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Nella chiesa di San Francesco d’Assici al quartiere Zaist, centinaia di persone tra genitori e fratelli, straziati dal dolore, il dirigente Roberto Calabrese e insegnanti del liceo Anguissola, compagni di classe e amici ancora increduli, autorità locali chiuse nel loro cordoglio, hanno dato l’estremo saluto a Elisa Marchesini la studentessa quindicenne investita e uccisa da un autobus all’inizio di via Dante la mattina di venerdì scorso mentre stava recandosi a scuola. In rappresentanza del Comune di Cremona il sindaco Andrea Virgilio, gli assessori Simona Pasquali e Santo Canale. E’ stato il vescovo Antonio Napolioni a concelebrare con i sacerdoti della parrocchia il rito funebre. Tutta la città si è stretta in un abbraccio ideale ai familiari osservando il minuto di silenzio indicato dall’Amministrazione comunale agli esercizi pubblici. Commoventi le parole nel corso delle esequie pronunciate dal papà Paolo, affiancato dalla moglie Anna Lisa, e dal fratello Dario.

Ed ecco il ricordo di Francesca Codazzi.

Accadono eventi ingiusti a persone di animo buono, che stimo, che vedo serene e in pace con la vita. La tragedia che ha colpito una cara collega e, pure, un’amica, di tante confidenze, strappate nei cambi d’ora e momenti condivisi a scuola, è insuperabile.  La morte di un figlio è selvaggia e contronatura. Non esistono parole consolatorie e solo il silenzio, l’attesa muta della rassegnazione, se mai si può raggiungere, è forse il miglior alleato. Ora Elisa abita nel cuore di chi l’ha amata. Nel cuore si attutiscono il rumore di fondo, le parole della gente, il chiacchiericcio. Resta un battito ancestrale che picchietta all’unisono. Come quando quel figlio era dentro di noi. Come una pioggia d’amore.
Elisa non c’è più. Non va cercata nella routine, nei momenti festosi in famiglia, nella sua stanzetta, fra giochi e compiti da eseguire, nei viaggi, nelle confidenze strappate in cucina, nei suoi hobby. Di lei resterà per sempre l’immagine spensierata di una studentessa che una mattina come tante andava a scuola. La figlia di tutti noi. Perché è una sofferenza che si è spalmata, a macchia d’olio, toccando le nostre vite.
Davanti al dolore della morte, penso sempre a Sant’Agostino. Nelle sue Confessioni dopo la morte della mamma scrive: “Signore, non ti chiedo perché me l’hai tolta, ma ti ringrazio perché me l’hai data”.
Le mie più sincere condoglianze a tutta la famiglia Marchesini e Reibaldi.
Francesca Codazzi

 

L'Editoriale

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