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La scelta del Governo di ridurre drasticamente, già dal 2026 e per tutto il prossimo triennio, le risorse destinate al Fondo per il miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano, è una decisione grave e incomprensibile, soprattutto perché arriva nel momento in cui i territori più esposti all’inquinamento atmosferico stanno mostrando i primi segnali concreti di miglioramento grazie agli sforzi dei territori degli ultimi anni”. È questo il commento di Legambiente e dei suoi comitati regionali del Nord Italia, rispetto ai contenuti del disegno di legge di bilancio attualmente in esame al Senato, in relazione al taglio delle risorse previste per il “Fondo per il finanziamento di specifiche strategie di intervento volte al miglioramento della qualità dell’aria nell’area della pianura padana” (capitolo 8404), che risultano quasi interamente ridotte per gli anni 2026, 2027 e 2028, con un incremento rimandato ai successivi 2029, 2030 e 2031.

Il fatto è che Legambiente predica bene e razzola male. Giustissima l’ alzata di scudi rispetto alla scelta del Governo di tagliare i fondi destinati a finanziare il miglioramento della qualità dell’aria della Pianura Padana che risultano quasi azzerati per gli anni 2026/2028. Si lasciano senza risorse i territori che Legambiente riconosce come i più complicati del Paese dal punto di vista ambientale e che per questo pagano in anni di vita e di vita in salute un prezzo altissimo che l’Agenzia Europea per l’Ambiente calcola in 43.000 morti/anno collocati prevalentemente in Pianura Padana. “Una triste conta che porta l’Italia ad essere ancora maglia nera europea per i decessi causati dall’esposizione al PM2,5”.

E’ così che parla Legambiente che però è la stessa che ha detto il suo sì agli impianti di biometano che stanno proliferando su tutto il territorio italiano al punto che l’Italia è prima in Europa per numero di impianti e la provincia di Cremona è prima in Italia con 180 impianti funzionanti, impianti che sono fonte certa d’inquinamento non solo da particolato PM2,5 ma da moltissimi altri elementi contaminanti dell’aria e dell’acqua e dello stesso suolo destinato alla produzione agricola perché su questo viene sparso il digestato vale a dire il prodotto residuale degli impianti di biometano promosso a gran voce dalla stampa amica a “fertilizzante di qualità” e che di fatto è solo veicolo di contaminazione senza ritorno per il terreno, le colture, l’acqua di falda.

 

Rosella Vacchelli

 

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