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Meglio sgomberare il campo da equivoci. Luciano Maverick Pizzetti è tra i migliori e più decorati politici della provincia di Cremona. Sessantasei anni il prossimo 4 giugno, vanta un curriculum da fuoriclasse, impensabile per il resto dei suoi colleghi locali oggi in attività.  Dopo una brillante partenza da segretario provinciale della FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana) senza mai steccare, con un crescendo rossiniano, in sintonia con la metamorfosi del partito, ha raggiunto la vetta. Una scalata degna di un plurimedagliato campione olimpico.

Con l’abilità di un corsaro ha attraversato il mare in burrasca sulla nave che ha portato il Pci ad essere Pds, Ds, Pd. Odissea che non gli ha impedito di occupare lo scranno di consigliere comunale, provinciale, regionale. Ma anche quelli di deputato, senatore, segretario della Presidenza del Senato e sottosegretario di Stato. È stato segretario provinciale e regionale del partito. Attualmente è consigliere comunale e presidente del consiglio di Cremona.

Pizzetti possiede carisma, leadership, autorevolezza.  Abbonda di cazzimma – un misto di astuzia, spregiudicatezza e cinismo – che con altre doti un po’ avvizzite, caratterizzano la cassetta degli attrezzi del politico intenzionato a non restare mezza calzetta.  Dispone di elasticità, intuito, diplomazia. È calcolatore e pragmatico.  Determinato e concentrato sul suo obiettivo, gode dell’appoggio dei media proni all’establishment. Abile a costruire alleanze, è l’interlocutore politico riconosciuto dagli stakeholder, che a Cremona sono il sacro Graal.   La sua intransigenza sulla necessità di costruire il nuovo ospedale e nella difesa della cessione di Lgh ad A2A, conferma la sua vocazione per lo straordinario.  Il sostegno inossidabile alla realizzazione dell’autostrada Cremona-Mantova, gli conferisce il marchio di uomo delle grandi opere e lo rende inviso ai minimalisti.

Dialoga con l’opposizione e la blandisce, quando gli conviene ed è certo di portarla sulla propria barricata. La snobba e cerca il colpo del ko se intuisce che gli è ostile o manca lo spazio per una trattativa a lui favorevole. 

Il feeling con Marcello Ventura, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, e la presenza al recente congresso del partito della Meloni spiegano più di un saggio di 200 pagine la maestria di Pizzetti nel traghettare i concorrenti sulla propria sponda. La fortuna aiuta gli audaci e lui lo è, ripagato dalla buona sorte che gli ha permesso d’incocciare controparti e negoziatori accondiscendenti. O arrendevoli.

Lungimirante, sa attendere. Interviene al momento opportuno e non teme di essere il Papa che parla ex cathedra.  E non lo preoccupa risultare tranchant nei giudizi e nelle valutazioni.

Meglio dell’indiano Navajo, l’amico di Tex, sa interpretare i segnali di fumo e cogliere le trasformazioni di una società liquida e cangiante, dove la rapidità delle decisioni fa la differenza e rappresenta un valore aggiunto. 

Da oltre trent’anni è il più influente rappresentante nell’albero genealogico cremonese Pci-Pd, ma non scalda le folle. Temuto, rispettato, ascoltato, non è empatico. Pizzetti è uomo di potere. Gestisce senza sconti per il bene comune, ma non sempre le aspettative e le priorità dei cittadini coincidono con le sue. 

Memorabile, trent’anni fa, la sua esibizione di muscoli. La dichiarazione, rilasciata alla conclusione dello spoglio delle schede per il referendum consultivo contro la costruzione dell’inceneritore a San Rocco, è un must di arroganza. Di indifferenza ai fatti, fuga dalla realtà. Esempio di distopia politica e incapacità di ammettere la disfatta.

Vinsero i contrari, con relativa batosta per i favorevoli all’impianto. Fu la Caporetto del Pd, favorevole all’inceneritore. Neppure la moviola e un arbitro di parte avrebbero potuto invertire il risultato.  La missione impossibile riuscì a Pizzetti.

«È una grande vittoria – commentò – per il buon senso e la razionalità. Solo un terzo dei cittadini cremonesi si oppone alla realizzazione del termocombustore nel sito indicato dagli studi. Da questo referendum viene un incoraggiamento all’Amministrazione a procedere nella realizzazione dei suoi programmi. Ventimila cremonesi non possono impedire di costruire l’inceneritore per quanto siano significativi per porre una maggiore attenzione sul tempo della gestione dell’impianto fornendo il massimo delle garanzie». 

Era il 18 giugno 1994. Alle urne andarono 35.828 cremonesi, il 55, 76 per cento degli aventi diritto.  Di questi, 20.338 votarono a favore del referendum contro l’impianto a San Rocco. Seggi aperti un giorno. 

Maverick non aveva sbagliato. Il 28 giugno, il Consiglio comunale tradì il responso del referendum. L’inceneritore venne costruito nel posto bocciato dai cittadini.

Quest’anno Andrea Virgilio, Pd, è stato eletto sindaco da 13.013 cittadini. Alle urne si sono recati 26.338 elettori, 46,55 per cento degli aventi diritto. Era il 24 giugno 2024. Seggi aperti due giorni. Parafrasando Pizzetti, provocatoriamente si potrebbe sostenere: Virgilio ha racimolato tredicimila voti, non può governare la città.

