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”È più che probabile che la lista unitaria non si farà. Non si farà perché non ci sono le condizioni politiche, ma nemmeno la maturità per arrivarci: la Provincia, se non verrò riformata, ha poche deleghe con le quali si hanno margini piuttosto risicati per fare politica. Chiaro che se ci fosse uno bravo, sarebbe in grado di fare tanto con poco ma in questo momento, in provincia di Cremona, sindaci capaci di fare leadership e di trascinare un territorio si contano sulle dita delle mani di un monco. Detto questo si deve fare con il materiale umano che si ha”.

Mentre sono in corso le grandi manovre tra i partiti che cercano di accordarsi sul cosiddetto listone,  in vista delle elezioni del presidente e dei consiglieri da votare unitariamente alle elezioni del prossimo 18 settembre, uno degli attori in campo, che chiede l’anonimato, sgombra il terreno dal macigno. ”Non mi piace la riforma a metà delle Province – precisa – ma non posso fare altro che accettarla e agire di conseguenza. Oltre a tutto questo, la partita si gioca su diversi piani e per una serie di veti incrociati, soprattutto in casa del centrodestra, l’accordo è ben lontano dall’essere raggiunto. Credo che rimarrà solo una suggestione”.

La proposta di lista unitaria è servita, in primis, per verificare lo stato di ciascuna coalizione e per misurarne la reazione in funzione della quale provare a trovare una sintesi su liste e candidature. ”Certo è che si ci fossero condizioni diverse e persone diverse – precisa l’interlocutore – se ne potrebbe parlare ma nello stato dei partiti in cui si trova oggi la nostra provincia, con chi si riesce a parlare seriamente di strategia territoriale?”

Al centrodestra quello che a tutt’oggi appare più una provocazione che un progetto concreto, è servito a misurare l’unità della coalizione, o, meglio, le divisioni interne. ”La Lega – valuta l’interlocutore – ha perso molti amministratori e sindaci. Quindi conta poco. Basti pensare che nei due consigli comunali più pesanti, quello di Cremona e quello di Crema, che assieme hanno la maggioranza del voto ponderato, hanno, in tutto, due consiglieri. Fratelli d’Italia avrebbero la volontà di guidare la coalizione ma, al momento, ha pochi amministratori e per il partito della Meloni il giro buono per fare il pieno e innescare un cambio di leadership nel centrodestra provinciale sarebbe dovuto essere questo. Forza Italia vorrebbe attestarsi la leadership perché, al momento, è il partito del centrodestra che ha più amministratori, solo che non ha esponenti e peso politico ai livelli istituzionali più alti. Salini, come ben sappiamo, ormai sta nello spazio”.

”In ultima battuta ci sono i civici del centrodestra – spiega il nostro interlocutore – che sono considerati dei reietti da alcuni partiti della coalizione. Tuttavia costoro, nel frattempo, hanno conquistato voti ponderati pesanti soprattutto a discapito dei partiti del centrodestra”.

E nel centrosinistra? ”Pd e alleati hanno l’esigenza di tenere tutti uniti, da quelli che vorrebbero la lista di centrosinistra a quelli che hanno rivendicazioni territoriali. Coloro che vogliono la lista di centrosinistra la pongono come condizione imprescindibile. Dovrebbero darsi da fare per portare voti alle elezioni provinciali, invece di scrivere comunicati stampa poco utili. Se il sindaco di Casale Cremasco Antonio Grassi e i suoi consiglieri non andassero a votare, porterebbero comunque acqua al mulino del centrosinistra visto che avrebbero votato centrodestra. Singolare che il documento sia stato firmato anche da Celestina Villa che è assessore esterno a Casale Cremasco e che quindi non ha nemmeno diritto di voto alle elezioni di secondo livello. Grassi è ben consapevole di non poter incidere in nessun modo. Per inciso, mi risulta che a tutti i consiglieri comunali di centrosinistra della provincia di Cremona, Grassi compreso, sia stato inviato un modulo contenente domande le cui risposte servono per avere riscontro degli orientamenti e numeri”.

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