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Alla ricerca delle piante americane passeggiando in un paese della Liguria. Per una dichiarazione del genere sicuramente in altri tempi mi avrebbero preso per matto. Ora forse, ma l’idea è semplicemente secondaria ad una scelta diversamente motivata di un gruppo di piante per un lavoro sulla Liguria in fiore, e quasi tutte quelle selezionate erano casualmente di origine americana.

Da lì a fare di essa l’argomento dell’articolo è bastato poco, a sostegno anche dell’altra idea che la flora esotica non solo ha contribuito ad arricchire il nostro patrimonio vegetale, problemi vari permettendo, ma anche a ridisegnare il paesaggio, a modificarne drasticamente i connotati, al punto da renderli irriconoscibili ai nostri antenati precolombiani.

Siamo troppo abituati a cercare il pelo nell’uovo, a guardare il bicchiere mezzo vuoto, a polemizzare; ma a guardare quello mezzo pieno abbiamo tanto da guadagnare, soprattutto nell’umore, sebbene la mia idea della natura sia molto simile a quella di Werner Herzog, per il quale essa è crudele, spietata, non perdona. Eppure sa manifestare una bellezza vegetale tanto ricca quanto incantevole, e questo è un nostro vanto nazionale, nonostante l’ultima maledizione, il ragno violino (Loxosceles rufescens Dufour,1820), che il 13 luglio scorso ha ucciso un giardiniere di 23 anni. 

Questo grande valore è dovuto innanzitutto alla conformazione del territorio, sviluppato in lunghezza per circa 1200 km e in altezza dal livello del mare fino ai 4810 metri del Monte Bianco.

Questo non significa che le piante possono arrivare fin sulla vetta della montagna più alta d’Europa, ma è anche vero che finchè c’è terra/aria e finchè perdura l’attitudine alla ricerca, possiamo fare delle scoperte incredibili. 

L’Achillea nana L. e l’Artemisia genipi Weber ad esempio, sono state trovate fino a 3800 metri sulla Grivola , una montagna del massiccio del Gran Paradiso, a 169 metri dalla sua cima. Ma c’è di più.  L’ Achillea atrata L., data da noi fino a 3000 metri nella vicina Svizzera sale fin quasi sulla sommità  del Finsteraarhorn, ad oltre 4200 metri di altezza.

Non dimentichiamo poi l’esistenza di piante marine, la più famosa delle quali, la Posidonia oceanica (L.) Delile 1813, lungi dal ricordare la mucillagine che infesta l’Adriatico, è indice di mare pulito.

Alla ricchezza vegetale concorre pertanto la grande varietà di ambienti naturali che va dalle montagne alle colline alle pianure ai fiumi, laghi, stagni e quindi al mare, che permette uno sviluppo costiero di quasi 8 mila chilometri; un’enormità rispetto alla superficie globale del Paese.

Ambienti che favoriscono lo sviluppo di climi specifici e a loro volta ampiamente diversificati con una flora specializzata.

In aggiunta dobbiamo considerare tutte le specie esotiche che si sono adattate al nostro territorio, o come specie spontaneizzate, invasive/infestanti (croce e delizia), o semplicemente come specie coltivate in orti e giardini. Un grande patrimonio nonostante l’uomo abbia prodotto enormi devastazioni, soprattutto in pianura, che hanno portato al depauperamento o all’estinzione di diverse specie selvatiche.

Detto questo, è evidente come non sia necessario, per conoscer un poco questo patrimonio, effettuare impegnative escursioni; può essere sufficiente qualche piccola passeggiata, come feci ad agosto in un paese costiero della Liguria e, riprendendo la premessa, la mia attenzione si è focalizzata sulle piante provenienti dal continente americano.

In primis, per diversi motivi, il genere Bougainvillea, originario del Brasile. Innanzitutto per la sua bellezza ornamentale che da noi però è già sfiorita da qualche mese, mentre in Liguria manifesta ancora abbondanti e variopinte fioriture che vanno dal rosa (foto centrale), all’indaco violetto (foto 2 ) al rosso e all’arancione (foto 3), ad indicare la facilità con cui si possono ottenere ibridi (cultivar) diversamente colorati e l’importanza del clima per le loro diverse espressioni, ben sapendo però che il colore che vediamo non è quello dei fiori, bensì di foglie specializzate a funzione vessillare chiamate brattee, il cui scopo è proprio quello di richiamare, grazie alla loro vistosità cromatica, gli insetti impollinatori.  I fiori veri sono raccolti all’interno delle brattee, in piccoli gruppi e di colore bianco, col bordo crenulato e con un lungo e stretto tubo calicino rossiccio. Ennesima conferma che il fiore, in quanto parte riproduttiva, è nascosto perché protetto e poco appariscente.

