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«Cremona abbiamo un problema». E non è Apollo 13 che chiama la base. Ma il centrodestra provinciale che non sa a chi rivolgersi.   Nella palta fino qui, sguazza nel tafazzismo. 

La Nasa non può aiutarlo e il buon senso è merce sconosciuta.  La logica non abbonda. La razionalità non è contemplata.  Ancora meno la furbizia.  

La politica non abita qui. Troppo complessa per capirla e praticarla. Oppure ci abita, ma è eccessivamente raffinata per essere compresa dai cittadini comuni. Così gli elettori, pilatescamente, se ne lavano le mani e disertano le urne. 

Forza Italia e Fratelli d’Italia sono partiti di centro-destra e su questo non si discute. Non è altrettanto certa la loro coesione su alleanze, strategie, progettualità. 

Uniti dalla collocazione politica, divisi dall’interpretazione del ruolo e in molte, troppe occasioni, si trovano uno sul pero l’altro sul melo. Come l’orchestra Casadei e i Rolling Stones. Come Ingmar Bergman e Woody Allen. Come Italo Calvino e Fabio Volo.  Stessa grammatica, ma obiettivi e pubblico assai diversi. 

Nessuna meraviglia. La causa sono l’habitat e il brodo di coltura della nostra provincia. È l’humus che nutre la politica locale. Che la cresce e le permette di prosperare. Che produce i propri rappresentanti per gemmazione o per partenogenesi dei leader. Brave persone, ma con poco carisma. Con patente per l’Ape e non per la Formula Uno. Con l’assicurazione kasko nell’eventualità di trombatura o defenestramento. Assicurazione estesa anche alle mezze calzette, per le quali a fine carriera un posto remunerato in qualche ente lo si scova. Sempre. Quasi sempre.

Il territorio è nicchia ecologica ideale per una politica statica e stagnante.  Omologata. Paradigma di omeostasi, la provincia è rappresentata da partiti più propensi al quieto vivere, che alla dialettica. Più inclini alla concertazione, che al confronto. Più portati alla spartizione, che al cambiamento. Più favorevoli alla pennichella sul sofà, che a una botta di adrenalina sulla Crew Dragon.

Definire conflittuale il rapporto tra Forza Italia e Fratelli d’Italia nell’ultimo anno – aprile 2024 ad oggi –  è poco rispetto alla realtà. 

Gli scontri tra i due alleati incominciano con la nomina del Consiglio di amministrazione di Padania Acque del 9 maggio dello scorso anno

Marcello Ventura, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia si accoda a Luciano Maverick Pizzetti, Pd, che sollecita di rinviare la nomina a dopo le elezioni comunali di giugno. Il plenipotenziario piddino per convincere gli scettici e i contrari gioca tutte le carte, dal due all’asso.  Ventura è al suo fianco, in rotta di collisione con Forza Italia, che invece si oppone alla richiesta di rinvio.  

I due alleati atipici sono sconfitti. Ma non dimenticano. Passano poche settimane e arriva la rivincita della coppia rossonera. L’occasione è la nomina di due membri nel Consiglio di amministrazione di Centro Padane. 

Il designato  di Forza Italia viene stoppato a favore di un altro presentato da Fabio Bertusi, pokerista – sempre con in mano la scala reale – e battitore libero della politica provinciale.

«La sua candidatura – dichiarò Ventura – è stata da me sostenuta personalmente. Questa ha trovato la condivisione anche del presidente della Provincia, vista la qualità della persona» (La Provincia, 24 maggio 2024). 

La confessione fa incazzare Forza Italia, ma anche alcuni esponenti di Fratelli d’Italia. 

Il tempo di respirare e arrivano le elezioni comunali dell’8 e 9 giugno.  Né Forza Italia, né Fratelli d’Italia, presentano un proprio aspirante sindaco. Viene in loro aiuto il buon samaritano Alessandro Portesani, volto nuovo della politica cittadina, senza tessere, padrini politici e santi in paradiso. Si candida e viene sostenuto dal centrodestra. Perde per una manciata di voti. 

Inizia un ping pong sui colpevoli dei mancati consensi. Un clima non da prima comunione. Portesani affronta la situazione con grande senso di responsabilità e freddezza. Potrebbe rappresentare il futuro vincente del centrodestra.  Forza Italia e Fratelli d’Italia dovrebbero però imparare a marciare anche divisi, per poi colpire uniti, un miracolo a Cremona.

Le recriminazioni per la sconfitta sono ancora in corso e sindaci e consiglieri comunali sono chiamati al voto per le elezioni provinciali del 29 settembre. 

