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Tre. Come gli uomini in barca, i porcellini, le Parche. Tre come la Trinità, i gradi nella massoneria, le tentazioni di Cristo. 

Tre come il Trio Lescano, quello di Pippo non lo sa, ma quando passa ride tutta la città.

Tre come i consiglieri regionali della provincia di Cremona che, diversamente dai tre moschettieri, non sono tutti per uno e uno per tutti. Preferiscono il ciascuno per sé e Dio per tutti. Per nobiltà d’animo e per il bene del nostro territorio si dichiarano compatti e coesi, disponibili a stringersi a coorte. E si fermano lì.

Non sono tre galli nel pollaio. Dignitose e rispettabilissime seconde file, fanno quello che possono. Compiono diligentemente il lavoro e non importa se i risultati non sono eccelsi.  Conta l’impegno. E quello non manca. Succede con gli alunni che studiano molto, ma stentano a prendere la sufficienza, però vengono elogiati dai professori.

E stare in seconda fila non è disdicevole. Neppure disonorevole.  L’étoile è unica e già danzare con lei è un privilegio. Un esercito di soli generali non esiste. E todos caballeros è una fake. 

In ordine alfabetico, sono arrivati nella metropoli lombarda e tuttora ci stanno Matteo Piloni, Marcello Ventura, Riccardo Vitari.  Il primo Pd, il secondo Fratelli d’Italia e il terzo Lega.

Piloni e Vitari cremaschi. Ventura cremonese.  Precisazione non formale, assume anche un significato politico. E chi lo nega non è obiettivo.  Cremaschi più flessibili, cremonesi più bizantini.

Piloni è il decano. Quarantacinque anni, è un navigatore provetto. Capitano di lungo corso, si muove con abilità e disinvoltura nelle acque infide della politica e se la cava sempre a meraviglia.   Gran lavoratore, è presenza costante del Consiglio regionale. Ottimo venditore di se stesso, l’8 gennaio sul sito del Gruppo del Pd della Regione ha scritto: «Non tutto ciò che conta può essere contato, ma è comunque giusto raccontarlo».

Se questo è vero, coerente Piloni snocciola i numeri dell’attività svolta nel 2024 in Regione.  Un riepilogo da leccarsi i baffi: 100% di presenze in aula, 12 progetti di legge sottoscritti (di cui uno come primo firmatario), 38 interrogazioni presentate e 26 tra mozioni e ordini del giorno. Tanta roba. Ha colto l’importanza dei social e imperversa sul web.  Interviene su tutto lo scibile umano. Per ora ha risparmiato ai suoi follower la quantità giornaliera di pipì che produce. Domani chissà? Non è disponibile una statistica sui comunicati stampa diffusi dai politici e amministratori locali, ma a puntare sulla prima posizione in classifica di Piloni, con ogni probabilità non si sbaglia.

Con WhatsApp aggiorna in modo costante e continuativo i sindaci sui bandi regionali, su iniziative d’interesse per i comuni. Mantiene un costante rapporto con il territorio. Non è settario: a lui si rivolgono anche amministratori senza tessera del Pd in tasca e sono ascoltati.

I cremonesi non lo amano. Lo sopportano.

Per i cremaschi è un prodotto IGP della Repubblica del Tortello. Come il Carnevale di Crema e il salva. La spongarda. Come i Pantelù. Se senza il pandoro Bauli non è Natale, così senza Piloni il Cremasco non è tale.

Per i cremonesi è lo straniero integrato nel sistema, che occupa una poltrona sulla quale sarebbe più opportuno sedesse un residente nella Repubblica del Marubino. 

Nel 1995, la cremasca di Sergnano Carla Spelta, contro ogni previsione, era stata eletta in Regione al posto del cremonese Giuseppe Tadioli, designato dal partito. Pochi mesi dopo la Spelta si dimise per cedere la poltrona allo sconfitto. Allora il Pd si chiamava Pds. Altri tempi. Altri metodi. Altra storia. Altro tutto. C’erano i compagni e il partito non era considerato un ascensore per salire la scala sociale.

L’abilità di Piloni sta nella capacità di schierarsi in maniera netta e inequivocabile su questioni importanti, ma mai foriere di polemiche e divisioni all’interno del Pd. Non causa attriti nel partito. Non è motivo di scazzi tra piddini cremonesi e cremaschi. Non è pretesto di tensioni tra l’ala più attenta e condizionata dagli stakeholder e quella più interessata ai problemi del territorio. 

Nel Cremasco Piloni organizza incontri per contrastare insediamenti logistici. Nel Cremonese, sulla stessa questione, evita interventi precisi e circostanziati. Maestro nel dire quel tanto che basta per evitare l’accusa di disinteresse, è inaffondabile.

