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GLI EDITORIALI DI ADA FERRARI

“Errare è umano. Perseverare è diabolico”. Credevo che questa perla di comune buon senso fosse ormai universalmente acquisita. Così non è. Ne è, per esempio, all’oscuro quell’Ursula Geltrude Albrecht in Von der Leyen che, pur col fascino carismatico di un ghiacciolo all’anice, ha riafferrato la presidenza della Commissione Europea dopo tortuosi ‘do ut des’ magistralmente condotti, tanto per cambiare, dal gruppo dei Socialisti che, perso il pelo, non perde il vizio. Al voto di milioni di cittadini europei, non propriamente entusiasti degli indirizzi comunitari, Nostra Signora d’Europa con impeccabile bon ton prussiano ha dunque risposto con un secco ‘Io tiro dritto’. Niente di diverso da una rieducatrice di antico regime convinta che il miglior modo di rispondere a un malessere sia aggravare le cause che l’hanno prodotto. Non un’aperta riflessione sul senso dell’esito elettorale, nessun cenno autocritico, nessuna traccia di quella voglia e capacità di lettura di un vistoso processo in atto quale la crescente disaffezione di milioni di europei alla presunta ‘casa comune’. In breve, nessun indizio di quel che fa la differenza fra un manovriero burocrate e un autentico statista. La ragione addotta in difesa della bizzarra maggioranza fortunosamente varata è ovviamente la necessità di fermare l’ avanzata estremista. Interessante sarebbe capire quale criterio si utilizzi per distinguere moderati da estremisti posto che nel 2019 alla nomina della Von der Leyen furono vitali i voti grillini così come oggi lo sono quelli dei Verdi fra i quali militano fior di moderati che neppur troppo velatamente invocano una specie di manicomio criminale per chiunque non giuri sull’origine antropica dei cambiamenti climatici. Nel complesso, strappo notevole e utilitaristico compromesso giocato al ribasso rispetto all’originario perimetro cristiano liberale e anticomunista impresso alla CDU tedesca da Konrad Adenauer.

Il che induce a varie riflessioni sul progressivo assottigliamento di spessore e senso delle democrazie contemporanee che paiono procedere ormai fra piani non comunicanti. Da un lato procedono indisturbate le pratiche consuetudinarie, tipo le periodiche consultazioni elettorali. Dall’ altro, l’efficacia pratica del loro esito appare sempre più debole scontrandosi con la refrattarietà di schemi e aggregati di potere ad elevatissima capacità di autoconservazione e resistenza ai più forti scossoni elettorali. Quel che si presenta come uragano in grado di cambiare tutto, si riduce a innocuo refolo che bussa a una stanza dei bottoni perfettamente insonorizzata.

Ma veniamo ora al racconto ufficiale dell’ intera vicenda confezionato a onore e gloria dei paladini dell’Europa che, reduci da novella Lepanto, l’hanno strappata alle truci orde sovraniste. Ogni elemento concreto e politico svapora e si trasfigura nei tratti dell’epico scontro fra le forze del Bene, paladine dell’ Ambiente e quelle del Male, capaci di ogni abiezione. Tipo avvicinarsi alle vette alpine senza adeguata mascherina che impedisca al fiato di alitare verso i ghiacciai affrettandone lo scioglimento.

Ma basta con la malizia. Forse quel che alla mia vista corta appare come uno scombinato carrozzone comunitario, è invece un congegno svizzero di perfetta programmazione. Ecco la spiegazione. Tempi duri si prospettano infatti per milioni di proprietari di immobili a rischio di non essere né affittabili né vendibili perché inferiori alla classe energetica imposta da qualche remota cupola di burocrati nordici. I quali, non avendo mai visto le case di un centro storico italiano, non sospettano quanto più facile sia raderle al suolo e rifarle che fargli superare la famigerata classe G o condannarle alla muffa inopportunamente incappottandone i vecchi muri. Ma proseguiamo nell’ipotesi. Che succede? Si crea un enorme parcheggio d’immobili congelati e sottratti (che ne pensa la Costituzione?) al legittimo diritto dei proprietari di disporne come meglio credono. Ecco che a questo punto scatta il provvidenziale congegno di un’Europa che sa davvero guardare lontano. Qui infatti entra in gioco Ilaria Salis che,ora sagacemente piazzata in quota Giustizia, spalancherebbe porte e finestre degli immobili congelati alla devota platea di abusivi cui deve il transito dalle galere ungheresi al podio europeo. Ed ecco che, almeno sull’emergenza abitativa, i conti tornano e la quadratura del cerchio è raggiunta. Dal “Proletari di tutto il mondo unitevi” di Carlo Marx ad “Abusivi di tutto il mondo unitevi” di Ilaria Salis. Che poi ciò sottintenda il transito da falce e martello, simboli del lavoro, a spranga e grimaldello, simboli di tutt’altro, è, di questi tempi, trascurabile dettaglio.

 

Ada Ferrari

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