In secondo luogo, la specie più diffusa, la spectabilis Willd, riprende il senso di questo lavoro, ossia un inno alla bellezza letteralmente “spettacolare” di questa pianta rampicante. 

Di origine centramericana e caraibica, nonostante il nome, la Canna indica L. si caratterizza per i vistosi fiori dai petali ampi variamente ripiegati ora giallo oro leopardati, ovvero maculati di rosso (foto 4) ora rossi più sottili ed eretti (foto 5). Pianta coltivata anche da noi nei giardini, ma molto più rara.

L’Agave americana L. (foto 6) ha il nome in testa riguardo all’origine che si colloca tra il nord ed il centro America passando per i Caraibi, e si caratterizza per questi enormi cespi di foglie glauche spinose ai margini e in punta, a crescita spontanea tipicamente sulle pareti rocciose a mare. Perciò è ritenuta a torto pianta tipicamente mediterranea. La simile Agave variegata (foto 7), ha le foglie verdi con un ampio bordo giallo crema.

La caratteristica del Cereus peruvianus o repandum (L.) Mill., (foto 8), un cactus diffuso in Sudamerica, è quella di raggiungere dimensioni ragguardevoli, tali da apparire come un vero e proprio monumento naturale, parte integrante dell’arredo della piazza. Ahimè in parte o sfiorito, o coi grossi boccioli di grandi fiori bianchi che però tendono ad aprirsi preferenzialmente di notte. Tipico il fusto glauco costolato con spine ai bordi, e ristretto in vari punti.

Dal centro sud America, la Lantana camara L. (foto 9) è considerata invasiva e devastante in molte parti del globo ove è stata introdotta a scopo ornamentale. Stranamente non ci sono da noi ancora segnalazioni in questo senso, a differenza di altre specie esotiche come il Sicyos angulatus L.  I bellissimi fiori multicolori in pannocchie dense, ravvivano l’atmosfera nei vasi come sui muri del paese.

La Zinnia elegans L., (foto 10) originaria soprattutto del Messico, appare splendidamente all’interno di una recinzione privata coi suoi molteplici vivaci colori, tendenzialmente dal rosa rosso al giallo, i flosculi periferici, costantemente dorati quelli centrali, mentre l’Ipomoea purpurea (L.) Roth (foto 11) , una rampicante dall’America centromeridionale, tende facilmente a diffondersi coi suoi cromaticamente speciali fiori blu rosa campanulati che spiccano in maniera sublime tra le verdi foglie e la nuda roccia. Alcuni ancora chiusi, altri già in frutto.

L’ Hibiscus coccineus Walt, (foto 12) dal sud degli Stati Uniti, con quei cinque petali rosso scarlatto ben distanziati tra loro, rappresenta una bellissima emergenza floreale, e infine col Beloperone guttata Brandeg., detto anche Justicia brandegeeana Lavaggio e LBSm, torniamo al punto di partenza, avendo una costituzione analoga a quella della Bougainvillea. Anche in questo caso, nell’infiorescenza, un involucro di foglie modificate, chiamate brattee, inizialmente verdi quindi rossicce, che avvolgono in maniera più serrata il fiore propriamente detto, bianco anche in questo caso, con qualche macchia rosso vinosa o marrone e che gradualmente viene a sporgere dall’involucro.

Originario del Messico, è chiamato anche pianta dei gamberetti perché dalla forma ed il colore richiama questi gustosi crostacei. Le brattee serrate dell’involucro assomigliano alle squame dei carapaci. Gli mancano le antenne, almeno sembra, perché a vederne l’evoluzione, una lunga antenna bianca, lo stilo emergente, le spunta. Dalla bocca però (la fauce fogliare), anziché dalla testa.

In definitiva, le sorprese e le bellezze sono numerose, solo a guardare le piante americane che “pacificamente” hanno invaso questo paese della costa ligure.

 

Stefano Araldi

 

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