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GLI EDITORIALI DI ADA FERRARI

Stato laico, libero di autodeterminarsi o protettorato ecclesiastico? Il dubbio può sorgere di fronte al quotidiano incalzare del romano pontefice che prospetta castigo divino a chiunque respinga i migranti. Ovvio che, non trattandosi di articolo di fede bensì di materia opinabile, la coscienza dei credenti non è vincolata alla famosa infallibilità papale. E la questione potrebbe chiudersi qui. Senonché il comune buon senso, che nessun nuovo catechismo ha per ora iscritto fra i vizi capitali, esige di dire la sua. A partire dalle più ovvie evidenze.
Primo: una esecuzione letterale dell’esortazione ad accogliere tutti, senza se e senza ma, rapidamente ci condurrebbe al tracollo delle finanze pubbliche. Senza, per giunta, minimamente incidere sulle gigantesche criticità di un continente di cui il cieco Occidente ha a lungo sottovalutato il potenziale esplosivo di scandalose povertà.
Secondo: le risorse necessarie a fronteggiare l’ emergenza profughi, di cui il capitolo dei minori non accompagnati è voce di crescente onerosità, non si attingono da fondi neri o celesti, moltiplicazioni di pani e pesci, ma progressivamente riducendo la già ridotta coperta assistenziale destinata a chi maggior diritto ne avrebbe dopo una vita di lavoro e consistenti versamenti previdenziali. E qualcosa ne sanno le stremate risorse dei nostri Comuni. Per dirla chiaramente, l’astratto richiamo all’universale fratellanza diventa spesso nella sua concreta declinazione amara beffa scaricata sulle spalle dei più deboli.
Terza considerazione. Nessuno sottovaluta il prezioso contributo dato al nostro Paese da chi approda da noi in sincera ricerca di lavoro e dignità, meritando di trovare sia l’ uno che l’ altra. Ma di altrettanta evidenza è che l’ Italia è ormai costretta a misurarsi con una inquietante massa di arroganti e imprevedibili sbandati che non puntano né a integrazione né a fusione bensì a una sostituzione etnica cui non è affatto estraneo un disegno di supremazia islamica. Stupisce come la Santa Sede sorvoli, almeno apparentemente, sul paradosso della situazione: una catechesi cattolica così indiscriminatamente ‘accogliente’ sta di fatto facilitando il lento ma ineluttabile processo di islamizzazione di quel che resta della civiltà cristiano occidentale. Problema sicurezza alle stelle e battuta d’arresto della acquisita libertà delle donne di girare sole quando e dove gli pare. Femministe in rivolta? Macché. Zitte e mosca.
L’attuale pontificato davvero appare un salto nel totalmente altro rispetto a tutto il precedente decorso di una dottrina sociale cattolica tradizionalmente abilissima nel bilanciare slanci e azzardi della dimensione profetica col prudente realismo suggerito dal contesto storico. Un sapiente intreccio di realismo e profezia che ha sempre cercato l’accordo con la razionalità umana: anche in questa provvidenziale attitudine sta il segreto di una straordinaria longevità istituzionale.
Quanto più limpida e credibile apparirebbe la catechesi sui migranti se, con uno slancio da molti auspicato, il pontefice decretasse il Vaticano ‘città aperta’, in prima linea nell’ accoglienza. Le risorse di cui dispone non si contano: mezzi finanziari, sterminate proprietà immobiliari, palazzi apostolici, il sostegno di un’autorevole rete diplomatica mondiale da mobilitare per la distribuzione internazionale dei migranti. Ma, al momento, assistiamo a tutt’altro, ponendoci non poche domande. Riguardo per esempio all’alto rango fiduciario riservato dal Papa all’attivista no global Luca Casarini, figura discussa e a suo tempo attenzionata per indizi circa la natura affaristica del suo zelo umanitario: champagne ad ogni Ong straniera che forza con successo le nostre acque territoriali. Poi non stupiamoci se le chiese si vuotano e il gettito del 5 per mille s’avvia a fase calante.
Ada Ferrari

L'Editoriale

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