Nella polemica di questi giorni sui 13 milioni di euro, che la Provincia vuole trasferire da Dovera a Casalmaggiore, non è stato evangelico. Non ha detto devono restare a Dovera, o viceversa sono da spostare a Casalmaggiore. Prudenza comprensibile, ma nel dicembre 2018 aveva firmato un ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale, ordine del giorno che sollecitava la realizzazione della tangenziale di Dovera. 

Piloni è apparso sfuggente sul biometano e sul nuovo ospedale di Cremona.  E sfuggente significa togliersi d’impiccio da una seccatura con una dichiarazione o un’intervista. Con un documento o un ordine del giorno.  Con un post su Facebook o una storia su Telegram. Con un mordi e fuggi. E chi s’è visto, s’è visto.

Piloni non è Frank Underwood di House of Card, ma è sulla buona strada per arrivarci.

Agli antipodi del consigliere piddino si colloca Ventura, sessantenne meloniano. Fisico da rugbista, è in Regione dal 2023.  Poco empatico, carrierona nel Lions, un feeling con le società sportive, è stato consigliere comunale e provinciale.  È sbarcato a Milano con un bottino di 2.525 preferenza, meno della metà delle 5566 di Piloni.  Attuale coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, Ventura ha una feeling speciale con Luciano Maverick Pizzetti, Pd storico. Un’affinità elettiva – complice la fluidità politica imperante – palesata la primavera scorsa durante la querelle per la nomina del consiglio di amministrazione di Padania Acque.  

«Concordo con Pizzetti, reputo inaccettabili fughe in avanti e forzature innaturali per rinnovare i vertici a maggio» (La Provincia, 11 aprile 2024).

Un’intesa confermata nei giorni scorsi quando – riferisce La Provincia – il top gun piddino è stato l’unico rappresentante di altri partiti presente al congresso cittadino di Fratelli d’Italia. «Assenti invece in blocco, i colleghi del centrodestra» (La Provincia, 23 febbraio).

Troppo cremonese per piacere ai cremaschi, Ventura è stato criticato da Renato Ancorotti per il risultato delle elezioni provinciali del settembre scorso. Il senatore cremasco, punto di riferimento di Fratelli d’Italia nel territorio provinciale, aveva utilizzato l’accetta: «Certo, sono soddisfatto dell’elezione dei nostri tre consiglieri, ma non posso fingere che, per quanto riguarda l’elezione del presidente, tutto sia andato secondo i piani. Forse è andato tutto secondo i piani di altri, ma non certo di Fratelli d’Italia, il partito a cui tutti noi dovremmo garantire lealtà» (La Provincia, 2 ottobre 2024). 

A tutt’oggi gli effetti del suo impegno in Regione non hanno corrisposto alle aspettative create al momento della sua elezione. Ventura non si è rivelato il valore aggiunto per la nostra provincia, ma bocciarlo sarebbe ingiusto. Chiedergli di dare di più non è fuori luogo.  Molto di più. Sulla polemica per i 13 milioni di euro rivendicati da Casalmaggiore a scapito di Dovera è rimasto in silenzio. Della serie: se c’ero dormivo.

Ventura è il borghese che non vuole rogne. Brava persona. Niente eccessi. Distante anni luce dallo stile di Giorgia Meloni, con lui il cambiamento è privo di speranza.

Vitari è giunto in consiglio regionale per grazia ricevuta.  Per l’ineleggibilità di Filippo Bongiovanni, che l’aveva preceduto nel numero di preferenze. Per esperienza politica e amministrativa, se Piloni e Ventura sono dei veterani, lui è un apprendista, ruolo che svolge con passione. Ma anche con l’umiltà di chi è consapevole del salto che ha fatto: da sindaco di Ticengo a consigliere regionale senza mai avere ricoperto una carica di partito. A suo merito la volontà, accompagnata dai fatti di rappresentare il nostro territorio. Dall’inizio del mandato ad oggi ha fatto passi da gigante. Ha curato la comunicazione e, come il consigliere piddino, usa WhatsApp per aggiornare gli amministratori locali su bandi e attività regionali.

È cresciuto politicamente e non teme di prendere posizioni anche scomode. Sui 13 milioni della discordia si è schierato senza esitazioni, con linguaggio inequivocabile, contro l’ipotesi di toglierli a Dovera a favore di Casalmaggiore. È il bravo ragazzo che potrebbe stupire. Merita un’apertura di credito.  

Tre. Come i consiglieri regionali. Come pensare, progettare, fare. Per il territorio.  

 

Antonio Grassi

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