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Ieri sera, 31 gennaio, secondo incontro pubblico a Sesto Cremonese organizzato dal comitato No Biometano di Casanova Del Morbasco. Erano presenti il presidente del Comitato Innocenzo Lo Franco e l’assessore Michael Schettino già intervenuto all’incontro precedente.

A spiegare con le slide il motivo dell’opposizione alla conversione di un impianto già esistente di biogas in uno maggiore di biometano, è stato il responsabile della Divisione Sostenibilità di Icopower Manrico Mattarozzi.

In sintesi ecco i punti principali per i quali l’impianto di biometano non può essere considerato parte di un sistema di economia circolare.

1. Materie prime. Gli impianti di biometano utilizzano biomasse (come rifiuti organici animali, residui agricoli, ecc.) come materia prima. Anche se questi materiali sono rinnovabili, la loro raccolta e trattamento richiedono energia e risorse per il semplice fatto che per giungere a destinazione devono essere trasportati su mezzi agricoli pesanti che rovinano le strade e ammorbano l’aria con le polveri sottili.

2. Emissioni. Durante il processo di produzione del biometano, possono verificarsi emissioni di gas serra e altri inquinanti, anche se in misura ridotta rispetto ai combustibili fossili. Queste emissioni non vengono eliminate e sono nocive alla salute e all’ambiente.

3. Residui. Dopo il processo di digestione anaerobica, restano dei digestati che devono essere gestiti. Se non vengono utilizzati in modo efficace come fertilizzanti, possono generare rifiuti, quindi altro trasporto per lo smaltimento.

4. Utilizzo dell’energia. La trasformazione della biomassa in biometano richiede energia per il processo stesso e per la gestione degli impianti. Se questa energia proviene da fonti non rinnovabili, il ciclo non è da considerarsi circolare.

5. Infrastruttura. La necessità di un’infrastruttura per la raccolta, il trasporto e la trasformazione della biomassa in biometano implica un impatto ambientale e un consumo di risorse che non è sostenibile. Inoltre anche lo smaltimento a fine vita dell’impianto stesso ha un costo rilevante.

Prezioso il contributo di Luigi Lipara, presidente del comitato BiometaNo di Cremona, che ha aggiunto un rischio in più, vista la vicinanza dell’industria alimentare Barilla: la possibilità di trasmissione nell’aria di batteri patogeni o tossime con conseguenze drammatiche e contaminanti.

Ecco perché è importante che i Comuni valutino con attenzione queste proposte da parte delle grandi multiutility come A2A. E’ fondamentale che vengano informati i cittadini e che si sostenga il lavoro di questi comitati che, come quello di Cremona, lavorando in sinergia fra di loro e con il contributo di tecnici esperti riescono a fermare definitivamente questi progetti che aggraverebbero ulteriormente la situazione già precaria della nostra provincia, da anni annoverata fra le più inquinate d’Europa.

 

Paola Tacchini

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