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“Stazione ferroviaria e ospedale maggiore non possono diventare luoghi di ricovero improprio: non è dignitoso per le persone fragili e non è accettabile per la città. Chiediamo al Comune di chiarire, numeri alla mano, se sta esercitando fino in fondo le responsabilità che la legge gli attribuisce ”, con queste parole Alessandro Portesani capogruppo di ‘Novità a Cremona’ ha annunciato il deposito di un’interrogazione a risposta verbale, sottoscritta anche dal consigliere Cristiano Beltrami, per chiedere chiarimenti sulle responsabilità del Comune nella gestione delle persone senza dimora, con particolare riferimento alle criticità emerse in stazione ferroviaria e presso l’ospedale maggiore.

L’atto richiama la legge 328/2000, che attribuisce ai Comuni la competenza primaria nella presa in carico e programmazione degli interventi sociali su situazioni di grave marginalità.  Si parte proprio dalle situazioni denunciate dai media. Si chiede quante persone, senza dimora, siano state monitorate negli ultimi sei mesi in stazione e in ospedale. Quante di loro siano state agganciate e prese in carico con un progetto sociale. Se esistano protocolli operativi formalizzati con i gestori delle infrastrutture e con Asst Cremona. Quante uscite congiunte (servizi sociali, unità di strada, Polizia locale) siano state effettuate e con quali risultati.

Collegato a questo tema c’è il problema dell’unità di strada notturna. I consiglieri chiedono se sia oggi attiva. Quale soggetto la gestisca (Comune, Caritas, Croce Rossa o altri), con quale frequenza settimanale, in quali fasce orarie e in quali aree della città, con particolare riferimento alla stazione ferroviaria e all’ospedale maggiore.  Se sia oggi attiva un’unità di strada gestita dalla Caritas. Se tale unità di strada Caritas sia tuttora prevista nell’ambito della convenzione in essere con il Comune e, in caso affermativo, con quali obblighi operativi. Si chiede inoltre se l’unità di strada Caritas non sia attualmente operativa, per quali motivazioni ciò sia avvenuto e se l’eventuale sospensione o disattivazione sia stata concordata con il Comune, determinata da scelte organizzative, da riduzione di risorse economiche o di personale, o da altre cause. Ma soprattutto se l’Amministrazione intenda ripristinare o potenziare tale strumento, considerato il suo ruolo essenziale nell’intercettazione precoce e nella presa in carico delle persone in grave marginalità.

Poi il capitolo ‘dormitorio’. Se sia stato ufficialmente riattivato e, in caso affermativo, da quando e con quali orari di apertura, capienza e criteri di accesso.

A fronte di questo si chiede all’Amministrazione se esista un piano locale specifico, con quali obiettivi, indicatori e risorse. C’è poi il tema  che riguarda la convenzione con la Casa dell’Accoglienza / Caritas. Si chiede il valore economico complessivo della convenzione e la sua articolazione tra prima accoglienza, seconda accoglienza e servizi correlati. Se sia sufficiente l’attuale capienza, alla luce delle saturazioni registrate; se siano previste estensioni, incrementi di posti o soluzioni integrative.

“Non è un attacco al volontariato, che fa quello che può – prosegue Portesani -. Proprio per questo chiediamo chiarezza su strumenti e organizzazione del Comune”.

«Servono risposte puntuali: senza dati e senza coordinamento non si governa un fenomeno complesso – aggiunge Cristiano Beltrami -. È una verifica doverosa, non una polemica».

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