Trent’anni sono molti, un’eternità. I tempi cambiano. Non Pizzetti. Sempre lì. Sempre determinante nel partito. Sempre compagno, ma meno rosso e più rosa smunto. Emaciato. Sempre autocompiaciuto d’essere solo al comando. 

Meglio sgomberare il campo da equivoci. Luciano Maverick Pizzetti è tra i migliori e più decorati politici della provincia di Cremona, ma non è perfetto. È umano.  Qualche volta sorge il dubbio che si creda Gesù Cristo. Che si incoroni unico custode della politica cremonese. Che si ritenga indispensabile e insostituibile. Che senza di lui il diluvio.

Supponente, in molte occasioni, paga la smania di interpretare sempre e comunque il ruolo del primo della classe, comportamento che non lo aiuta ad essere inserito tra i simpatici.

Requisito non necessario per brillare in politica. Massimo D’Alema lo testimonia e, più indietro nella storia, anche Amintore Fanfani è stato un ottimo esempio della categoria.

Un anno fa, in occasione della sua discesa in campo a sostegno del candidato sindaco Virgilio, ha sottolineato «Questa città mi ha dato tanto e io devo continuare a ricambiare nelle mie possibilità» (La Provincia, 14 marzo 2024). Dichiarazione che, pronunciata da chi pesa le virgole e valuta costi e benefici di ogni sua azione e non lascia nulla al caso, fa sorridere.   

Uomo di parola, Pizzetti ha profuso parecchio impegno per sdebitarsi con Cremona.  Le ha regalato il sindaco del cambiamento e del rilancio. Della rottura con il passato. E poco importa se Virgilio è stato vicesindaco nell’Amministrazione precedente alla sua elezione. Pizzetti aveva deciso che fosse l’amministratore del rinnovamento nella continuità e così è avvenuto.

Gli avvenimenti delle ultime settimane gli hanno dato parzialmente ragione. Il cambiamento non c’è stato. La continuità sì. Nelle polemiche. 

L’affidamento del servizio Saap, l’utilizzo dei fondi del risarcimento Tamoil per piazza Roma, l’abbattimento del muro di recinzione dell’ex area Frazzi sul viale Po, indicano che forse il più decorato e più bravo politico locale è entrato in un cono d’ombra. Che ha perso il suo tocco magico. Che è passato il periodo in cui vinceva facile. Che non è sufficiente contrastare le critiche alle decisioni della Giunta con un perentorio invito a smetterla da maestrina del secolo scorso, condita con una snobistica citazione in latino, funzionale a titillare la Cremona colta e borghese, che lo affascina.

«E bando alle chiacchiere ipocrite – conclude perentorio – le risorse disponibili sono queste. Com’è che si dice? Hic Rhodus Hic Salta» (La Provincia, 11 marzo). 

Indizi di questa flessione di leadership erano già emersi nei mesi scorsi. Dieci mesi fa, in occasione della nomina del consiglio di amministrazione di Padania Acque, i soci respinsero la tesi di Pizzetti di rinviare la nomina e votarono.  Quattro mesi dopo, a settembre, venne bocciata l’ipotesi di presentare una lista unica, un’arca di Noè dove imbarcare tutti e governare senza opposizione. Ipotesi sostenuta e caldeggiata da Pizzetti. 

E poi la raccolta firme con l’impianto di biometano proposto da A2A in zona San Rocco e quasi in contemporanea quella contro la costruzione dell’ospedale nuovo.  E ancora la petizione per il citato muro dell’ex area Frazzi.  Il muro del pianto per l’Amministrazione comunale.  È di questi giorni la presa di posizione dei consiglieri comunali di Fratelli d’Italia, Marco Olzi e Chiara Capelletti. Incuranti di piazza Roma e della sintonia tra Pizzetti e Ventura, hanno presentato una mozione per chiedere alla giunta comunale di destinare una quota significativa dei fondi alla realizzazione di un Piano di piantumazione urbana (Vittorianozanolli.it, 15 marzo). 

E come si usa dire, ultimo ma non ultimo, arriva la raccolta firme lanciata dal quartetto composto da Gino Ruggeri, Michel Marchi, Luigi Lipara, Sergio Ravelli.  Non scartine, ma esperti di contestazione motivata e seria, senza eccessi.  Di contestazione vincente. Si oppongono alla soluzione piazza Roma. Ma Pizzetti cosa c’entra. È il sindaco ombra.  Aveva oscurato Virgilio in campagna elettorale e continua a farlo ora che Virgilio è stato eletto. Lo pensano gli addetti ai lavori e molti cittadini. 

Meglio sgomberare il campo da equivoci. Luciano Maverick Pizzetti è tra i migliori e più decorati politici della provincia di Cremona. È ancora la stella più luminosa nel firmamento della politica locale. Ma non è più il top gun che può scorrazzare nei cieli, incurante dei missili avversari. Non può più permettersi di porre l’alternativa o con me o contro di me. Non è più solo lui il futuro di Cremona e del territorio. Qualcuno ha iniziato a camminare in direzione ostinata e contraria. Controvento.

 

Antonio Grassi

 

  

 

 

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