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Non ho mai pensato di esser uno sceneggiatore. Mai mi sono cimentato in questa professione. Ho sempre preferito quella di giornalista e scrittore.

Luciano Pizzetti, considerato il Mazzarino o il Richelieu della politica locale, coerente con il ruolo cardinalizio, ha sempre puntato alla professione di regista, esercitata con risultati alterni.  Spesso eccelsi, altri pessimi. Il tradimento del Referendum sulla localizzazione dell’inceneritore è al vertice di questi ultimi. Ma non è l’unico.

È cardinale. Non ancora papa, che è infallibile. Ma solo quando parla ex cathedra. E ai cardinali non è ancora concesso di cambiare il codice civile e lo statuto di Padania Acque.

L’articolo 2383 codice civile (comma 2) stabilisce che gli amministratori non possono essere nominati per un periodo superiore a tre esercizi e scadono alla data dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio della loro carica. Lo Statuto di Padania Acque riprende il medesimo principio all’articolo 27, comma 3.

Se l’Assemblea non avesse proceduto a nominare un nuovo cda – essendo scaduto il precedente – si sarebbe applicato l’articolo 3 della legge 444/1994, che stabilisce che il cda scaduto avrebbe potuto rimanere in carica per non più di 45 giorni e per i soli atti di ordinaria amministrazione. 

I 45 giorni non avrebbero consentito di scavallare le scadenze elettorali, compresa quella dell’ente provinciale. Trascorsi 45 giorni (senza la nomina di un nuovo cda), quello scaduto sarebbe decaduto, i suoi atti nulli e le responsabilità per eventuali danni sarebbero risaliti sui comuni soci (articolo 6 della suddetta legge 444/1994).

Il citato articolo 27 dello statuto societario sancisce che gli amministratori durano in carica per tre esercizi. Non è dunque possibile nominare un consiglio di amministrazione per una durata inferiore.  Si può fare se si modifica lo statuto. Oppure se si assume una delibera contro lo statuto, di conseguenza annullabile. 

Se ne deduce che la decisione dell’assemblea sia stata ineccepibile.

Pizzetti lo ammette. Magnanimo, scrive che la scelta è stata presa in modo «legittimamente certo».  Poi aggiunge: «Ma non sempre ciò che è lecito risulta etico. E la totale mancanza di rispetto e considerazione per chi verrà eletto dopo soli 30 giorni di eticamente responsabile ha ben poco».  

Oibò!  Non è etico rispettare le leggi, i codici, gli statuti? Cosa è etico? Aggirarli?

Se si applicasse il concetto di Pizzetti avremmo uno Stato non basato sul diritto, ma sull’etica. In questo specifico caso, quella che Pizzetti ritiene tale. Un po’ eccessivo e molto pericoloso.

Se è lecita la scelta dei sindaci, perché Pizzetti fa fuoco e fiamme? Viene da pensare che la questione etica sia la foglia di fico che nasconda altre motivazioni.

Si potrebbe discutere sullo Stato etico, ma è un’altra cosa.  Si potrebbe aprire un confronto su Politica non è diritto, ma morale. Si potrebbero citare Hobbes e Hegel.  Si potrebbe ricordare Gentile con lo stato etico fascista.

Sulla vicenda Casalmaggiore è difficile comprendere perché Pizzetti si sia irritato al limite del livore e dell’offesa. Sono state evidenziate cinque coincidenze in base alle quali è stata formulata un’ipotesi, senza nessuna pretesa di certezza. Una congettura nulla di più. 

Con buona pace di Pizzetti, a tutt’oggi non è proibito formulare supposizioni basate su indizi precisi. Se così non fosse dovrebbe essere cancellato il 90 per cento dei talk show politici. Elementare Watson. Calma e gesso.

Sostenere che l’assemblea dei sindaci sia stata abbindolata è un’affermazione grave, non da cardinale.  Nemmeno da curato di campagna. Piuttosto da leader in declino. Poco freddo. Insicuro. Da un politico non ancora sul viale del tramonto. Ma che lo vede avvicinarsi.

Considerare tontolotti i sindaci che hanno approvato il rinnovo del consiglio di amministrazione, senza nessun voto contrario e un solo astenuto, è irrispettoso nei confronti dei presenti all’assemblea e rappresentanti il 90,1671 del capitale sociale di Padania Acque. Tra costoro, sindaci di centrodestra, Lega, centrosinistra, compresi quelli Pd. Numerosi anche i battitori liberi, quelli senza vessilli.

Ora, è eticamente corretto che Pizzetti dileggi pubblicamente avversari e  compagni di partito, perché non in linea con il suo modo di pensare? 

Probabilmente per l’etica pizzettiana, sì. Probabilmente si, per la sua tendenza al pensiero unico: il suo. Probabilmente si, per scorie di comitato centrale, di Politburo, di Comintern rimaste nel suo Dna. Briciole di metodi comunisti che contrastano con la predilezione di Pizzetti per posizioni più vicine agli imprenditori che ai proletari.  Con vetero linguaggio, più affini ai capitalisti.   Scelta più che legittima e rispettabilissima, in sintonia con porpora cardinalizia. Meno con la tonaca di don Milani o don Mazzolari. 

Pare di capire, ma potrebbe essere un abbaglio, che Pizzetti si creda er mejo fico der bigonzo. Avrà ragione.  Per evitare di beccarsi un cartellino rosso e l’invio dietro la lavagna è prudente non contraddirlo.  Ma non è detto che sia la realtà.  È altrettanto vero che tra i ciechi anche gli orbi ci vedono. E senza concorrenza è facile vincere.

La questione Lanfranchi non inficia il principio della riconferma e la scelta dell’assemblea. Deciderà l’amministratore delegato cosa fare se sarà eletto sindaco. 

Pizzetti chiede le dimissioni dell’intero consiglio di amministrazione di Padania Acque. Non è socio, ma ha il diritto di sollecitare gli interessati a farlo. Nessuno gli nega questa possibilità. È un cittadino ed esiste la libertà di opinione, che è indipendente dall’etica.

Però la richiesta ufficiale di dimissioni dovrebbe essere posta dagli attuali soci tontolotti, magari da qualcuno del Pd.  Oppure da quelli sgaggi del futuro e a lui vicini, sempre che poi ce ne siano a sufficienza per ottenere la maggioranza per sloggiare gli attuali inquilini del consiglio di amministrazione. Pizzetti pare sicuro di questo. Sarebbe saggio ricordare la triste fine della  gloriosa macchina di guerra di Achille Occhetto.

In alternativa Pizzetti potrebbe piantare un chiodo politico.  Ma anche qui sorge un problema. Non è segretario di partito e non risulta che il Pd, al quale è iscritto, abbia preso cappello per la decisione dell’assemblea.

Per ultima, ma non ultima, resta l’amarezza per l’astio e la rabbia che traspare dall’intervento di Pizzetti.

Fede da pasdaran e foga da Pietro l’eremita.  Ma i crociati forse non sono un esercito grande quanto lui crede.

Per dirla con Bukowski in Compagni di sbronze, la furia spaziale di Pizzetti «è come fare un lancio col paracadute – se non si apre non ci si può mica incazzare con qualcuno».  E’ Charles Bukowski, non un attore.  Uno scrittore.

Infine la maschera. Pizzetti esulta e nota: «Ora la maschera è caduta». Ha ragione: la sua. I complottisti erano a volto scoperto quando hanno votato per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Padania Acque. 

È tutto. Resta una domanda: «Ma Pizzetti che cazzo crede di essere?».

 E attenzione a fare pipi.

 

Antonio Grassi 

 

 

 

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