Il Pd propone un listone unico, omnicomprensivo di maggioranza e minoranza.

Progetto ambizioso e troppo furbo, prevede d’imbarcare sull’arca di Noè oves boves et universa pecora, a sostegno di un solo candidato presidente. Poi avanti tutti insieme appassionatamente, a vele spiegate, per governare in condominio e privi di opposizione. Liberi di traccheggiare, affrancati da polemiche e contestazioni. Eccezione fatta per dispute farsa, teatrino per salvare la decenza e ostentare una verginità perduta.

Dopo alcuni tentennamenti del centrodestra la proposta è cassata. Vengono presentate due liste, una guidata dal piddino Roberto Mariani, l’altra dall’azzurro Alberto Sisti. In entrambi gli schieramenti figurano, incredibile a dirsi, candidati che fanno riferimento all’ubiquitario Bertusi, vincitore della competizione a prescindere dal risultato delle urne.

Il centrosinistra vince senza stravincere.  Il pareggio (sei a sei) dei consiglieri eletti tra vincitori e vinti scatena una resa dei conti nel centrodestra, un ok corral.  

Forza Italia schiuma di rabbia. Insieme agli altri alleati della coalizione accusa Fratelli d’Italia di aver favorito il centrosinistra grazie al voto dato agli avversari da alcuni suoi elettori. 

I titoli degli organi di informazione non lasciano spazio a interpretazioni ambigue e sottolineano la virulenza dello scontro.

«Inciucio Pd-Fratelli d’Italia, Centrodestra a pezzi» (vittorianozanolli.it, 30 settembre 2024).  «Fratelli d’Italia ha tradito il centrodestra portando voti a Mariani e al centrosinistra» (Cremonasera, 30 settembre). «L’elezione di Mariani avvelena il centrodestra: FdI ha tradito ancora» (La Provincia, 1 ottobre 2024). «Gli alleati: Fratelli d’Italia ha tradito il centrodestra» (Cremona Oggi, 30 settembre). «L’ira degli alleati su FdI: fuori dalla coalizione» (La Provincia, 3 ottobre).  

Ventura non ci sta. Si difende, ma senza agitarsi tanto. Sotto sotto non fa un plissé.  Bucaniere della politica locale, sa che non perderà il posto.

«Sono emerse – sottolinea per onor di firma – delle criticità che valuteremo al nostro interno e nelle sedi competenti, non certo lanciando accuse al limite della diffamazione» (La Provincia, 2 ottobre). 

Renato Ancorotti, senatore, meloniano certificato e garantito, dissente con discrezione.

«Non sono sorpreso dal comunicato dei nostri alleati, con i quali ho sempre mantenuto un canale di confronto aperto e trasparente, spesso franco ma rispettoso e leale» (La Provincia, 2 ottobre 2024).

Alle parole non seguono i fatti. Tanto rumore per nulla. Ma sull’hard disc rimane traccia della singolar tenzone.

Nei giorni scorsi, i tre consiglieri provinciali di Fratelli d’Italia costituiscono un gruppo autonomo. Li guiderà Attilio Zabert, già sindaco di Pieve d’Olmi, ricandidatosi senza successo lo scorso anno e astenutosi nell’elezione decisiva per la costituzione dell’Area omogenea cremasca.

«Questo (il gruppo autonomo ndr) – spiega – ci darà la possibilità di essere più incisivi in seno al consiglio nel portare le istanze degli amministratori locali e nel proporre le nostre idee di politica territoriale, anche in collaborazione con gli altri consiglieri di centrodestra».

«Fratelli d’Italia è all’interno del centrodestra – conclude Zabert – e reputo che si debba ragionare come centrodestra unito.   Spero la pensino così anche gli altri, per il bene del territorio» (Cremona Oggi, 9 aprile). Boh. Dividersi per stare uniti. Materia per Riccardo Pazzaglia il filosofo di Quelli della notte

Chiude il cerchio, l’assemblea per la nomina del consiglio di amministrazione della ATO di alcuni giorni fa. Forza Italia e Fratelli d’Italia non sono allineati sulla linea da tenere.

Forse in provincia di Cremona la questione non è l’alleanza del Pd con Cinque Stelle, ma del Pd con Fratelli d’Italia.  E per chi nota le coincidenze, gli scazzi sono esplosi quando all’ordine del giorno c’erano le nomine dei consigli di amministrazione. C’est l’argent qui fait la guerre. E il bene comune? Può attendere. 

E intanto Bertusi, da solo, fa ballare tutti.

 

Antonio   Grassi

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