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Di tutto, di più. Una miniera. Il report del Programma nazionale esiti (PNE) 2025 redatto dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), è una radiografia, una Tac, una risonanza magnetica degli ospedali italiani. Un’indigestione di dati. Un tourbillon di parametri.  Un mare magnum di informazioni dove pescare tutto ciò che serve per diagnosticare  lo stato di salute degli ospedali italiani. (https://pne.agenas.it/assets/documentation/report/agenas_pne_report_2025.pdf)

Documento ineccepibile, ha il suo punto debole nella difficoltà a identificare le 197 strutture più scarse, rimandate al prossimo anno, destinate a un processo di revisione della qualità, dovranno passare l’esame dell’audit.  Quattordici quelle lombarde, ma è arduo scovare nel documento il loro nome e l’ubicazione, ammesso che siano indicate.  Giusto così: si evitano polemiche sterili e giustizialismo giacobino. 

Lo studio ha monitorato 1.117 strutture pubbliche e private di ricovero per acuti. Si è avvalso dei dati delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO), linkati con l’Anagrafe Tributaria (per la verifica dello stato in vita dei pazienti) e con il flusso dell’Emergenza-Urgenza (EMUR) per la parte relativa al Pronto Soccorso. 

Ha monitorato otto ambiti: cardiocircolatorio, sistema nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, gravidanza e parto, osteomuscolare, nefrologia. Un octatlon delle strutture ospedaliere con una classifica generale e otto parziali riguardanti le specifiche aree esaminate.

Una sintesi del lavoro si trova nel comunicato stampa ufficiale del ministero della Sanità.(https://www.agenas.gov.it/images/2025/9_dic_pne/RISULTATI_per_comunicato_STAMPA_09-12-2025.pdf).

 Ventisei pagine che, oltre alla classifica generale con i 15 ospedali migliori in relazione ai parametri citati, contengono anche le otto graduatorie delle strutture valutate di livello molto alto/alto nelle singole aree considerate. Graduatorie che superano le 15 posizioni.

L’ospedale di Cremona non figura nei top della classifica generale e neppure in quelle delle sezioni specifiche. Un fantasma.  Non significa una bocciatura da arrossire. Non è un catorcio. Non è da 110 e lode. Nemmeno da 110.  L’esclusione non è una tragedia. Sarebbe esagerato stracciarsi le vesti.  Spesso i laureati senza la lode si rivelano campioni sul lavoro. 

Questo non evita il fastidio e il disappunto nello scoprire che tutte le province confinanti con la nostra si distinguono per la presenza di uno o più ospedali in almeno una delle classifiche per area. 

Bergamo, Brescia, Lodi, Parma (Fidenza) brillano anche tra le magnifiche 15. Parma, con 5 presidi, spopola nelle graduatorie parziali. 

Nell’area cardiocircolatoria Mantova si pone al vertice. Di Cremona non si trovano tracce. Peccato. La recente applicazione di due pacemaker wireless (Cremonasera, 22 ottobre 2025) e il trattamento dell’aritmia cardiaca con la tecnica complessa della elettroporazione (www.zanolli.it, 10 dicembre), testimoniano che in riva al Po la cardiologia non è trascurata. Non sta nel sottoscala. Non è l’ultima ruota del carro.  È al passo con i tempi e con l’evoluzione della medicina. A Cremona il cuore è accudito con professionalità e dedizione. Con il cuore. 

Allora perché l’ospedale cittadino è scomparso dai radar dell’Agenas? 

La risposta arriva da Pietro Cavalli: «È verosimile che la classifica in questione non tenga in gran conto l’impegno e la competenza degli operatori sanitari».  Dunque, «si tratta prevalentemente di un modello organizzativo, non clinico» (www.zanolli.it, 17 dicembre).

In altre parole sono struttura e organizzazione che fanno acqua, non gli operatori.

I risultati del Programma nazionale esiti impongono una riflessione calma e ponderata. Non frettolosa, ma nemmeno con attese bibliche. 

Se non ora quando?  In tempo per aggiustare il tiro per il report di Agenas del 2026. Comunque prima dell’inaugurazione del nuovo ospedale e la rottamazione dell’attuale.

L’usurpatore sarà l’ottava meraviglia del mondo.  Atteso come il messia, diverrà «paradigma per la realizzazione di nuovi ospedali nell’era post pandemica» (Documento di indirizzo e controllo, pagina 5).  Ma il lupo perde il pelo, non il vizio e coerente con la tradizione italica non si è affrancato dalle previsioni sbagliate.   More solito, le spese calcolate per realizzarlo sono lievitate, ancora prima di iniziare i lavori.  

Dalla tavola 15 dello Studio di fattibilità redatto nel settembre 2022, revisionato nel febbraio 2023, si evince che le spese previste ammontavano a 250 milioni e 702 mila euro, ai quali si aggiungevano altri 30 milioni per trasferimenti aree esterne e demolizioni. A tre anni di distanza siamo a 600 milioni. Un impegno finanziario più che raddoppiato, ha sottolineato il Movimento per la riqualificazione del vecchio. (www.zanolli.it 29 novembre).

Il termine dell’opera è fissato per il 2031, un’eternità per i tempi sincopati di oggi. Sostenere che i costi potrebbero raggiungere il miliardo di euro non è un azzardo, un’eresia e da punire con il rogo. Il Movimento per la riqualificazione dell’ospedale ha adombrato la possibilità che il progetto iniziale venga ridimensionato. Che l’astronave della sanità cremonese si riduca a un modernissimo aereo cargo. Che Cremona rimarrà nella sanità terrena e non quella galattica. Ha chiesto delucidazioni ai responsabili della sanità locale. (www.zanolli.it 4 dicembre).  Non ha ricevuto risposte convincenti.  Per evitare polemiche che non giovano a nessuno sarebbe auspicabile  chiarire lo stato dell’arte. 

Al netto di tutto questo, resta aperta la questione dei clochard che bivaccano di notte nelle sale d’attesa e in altri luoghi dell’ospedale. La loro presenza o meno non rientra negli otto indicatori scelti dall’Agenas per la classifica generale e parziale sull’efficienza della struttura. Influisce però in modo significativo sul giudizio dei cittadini.

Responsabili della sanità locale, politici, pubblici amministratori non sembrano intenzionati ad affrontare il problema. Tacciono. Come gli struzzi, infilano la testa sotto la sabbia. Come le tre scimmiette non vedono, non sentono, non parlano. Come Tafazzi, con il silenzio, si martellano gli ammennicoli virili che poi tanto virili non sono se temono il confronto. 

Secondo uno stereotipo molto utilizzato, i clochard sono gli invisibili. Telecolor, controcorrente, li ha filmati in ospedale e mostrati. I 9 minuti e 3 secondi del servizio sono un esempio di ottimo giornalismo, testimonianza di una situazione che fa onore alla città. Questo il link  https://www.youtube.com/watch?v=wjtRqBcN75o&t=98s. 

Superfluo ogni commento. Inutile scandalizzarsi. Troppo facile e da maramaldi. Le parole sono sterili. I fatti concreti.  Cremona come Roma: mentre in città si discute, Sagunto viene espugnata. Risultato: l’ospedale escluso dalla classifiche dell’Agenas, ma accogliente con  i clochard. E’ inclusivo. Non male.

 

Antonio Grassi

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