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Gioco a carte scoperte. Non mi è semplice scrivere questo articolo. No, non ho il blocco dello scrittore. Ho semmai il blocco dell’amico. Perché Marco Prandini – anzi, Rock Chef Marco Prandini – è prima di tutto un amico. E oggi mi tocca scrivere di lui. E da una parte è una cosa bella; dall’altra lo è un po’ meno. Perché la sua creatura più riuscita, il ristorante Quadrophenia, chiuderà i battenti il 30 giugno.

Fermi là. Non è l’ennesima saracinesca che si abbassa su una città pur agonizzante. Non è una sconfitta. Non è un segnale di cedimento. No. Prando, nonostante i successi accumulati da quando ha aperto il locale di via Porta Po Vecchia, coronando il sogno di una vita, chiude perché un bel treno gli è sfilato sotto gli occhi. Il treno s’è fermato e le porte si sono aperte. E Prando su quel convoglio ha deciso di salirci e imbarcarsi in una nuova e più impegnativa avventura. Sempre nel mondo della ristorazione, ça va sans dire

E sarà una bella sfida, ma conoscendolo, so che la “porterà a casa” con quella grazia che gli è propria. Quella grazia alla quale si riferiva Hemingway quando gli si chiedeva cos’è il coraggio, e lo scrittore rispondeva che altro non è se non “grazia sotto pressione”.

Io e Prandone ci conosciamo da… aspetta, vent’anni? Tengo per me aneddoti di vita che abbiamo condiviso e che racconto volentieri al bar, di certo non qui. Ma una cosa la posso dire: Prando è nato per la cucina. E pure il Nelson, che rilevò e riaprì insieme a un socio anni fa, andava a gonfie vele. Eppure gli andava stretto. Oddio, vista la stazza di mister Prandini, ci può pure stare. Il fatto è che gli andava stretto perché lui, che aveva cucinato e studiato in Inghilterra e in un sacco di altri posti, era all’alta ristorazione che pensava. Era là che voleva approdare. E lo ha fatto, dopo aver lavorato in svariati altri posti, aprendo il Quadrophenia nel maggio del 2019.

E al Quadrophenia ha dato il massimo. Chi c’è stato anche solo una volta non può che confermarlo, perché quel locale è il suo locale. E’ lui. Prando è nei piatti raffinati e inediti, e negli arredi (a sfondo rigorosamente rock, perché… non c’è un perché: perché Prando è rock, fine della storia).

Ne ha passate mica poche per far sì che quel locale si affermasse. Che trovasse un suo spazio. E ce l’ha fatta, con la solita determinazione. Col solito piglio deciso e il sorriso che non gli ho mai – mai – visto mancare su quel faccione barbuto.

Poi è arrivato il treno. E Marco ha deciso di accettare una nuova sfida. Oh, d’altra parte la persona è fatta così. Ce l’ha pure tatuato: Born to run, titolo della canzone di Springsteen (suo idolo). Born to run, nato per correre, mica per fermarsi. Mica per far crescere il muschio sulla roccia, come direbbero gli americani.

Sicché, eccolo partire per una nuova avventura. Qui a Cremona, sì. Ma il resto sarà lui a divulgarlo. E io, che con Prando ci ho mangiato le bistecche (quando ancora non ero praticamente vegetariano come ora) alle 5 del mattino dopo qualche seratona, qualche massiccia bevuta e qualche suonata, so che farà bene. Farà molto bene dove andrà. E anche là imprimerà il suo marchio. Perché quando ce l’hai, è inutile che ti trinceri dietro l’understatement: la tua firma esce fuori. E’ inevitabile.

Ergo, da una scommessa vinta, lo chef ne accetta una tutta da giocare. Tipico del Prando. Mica lo fermi, quello. 

E io che ti posso dire, amico mio? Che tutto andrà alla grande, che saprai essere all’altezza. Ecco quel che mi sento di dirti. Lo dico perché ho in mente un episodio recente. Qualche mese fa. Quella tua espressione sorniona quando per presentare il mio libro t’ho portato 60 persone nel locale, che molte neanche sono riuscite a entrare e se ne sono dovute andare. E io che me la facevo sotto e dentro di me mi dicevo: “Se ci porto dieci persone mi va di lusso”. Sessanta e passa ne son venute. E tu ci ridevi su. E te lo leggevo negli occhi che lo sapevi che sarebbe andata così. Per questo te ne stavi là sereno col sorriso di chi ha già letto il finale.

E allora, che dubbi possiamo avere per il futuro di Marco Prandini? Nessuno. Dove andrà farà bene. Tocca solo aspettare che ci dica dove quel treno farà la sua fermata.

E siccome ho parlato di Prando ma in fondo ho parlato anche di me, perché le nostre vite si sono incrociate tanti anni fa e non si sono mai divise, è bene che io mi taccia e lasci parlare Marco Prandini. Ecco allora qua sotto la lettera con la quale oggi ha voluto rendere nota la sua decisione.

Federico Centenari

Cari amici, siete pronti per la news più rockeggiante del 2025?

Come ben sapete, ogni posto ha la sua storia e la sua identità e i miei locali hanno sempre occupato un periodo ben definito nella mia vita. QUADROPHENIA, per me, ha rappresentato il periodo della piena maturità personale e professionale. È stata una stagione impegnativa ma ricca di “successi”: passatemi il termine, che non vuole essere pretenzioso ma semplicemente descrivere quello che ho provato in questi anni. 

Però… però, come si suol dire, certi treni passano una sola volta nella vita, ed è questo il mio caso. L’occasione si è presentata e credo sia giunto il momento di spiccare il volo per salire ancora più in alto. 

Quello in via Porta Po Vecchia è stato un viaggio bellissimo, ricco di soddisfazioni, a volte difficile… giusto per dire, sono sopravvissuto al covid, mi hanno investito, mi hanno messo una protesi, ma ho tenuto duro e il mio spirito non ha mai vacillato! 

Ora mi sento pronto per una nuova sfida e mi è sembrato giusto comunicarvelo. Sarà a Cremona? Sarà lontano? Sarà per il prossimo anno? 

Questo, spero che comprendiate, non ve lo posso ancora dire per ragioni tecniche! Quello che posso assicurarvi, però, è che anche nella sua prossima avventura Prando non vi deluderà!

QUADROPHENIA resterà operativo fino al 30 giugno 2025, quindi abbiamo tutto il tempo per salutarci, per abbracciarci e per farci gli auguri guardando a un futuro ancora più bello e ricco di soddisfazioni!

Sperando, non ve lo nascondo, anche di trovare qualcuno che possa continuare questa storia meravigliosa in questo posticino meraviglioso che trasuda di cuore, musica e passione per la buona cucina! 

Continuate a seguirmi per sapere a tempo debito ogni cosa e per il momento permettetemi di ringraziarvi tutti di cuore!

D’altra parte, chi mi conosce lo sa: io sono nato per correre, non per fermarmi. Per dirla con il “mio” Bruce: “Born to run”!

Marco Prandini

Nella foto centrale Prandini, Centenari e Pegorini

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