giuseppe Pigoli

L'Editoriale

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