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La misoginia, cioè l’odio verso le donne (dal greco μισέω miséo = odiare e γυνή guné = donna), è certamente molto antica. Ogni civiltà ne ha lasciato testimonianze, ma l’odio verso le donne potrebbe avere un’origine preistorica. Insigni studiosi sono convinti, infatti, che il misogino, prima che il fuoco rischiarasse le volte delle caverne, sia stato allattato da una madre misogina con latte entrato come latte e uscito veleno. A tal proposito un pensiero di Chamfort (1741-1794) conferma che le prime portatrici di misoginia siano state le donne: “Qualunque male possa un uomo pensare delle donne, non c’è donna che non ne pensi peggio di lui”. 

Partiamo dalla misoginia nell’antica Grecia per arrivare al medioevo, dove l’odio per le donne ha coinvolto anche insospettabili ecclesiastici. Esiodo (VIII secolo a.C.) : “Non ti seduca la donna che col deretano addobbato, le parolette vezzose, ti vuole levare il granaio. Dare fiducia alla donna vuol dire fidarsi dei ladri”. Sempre in Grecia, Semonide di Amorgo (VII secolo a. C.): “… Il più gran male che Dio fece è questo: le donne. A qualche cosa par che servano ma per chi le possiede sono un guaio. Chi sta con una donna non trascorre neppure un giorno in santa pace”.

Platone (427-384 a.C.) nel dialogo intitolato Timeo non sa dove collocare le donne: se tra gli animali ragionevoli o tra i bruti. Questo passo fu alla base del Concilio ecclesiastico di Macon (585 d. C.) che si pose il problema dell’esistenza dell’anima delle donne. Tra i latini, Orazio (65-8 a.C.) assicura che, molto prima di Elena e della guerra troiana, la donna fu causa turpissima (taeterrima) di guerre.

Giovenale (50-127 d. C.) implora l’amico Postumo di non ammogliarsi: “Non ti credevo pazzo, eppure prendi moglie”. Lucrezio (98-50 a.C.), nel suo quarto libro, accende l’orrore per la donna con i fuochi della commedia e un’arte feroce di fisiologo erotico e sostiene che gli amanti non si curano della verità: “Per loro una nana è una piccoletta carina, una balbuziente ha un parlare simpatico, una sporca e fetida è soltanto una bellezza un po’ trascurata”.

Continuando l’analisi dei molti esempi di misoginia nello scorrere dei secoli, monsignor Giovanni Della Casa (1503-1556), autore di un trattato in latino An uxor sit ducenda (Se s’abbia da prender moglie):  “… e quando siete costretti ad andarci a letto, non vi parrà di esser condotti alla tortura? non vi vorrà essa abbracciare? non vi vorrà forse baciare? E sarà come se foste costretti  a introgolarvi nel fango delle fogne. E a sentire il cattivo odore delle ascelle e di altre parti che offendono insieme vista e olfatto, come potrete, non dico trovar diletto, ma chiudere un occhio quanto la notte è lunga?”.  Si tratta dello stesso Della Casa autore del celebre Galateo.   

Esiste però, come detto, una misoginia che sorprende, che lascia stupefatti. E’ quella dei Padri della Chiesa, che operarono nel V secolo, santi le cui opere furono fondamentali per lo sviluppo della dottrina e della spiritualità della Chiesa. San Giovanni Crisostomo (344-407): “Quando vedete una donna, pensate di avere davanti a voi non già un essere umano e neppure una bestia feroce, ma il diavolo in persona; la sua voce è il fischio del serpente”.

San Cipriano (210-258): “Lontano da noi questa peste, questo contagio, questa rovina nascosta. La donna è lo zucchero avvelenato con cui il diavolo si impadronisce delle nostre anime”, e ancora: “Le donne sono demoni graziosi che fanno entrare gli uomini nell’inferno per le porte del paradiso”. San Gregorio Magno (540-604) vescovo di Roma e Papa: “La donna possiede il veleno di un aspide e la malizia di una scimmia”.

Tertulliano (155-230) apologeta cristiano che negli ultimi anni, venuto in contatto con sette eretiche, fu l’unico a non ottenere il titolo di Padre della Chiesa: “Donna, tu dovresti andare coperta di stracci in perpetuo lutto; i tuoi occhi dovrebbero essere pieni di lacrime: tu hai perduto il genere umano”. 

San Gerolamo (morto il 30 settembre del 420) è implacabile: “La donna è la porta di Satana, la via dell’ingiustizia, la pinza dello scorpione”. Nel corso dei secoli successivi la presenza della misoginia non sorprende e continuerà con poeti e scrittori di grande risonanza, ma quella dei Padri della Chiesa è stupefacente.

 

Sperangelo Bandera

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