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‘Mokusatsu’. Con questa semplice ma assai complessa parola, l’Alto comando giapponese rispose ufficialmente alle richieste degli Alleati di resa incondizionata uscite dagli accordi di Potsdam. 

È una parola giapponese che sta per ‘ignorare’ o ‘trattare con tacito disprezzo’, ma può anche indicare l’imbarazzo o il disagio, o anche semplicemente il non sapere come rispondere.

Secondo alcuni storici, fu l’uso di questa equivoca espressione a causare lo sgancio della prima bomba atomica della storia, giacché gli Alleati la interpretarono col primo significato e cioè come la non volontà dei giapponesi di arrendersi. Volontà che certamente era in gran parte reale, ma che forse faceva comodo a una decisione presa comunque a prescindere dagli americani, e cioè quella di mostrare al mondo intero che avevano la bomba e che potevano distruggere tutto e tutti. E infatti. per non lasciare dubbi. ne scaricano un’altra su Nagasaki pochi giorni dopo a confermare che ne avevano piu di una e che tutte funzionavano eccome.

Quel primo lancio dal bombardiere Superfortress B29 “Enola Gay”, provocò in pochi minuti oltre 45.000 morti, a altrettanti nei mesi seguenti, anche se portava banalmente nome e cognome della madre del pilota, probabilmente una casalinga del Midwest che sfornava polpettoni e crostate di mirtilli e che mai avrebbe pensato di essere associata alla più rapida e imponente carneficina di tutta l’umanità.

Quel gesto letale e orribilmente crudele ebbe in realtà due conseguenze estremamente positive per tutta l’umanità: pose fine alla più devastante guerra della Storia e ha garantito per 80 anni che a nessun altro venisse in mente di sganciare di nuovo una bomba nucleare.

Come diceva sempre Mao Tse Tung, tutti vogliono la pace, ma una guerra finisce solo con un altra guerra. E così fu: solo l’inizio della Guerra Fredda nucleare pose fine alla Seconda guerra mondiale.

E parlando di guerra, come sempre. occorre ricorrere alla orribile ma necessaria contabilità dei cadaveri, per capire le ragioni crudeli di tale opportuna decisione. Lo sbarco in Normandia, il famigerato D-Day, passato alla storia come la più grande operazione militare in Europa, causò circa 20.000 morti, in parti pressoché uguali tra alleati e tedeschi.

Ebbene, il solo sbarco a Okinawa, isola più tropicale e lontana del Giappone, costò 20.000 morti tra gli alleati e 130.000 tra i giapponesi, cioè ben 7 volte I morti del D Day. Gli americani pertanto stimavano che invadere il Giappone, che rifiutava categoricamente di arrendersi, sarebbe costato circa 3 milioni di morti. Ed ecco che la scelta della bomba parve ancor di più opportuna: nn risparmio netto di 2 milioni e 900.000 vite…

E, paradossalmente. furono proprio gli americani, gli unici ad averla usata, a creare e alimentare ossessivamente con il cinema e la televisione la mostruosità della bomba, proprio per dissuadere gli altri a usarla e per ricordare a tutti quanto fosse potente chi la possedeva.

Quell’impressionante fungo atomico entrò così tanto orribilmente nell’immaginario collettivo, da rendere per anni la minaccia nucleare il peggiore dei fantasmi occidentali.  Chi è nato prima degli anni 90 é letteralmente cresciuto col terrore delle radiazioni  nucleari, soprattutto perché quasi tutti i cartoni animati di allora erano giapponesi, i quali l’ossessione della bomba non se la riuscivano proprio a levare di dosso tanto da infilarla perfino in quasi tutti i cartoni animati per bambini.

E come se non bastasse, nel 1986 un altro incubo atomico prese corpo: lo scoppio del reattore di Chernobyl ci gettò in un panico devastante, che cambiò radicalmente Le nostre abitudini alimentari energetiche e ambientali. Soprattutto perché accadde proprio in casa di quelli che possedevano l’altra metà dell’inferno nucleare, quei sovietici che avevano iniziato a produrre armi atomiche appena dopo gli ignari americani, che pensavano ne avrebbero avuto  il monopolio per decenni. 

Fu invece grazie alle infallibili spie di Stalin che i russi ebbero tutti I segreti della bomba a tempo di record. Alcune di queste spie erano in realtà dei simpatizzanti comunisti che addirittura facevano parte dello staff del creatore della atomica, quell’ormai arcinoto Oppenheimer che del resto era pure lui un socialista dichiarato …

A insospettire un poco gli americani, ma non quanto avrebbero dovuto, fu un episodio poco noto ma interessantissimo: durante la conferenza di Yalta, Truman ritenne opportuno, oltre che strategico, avvisare Stalin di essere in possesso di una nuova arma dal potere inimmaginabile. Il georgiano, di gran lunga il più abile stratega politico del ‘900, anziché spaventarsi o chiedere informazioni non fece una grinza e anzi gli rispose di usarla subito contro i giapponesi…Truman pensò …a Stalin non viene in mente nemmeno di fare una domanda su quella nuova arma e ci dice di farci esattamente quello che stavano progettando di fare…? 

Ed è così che in un batter di ciglia, esattamente 80 anni dopo, in Alaska sono sempre russi e americani che decidono i destini delle guerre, con buona pace degli europei perennemente indignati e perennemente ininfluenti.  Allora come ora. 

 

 

Framcesco Martelli

sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

docente di Archivistica all’Università degli studi di Milano

 

Nella foto centrale Putine e Trump in Alaska

 

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