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È già pronto il plot di Centro Padane srl, la cura, sequel di Centro Padane Srl, la caduta.  L’ha abbozzato Roberto Mariani, presidente della Provincia. La settimana scorsa l’ha condiviso con i capigruppo del Consiglio provinciale, ma non è stato reso pubblico. Vittorianozanolli.it è venuto in possesso del documento inviato al Consiglio di amministrazione di Centro Padane Srl e per conoscenza all’altro socio di peso della società, la provincia di Brescia. Il testo non è stato inoltrato ai soci lillipuziani che detengono le briciole, che sono cremonesi e possono decretare la maggioranza. Particolare da non sottovalutare.

La lettera (protocollo2025/64094) è molto rispettosa del destinatario.  Ineccepibile sul piano formale, la comunicazione è stata concepita con il cuore e il cappello in mano.

«Egregio signor presidente del consiglio di amministrazione, Le scrivo – precisa Mariani – dopo aver appreso della decisione di comunicare la risoluzione del rapporto di lavoro a numero 4 dipendenti della società Centro Padane Engineering srl, cui sono seguite pressoché contestualmente le dimissioni volontarie  di numero 3 unità, per una complessiva immediata riduzione  di personale di numero 7 unità su 19 occupate al 30 giugno 2025».

Con questi numeri significa che il 36,84 per cento del personale – spontaneamente o obbligato – se ne va. Più di un terzo.

«Nonostante il contenimento dei costi del personale – prosegue Mariani – sia uno dei punti del Piano di risanamento recentemente approvato dal Consiglio di amministrazione, sul presupposto di una dichiarata sovrastima dell’organico, mi permetto di sollecitare una riflessione dell’Organo amministrativo circa le possibili conseguenze di una tale repentina diminuzione del personale dipendente sulle stesse prospettive economiche poste a fondamento del Piano di risanamento».

Forse, in qualità di proprietario, invece di una riflessione, una imposizione, o comunque un po’ di energia sarebbe stata più opportuna.  E a Mariani la grinta non manca, caratteristica che tutti gli riconoscono.

«Tale ridimensionamento – spiega il Presidente – se da un lato contribuisce ad abbattere il costo del lavoro, dall’altro solleva infatti alcune legittime perplessità in ordine alla stessa capacità operativa della società, tanto che vi è il concreto rischio che il valore della produzione atteso del Piano di risanamento risulti in realtà sovrastimato rispetto alle effettive capacità operative residue (in neretto nel testo originale ndr)».

Già, è difficile la quadratura del cerchio e fare le nozze con i fichi secchi. Difficilissimo stare nel guano fino qui e cercare di uscire  con poche risorse disponibili.  Ma nel pantano fino qui non ci si trova da un giorno con l’altro. Accorgersi prima, no?

«Neppure risultano appostati fondi per rischi connessi a eventuali impugnazioni dei licenziamenti, mentre per il pagamento del relativo Tfr si ipotizza la possibilità di pagamento dilazionato pure in assenza di accordi individuali in tale senso. Qualora non vi fosse la disponibilità alla prospettata dilazione potrebbe quindi aggravarsi anche la tensione finanziaria, del tutto incompatibile con gli obiettivi di risanamento».

In altre parole e in modo estremamente educato, Mariani avverte: attenzione che la società è in bolletta e per pagare eventuali Tfr e  affrontare cause legali potrebbero esserci dei problemi. 

«Ferma restando – precisa  Mariani in  perfetto stile democristiano – l’ovvia autonomia decisionale degli Organi societari sul punto, potrebbe quindi essere opportuno soprassedere dall’interruzione  dei rapporti di lavoro per cui è  già stata  comunicata la cessazione, anche in ragione  delle possibili integrazioni al Piano di risanamento che potrebbero derivare da una auspicabile  proficua interlocuzione  tra gli organi della società ed i soci, che stanno ancora esaminando il piano stesso, solo recentemente trasmesso alla loro attenzione».

Insomma, è emergenza, decidete voi del Consiglio di amministrazione, ma attenzione che siamo alla canna del gas. Per cortesia, ritirate i licenziamenti. Ma viene da chiedersi: ci sono i soldi per il pagamento degli stipendi ai dipendenti reintegrati? Si spera e ci si augura di sì e dita incrociate. 

«Nell’auspicio – conclude Mariani – di una fattiva collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti, nel primario interesse della società e della collettività, invio migliori saluti». 

Il documento è firmato digitalmente. 

Mariani ha ragione. Il disastro è dietro l’angolo.  Per verificarlo leggere il verbale numero 19 del Consiglio provinciale del 30 luglio e pubblicato sull’albo pretorio. Meglio di un romanzo di Stephen King.

 Mariani come Clint Eastwood: «I Baxter da un lato, i Rojo dall’altra…e io nel mezzo». (Per un pugno di dollari). Da una parte il consiglio di amministrazione di Centro Padane, dall’altro i dipendenti e lui in mezzo. 

 

Antonio Grassi

Nella foto centrale Roberto Mariani

Scandalo politico. Fatti e misfatti in Centro Padane srl (e non solo): attori e comparse

 

L'Editoriale

Edoardo Raspelli

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